Il pericolo dell’abbandono degli appassionati

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Tempo di lettura: 4 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
1 Aprile 2014 - 13:25
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E’ una F1 nuova, silenziosa, ibrida.

Ma l’impressione che ho è che, in generale, questa categoria, oltre ad allontanarsi sempre più da quella che ho conosciuto, stia allontanando l’appassionato storico in favore dello spettatore dell’ultima ora.

Negli ultimi 5 anni abbiamo assistito all’entrata in vigore del Kers, prima, del DRS dopo, delle gomme ‘Jolly’. Ora siamo passati (o meglio ritornati) al turbo, con vetture completamente nuove, ibride. Corredate da una serie di sanzioni e provvedimenti idioti o genialate come la patente a punti, o da regolamenti insensati (vedasi il flussometro della Red Bull).

L’appassionato di lunga data, quello che ha vissuto sulla propria pelle almeno l’ultima era turbo o che era ansioso per la sorte del pilota che tifava, di tutti questi artifici si è discretamente rotto le palle, diciamolo.

E anche io, troppo piccolo per ricordare tempi lontani, mi sono reso conto che la piega è da tempo cambiata in negativo.

La bilancia tra Sport e Show si sta inesorabilmente spostando verso il secondo piatto. I diritti tv, il business, gli sponsor. Da Sport, la F1 è diventata un’azienda che promuove un prodotto. E per venderlo bene deve far sì che sia appetibile dal maggior numero di persone possibili. Pazienza se queste non sanno niente di niente di come funziona una F1, poco importa se scambiano Alonso per Hamilton o la Ferrari per la Marussia. Contano i numeri, i soldi, gli introiti.

E in quest’ottica si ricorre agli artifici di cui sopra per cercare di attirare pubblico. Il Kers prima e il DRS dopo sono stati introdotti per rispondere a quella frangia di pseudo appassionati che si annoiavano, poveretti, di fronte a gare con pochi sorpassi. E allora creiamoli. Finti. Così sono contenti. Visto che il risultato (per lo Show, s’intende) ha dato loro ragione, si è scelto di aumentare il carico chiedendo a Pirelli gomme che durassero 50 km.Caos, miliardi di soste ai box, per finire in bellezza con le gomme che esplodevano in corsa. Però si è creato movimento, si è parlato della F1, in positivo o in negativo poco importa, basta che se ne parli.

E siamo arrivati alla patente a punti. Roba che ti immagini il vigile in corsia box con l’autovelox pronto a fermarti e toglierti due punti se vai a 0,5 km/h in più del consentito. O a toglierti due punti se per un errore da debuttante (Magnussen) tocchi e fori la gomma di chi ti sta davanti.

Tutto questo per ‘comprare’ pubblico. Per rendere la F1 un prodotto sempre più cool. Senza rendersi conto che ormai la F1 è gestita con il ‘cool’, come se non fosse più uno Sport agonistico ma il Wrestling. Immaginate se regole così oscene venissero imposte nel calcio per avere più spettacolo. Non so..rigore ad ogni fallo nella metà campo avversaria, porte che si allargano, cose così.

La prossima mossa, probabilmente, sarà quella di trovare una soluzione ai motori con il silenziatore, che fanno meno rumore del mio cinquantino smarmittato. Per accontentare il pubblico, s’intende. Troppe le critiche piovute nelle prime due gare, non sia mai che qualcuno si dedichi ad altro.

Vedete, sta diventando tutto troppo artificiale. Si è iniziato dapprima con l’elettronica applicata ovunque, ma quanto meno le regole sportive avevano ancora un senso. Si è passati poi ai sorpassi finti (con impossibilità di difendersi, oltretutto) e alle sanzioni se succede qualcosa. Tutto questo, per chi è vissuto nell’epoca dei tre pedali e leva del cambio, è decisamente troppo. Mentre, per chi si è avvicinato da poco a questo mondo, è fonte di spettacolo.

Ma cos’è lo spettacolo? Sono spettacolo 10 sorpassi finti o uno vero sudato per 10 giri?

E’ anche vero che non si può vivere nel passato, e che volenti o nolenti dobbiamo accettare il progresso tecnologico. E possiamo anche accettarlo, ma a patto che la F1 rimanga uno sport che possa premiare i piloti più forti, non le squadre che sanno telecomandare al meglio la vettura.

E allora la domanda sorge spontanea. Perchè siamo ancora qui a seguire questo circo in fallimento? Tradizione? Masochismo? O forse è la speranza che un giorno possa tornare tutto come prima?

Non lo so.

O, forse, non me lo voglio chiedere.

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