Gran Premio d’Italia 2013 – Anteprima

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Tempo di lettura: 15 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
2 Settembre 2013 - 15:16
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83° Gran Premio d’Italia – Autodromo di Monza
Round 12/19 – 6/7/8 Settembre 2013
890° Gran Premio

PRESENTAZIONE

Finalmente è giunto l’appuntamento con la gara più veloce dell’intero mondiale di Formula 1: il Gran Premio d’Italia! L’Autodromo Nazionale di Monza ospita il Gran Premio del nostro paese, l’unica gara sempre presente nel calendario del mondiale di Formula 1 dal 1950 ad oggi.

Il carrozzone della Formula 1 ritrova quindi Monza dopo un altro consueto appuntamento, il Gran Premio del Belgio a Spa, che ha visto la quarta pole di fila di Hamilton e la vittoria di Vettel che si è imposto su Alonso e, appunto, su Hamilton. Il tedesco della Red Bull guida con ampio margine la classifica mondiale e c’è già chi si è azzardato a fare i conti su quando potrebbero arrivare i festeggiamenti per il quarto titolo.

In quel di Spa la Red Bull ha dato nuovamente prova di essere nettamente la migliore vettura del lotto, niente hanno potuto Alonso (pur protagonista di una forsennata rimonta dal non posto) ed Hamilton partito dalla pole. Contro una vettura del genere la lotta è per il secondo posto.

Il Gran Premio d’Italia si disputa sul circuito di Monza, l’ultimo tempio della velocità rimasto in Formula 1 dopo la distruzione di Hockenheim. Il circuito di Monza sorge all’interno della Villa Reale, la più grande villa recintata d’Europa, ed è il secondo più antico autodromo permanente del mondo dopo il catino di Indianapolis (costruito nel 1909). Il tracciato è costituito in pratica da quattro lunghi rettilinei inframezzati da tre chicane (Rettifilo, Roggia, Ascari) e tre curve (le due di Lesmo e la Parabolica). Si tratta di un tracciato che mette a durissima prova i motori e i freni con delle staccate dove si passa da da 340 a 70/80 km/h in pochissimi metri.

Nonostante non si tratti di un tracciato particolarmente tecnico e probante, il circuito di Monza trova sempre il favore degli appassionati e degli addetti ai lavori. L’atmosfera che si respira è unica, le tribune traboccano di tifosi del Cavallino Rampante e l’invasione di pista a fine gara è tra le più belle dell’intero campionato. Vincere a Monza è un momento speciale per ogni pilota, specialmente se guida per la Ferrari!

In Europa, il Gran Premio d’Italia ha una tradizione seconda soltanto al Gran Premio di Francia. La prima edizione si corse su un tracciato stradale vicino Montichiari, alle porte di Brescia, e a vincere fu un grande asso di quegli anni, Jules Goux. Ma già l’anno successivo, il 1922, viene costruito (sotto il patrocinio dell’Automobile Club di Milano) l’Autodromo di Monza, che da allora sarà la sede per antonomasia del Gran Premio, con sole 4 eccezioni: infatti nel 1937 la gara si disputa a Livorno (vittoria di Caracciola su Mercedes), mentre dieci anni dopo il “nostro” Gran Premio si corre tra le strade di Milano ancora in parte dissestate dal conflitto (vince il conte Trossi su Alfa) e nel 1948 al parco del Valentino di Torino, dove Wimille coglie l’ennesimo successo per la mitica Alfetta. L’ultima volta che la gara italiana si è disputata lontano da Monza è stata nel 1980, quando a Imola un giovane Nelson Piquet su Brabham si aggiudica la vittoria. Il brasiliano si ripeterà poi a Monza con altri tre successi (1983, ancora su Brabham, e infine 1986 e 1987 su Williams), risultando secondo solo a Schumacher (5 affermazioni, tutte con la Ferrari) tra i plurivincitori del Gran Premio d’Italia.

Nei suoi primi anni di vita il Gran Premio d’Italia, nelle innumerevoli varianti assunte dal circuito di Monza (che spesso comprendeva l’Anello di alta velocità), diviene subito uno dei più importanti appuntamenti della stagione agonistica: a vincere sono Case e piloti ormai leggendari, come Bordino, detto “il diavolo rosso”, e Salamano (entrambi su FIAT), Antonio Ascari e il conte Brilli-Peri (che rendono leggendaria l’Alfa Romeo P2), ma anche i cugini d’oltralpe trovano meritata gloria con le affermazioni di Benoist (Delage), oltre che di Charavel e Chiron sulle azzurre Bugatti.

Negli anni ’30 è Tazio Nuvolari a svettare con le sue tre vittorie (due su Alfa, l’ultima invece su Auto Union), ma il dominio germanico a metà decennio impone la sua legge: Mercedes e Auto Union, grazie a piloti come Stuck, Rosemeyer oltre allo stesso Caracciola e al “nostro” Luigi Fagioli (primo anche nel 1933 su Alfa), dal 1934 in poi monopolizzano tutte le edizioni fino allo scoppio della seconda guerra mondiale.

Nel 1949 la vittoria di Albero Ascari (la prima delle tre ottenute dall’asso italiano) segna anche la prima affermazione della Ferrari nel Gran Premio d’Italia. La Casa di Maranello finora ha assommato in tutto ben 19 vittorie nella gara casalinga. L’appuntamento monzese costituisce da decenni una gara importante per la Ferrari sia nelle stagioni felici (qui la Ferrari ha spesso vinto matematicamente il titolo, come ad esempio nel 1975 con Lauda terzo e campione del mondo mentre il compagno Regazzoni vinceva la gara, o nel 1979 quando la doppietta Scheckter-Villeneuve suggellò il trionfo iridato del sudafricano), sia nelle stagioni buie: nel 1993 il secondo posto di Alesi venne accolto come una vittoria dai tifosi festanti, mentre nel 1988, nel mezzo di una stagione letteralmente dominata dalla McLaren Honda (che aveva vinto tutte le gare fin lì disputate), un’incomprensione tra il leader Senna e il doppiato Schlesser favorì una entusiasmante doppietta Ferrari con Berger e Alboreto proprio dopo un mese dalla scomparsa del mitico fondatore, Enzo Ferrari.

Tuttavia in alcune occasioni le gioie, lo diceva proprio il Drake, potevano essere davvero “terribili”, come quando nel 1961 le Ferrari dominarono il mondiale arrivando a Monza coi suoi piloti, Phil Hill e von Trips, in lotta per il titolo: al secondo giro una leggera toccata con Clark provocò una disastrosa uscita di pista per von Trips prima della Parabolica, in seguito alla quale il nobile pilota tedesco perse la vita insieme a 14 spettatori. Hill, ignaro, vinse corsa e titolo, sapendo solo a fine gara della tragedia.

L’incidente del 1961 non è il solo, purtroppo, a macchiare la storia del Gran Premio d’Italia, che nel 1928 fu teatro di quella che rimase per anni (fino alla tragedia di Le Mans nel 1955) la più grave sciagura nell’ambito dello sport automobilistico: la Talbot di Emilio Materassi, non si sa se per un guasto o un malore, uscì di pista all’inizio del rettilineo, saltando il fossato antistante le tribune e piombando sulla folla. Il bilancio, catastrofico, fu di 22 vittime, oltre al pilota toscano. Il contraccolpo emotivo fece annullare il Gran Premio per i due anni successivi.

Dopo le vittorie di Ascari con la Ferrari, Monza diviene terreno di caccia per Juan Manuel Fangio: se è fortunosa la prima vittoria nel 1953 (ottenuta all’ultima curva sfruttando proprio un guaio dell’italiano), senza discussione sono i due successivi trionfi con la Mercedes che gli danno altrettanti titoli mondiali. Il suo amico-rivale, Stirling Moss, lo eguaglia con tre successi tra il 1956 e il 1959 (su Maserati, Vanwall e Cooper), ma il titolo, come sappiamo, resterà una chimera per il fortissimo pilota inglese. Nel 1963 Jim Clark ottiene il suo primo titolo proprio grazie alla vittoria a Monza, mentre nel 1965 “l’altro scozzese”, il giovane Jackie Stewart, strappa la sua prima vittoria in Formula 1 battendo il suo caposquadra in BRM, Graham Hill (primo nel 1962), all’ultima curva.

Il 1966 è a suo modo una data storica per gli italiani: infatti la vittoria di Lodovico “Lulù” Scarfiotti con la Ferrari è l’ultima, a tutt’oggi, di un italiano a Monza a bordo della rossa di Maranello. L’anno successivo Clark, alla sua ultima gara sul circuito brianzolo, si rende protagonista di un’impresa che ancora oggi non è eccessivo considerare epica: dopo aver bucato una gomma, viene doppiato da tutti nella lunga sosta ai box, ritorna in pista, sorpassa progressivamente l’intero plotone sdoppiandosi, recupera un intero giro, ri-sorpassa tutti, ponendosi incredibilmente in testa alla gara. Purtroppo, un problema di pescaggio all’ultimo giro lo condanna al terzo posto, lasciando la vittoria alla Honda di Surtees (vincitore anche nel 1964, l’anno del suo mondiale, su Ferrari) che batte Brabham in volata.

Ecco, le volate: negli anni a cavallo tra i ’60 e i ’70, a Monza la vittoria spesso si decideva letteralmente al fotofinish. Emblematica la corsa del 1971, quando addirittura si gridò allo scandalo perché le scie provocarono un frenetico e continuo cambio di posizioni, fino alla vittoria del semi-sconosciuto Gethin su BRM, che battè Ronnie Peterson di un battito di ciglia. Dall’anno successivo proprio per limitare l’impatto delle scie si iniziaro ad introdurre le chicane.

Il biondo svedese avrà modo di rifarsi negli anni successivi divenendo uno specialista del circuito con tre vittorie: memorabile quella del 1976 con una “povera” March infliggendo pesanti distacchi a tutti sull’asfalto viscido, nel giorno nel clamoroso ritorno di Niki Lauda alle corse poche settimane dopo il grave incidente del ‘Ring, una scena che vedremo tra alcuni giorni nel film “Rush” di Ron Howard. Lauda, pur non vincendo mai con la Ferrari a Monza, riesce comunque a scrivere il suo nome nell’albo d’oro con la Brabham Alfa nel 1978, proprio nel giorno in cui Peterson con la Lotus incorre nell’incidente in partenza che gli costerà poi la vita, e nel 1984, con la McLaren Porsche che gli darà il terzo mondiale.

Nella memoria del pubblico italiano resta dolce e amara l’edizione del 1970: durante le prove perde la vita il leader del Mondiale, l’austriaco Jochen Rindt, mentre in gara, dopo le consuete furibonde lotte a colpi di scia, vince la Ferrari del quasi debuttante Clay Regazzoni, svizzero di passaporto ma immediatamente adottato dal pubblico italiano. Clay, prima di fare il bis nella già ricordata edizione del 1975, “rischia” di ripetersi già nel 1972, quando il doppiato Pace, rientrando in pista dopo un testacoda, viene a contatto con la Ferrari che riporterà la rottura della sospensione.

Non sono rari gli episodi di possibili doppiette Ferrari a Monza poi sfumate per gli accidenti più assurdi. Nel 1972 anche l’altra rossa, quella di Ickx, viene fermata da un guasto elettrico regalando la vittoria alla Lotus di Fittipaldi. Nel 1974 il possibile en plein Regazzoni-Lauda, che avrebbe significato un quasi certo titolo mondiale per la Ferrari, viene vanificato per una doppia rottura di motore. Ma questo è niente rispetto all’incredibile biennio 1994-95. Entrambe le volte, le Ferrari di Alesi e Berger in testa alla corsa vengono messe fuori causa da accidenti, in pista e al box, che nemmeno un regista avrebbe osato inserire nel suo film: cambi, semiassi, cuscinetti, fino all’assurdo: nel 1995 una piccola telecamera per le riprese televisive, montata sulla macchina di Alesi, si stacca ad alta velocità colpendo la Ferrari di Berger che seguiva a poca distanza. L’austriaco può ancora oggi dirsi miracolato se a rimetterci fu solo la sospensione della sua 412 T2 e non la sua testa.

Negli anni ’80, oltre alle citate vittorie di Piquet e Lauda, c’è molta gloria per Alain Prost: il francese vince nel 1981 con la turbo Renault, si ripete nel 1985 con la McLaren Porsche lanciandosi verso il suo primo titolo, e fa tris nel 1989 con la McLaren motorizzata Honda nel weekend in cui ufficializza il suo passaggio alla Ferrari: i tifosi della rossa già lo acclamano come uno di loro, e Alain dal podio dona alla folla il trofeo vinto, facendo infuriare il capo della McLaren, Ron Dennis, che per contratto ne era il detentore. Il rivale per antonomasia di Prost, il brasiliano Ayrton Senna, dopo tre edizioni incredibilmente perse negli ultimi giri, sconfigge la “maledizione di Monza” vincendo nel 1990 e ripetendosi due anni più tardi.

Dopo quasi un decennio di digiuno, le sfortune ferrariste nella gara di casa terminano nel 1996 con la prima delle cinque affermazioni di Michael Schumacher, che si ripete nel 1998 (doppietta con Irvine), nel 2000 (quando si lancia verso il primo dei cinque titoli da ferrarista) nel giorno della morte del commissario Paolo Gislimberti (colpito da un detrito in un incidente alla Roggia), mentre nel 2003 riesce a fronteggiare la minaccia portata dalla potente Williams BMW di Montoya e riportandosi in quota per l’ennesima vittoria iridata.

“The One”, cioè lo stesso Montoya, ottiene qui a Monza il suo primo successo in Formula 1 nel 2001 con la Williams BMW, in una gara la cui atmosfera è pesantemente segnata dalla tragedia dell’11 settembre e si ripete nel 2005 con la McLaren Mercedes. Michael Schumacher ottiene la sua ultima vittoria al Gran Premio d’Italia nell’edizione 2006, infuocata dalle polemiche col rivale Alonso (su Renault) e dall’annuncio dello stesso Schumacher che dichiara il suo ritiro a fine stagione.

Il periodo di superiorità tecnica ferrarista regala gloria anche a Barrichello, vincitore nel 2002 e nel 2004 (con grande rimonta dal fondo insieme a Kaiser Schumi), che fa tris nel 2009 sulla Brawn con quella che resterà la sua ultima vittoria nel circus. Altri plurivincitori nelle ultime stagioni sono Alonso, che alla vittoria del 2007 su McLaren Mercedes ha aggiunto l’affermazione del 2010 con la Ferrari e Vettel: il tedesco nel 2008 ha ottenuto proprio qui la sua prima clamorosa affermazione in Formula 1 con la modesta Toro Rosso in una giornata flagellata dalla pioggia, per poi ripetersi con la Red Bull nel 2011. L’ultima edizione è stata appannaggio dell’attuale alfiere della Stella a Tre Punte, Lewis Hamilton, alla sua penultima affermazione con la McLaren.

In quel di Monza di certo la Ferrari tenterà l’ultimo assalto a Vettel e alla Red Bull, il Cavallino punta a vincere in casa e non ne ha fatto mistero, ma se anche qui dovesse arrivare una sconfitta, i sogni di gloria di Maranello potrebbero considerarsi definitivamente chiusi, sebbene per il Gran Premio di Singapore sia previsto un notevole pacchetto di aggiornamenti. Da tenere d’occhio anche le Mercedes, da sempre molto veloci sul dritto: Hamilton ama molto questo tracciato e potrebbe piazzare la quinta pole consecutiva e tentare, perchè no, di ripetere la vittoria dello scorso anno.

Con Monza la Formula 1 si congeda dall’Europa: le successive sette gare si svolgeranno tra l’Asia e le Americhe. Europa arrivederci, ci si rivede l’anno prossimo!

DATI E RECORD
italian-flag
INFO CIRCUITO
Lunghezza del circuito: 5,793 km
Giri da percorrere: 53
Distanza totale: 306,720 km
Numero di curve: 11
Senso di marcia: orario
Mescole Pirelli: media/dura
Apertura farfalla: 70% della percorrenza
RECORD
Giro prova: 1:20.089 – R Barrichello – Ferrari – 2004
Giro gara: 1:21.046 – R Barrichello – Ferrari – 2004
Distanza: 1h14:19.838 – M Schumacher – Ferrari – 2003
Vittorie pilota: 5 – M Schumacher
Vittorie team: 18 – Ferrari
Pole pilota: 5 – J Fangio, A Senna
Pole team: 19 – Ferrari
Km in testa pilota: 1.386 – A Ascari
Km in testa team: 7.248 – Ferrari
Migliori giri pilota: 3 – P Hill, J Clark, C Regazzoni, A Senna, M Hakkinen, K Raikkonen
Migliori giri team: 19 – Ferrari
Podi pilota: 8 – M Schumacher
Podi team: 63 – FerrariLe statistiche si riferiscono alle sole gare valide per il Campionato del Mondo di Formula 1.
GRAN PREMIO D’ITALIA IN TV
Venerdì 6 Settembre
10:00-11:30 Prove Libere 1 – Sky Sport F1/Rai Sport 1
14:00-15:30 Prove Libere 2 – Sky Sport F1/Rai Sport 1
Sabato 7 Settembre
11:00-12:00 Prove Libere 3 – Sky Sport F1/Rai Sport 1
14:00-15:00 Qualifiche – Sky Sport F1/Rai Due
Domenica 8 Settembre
14:00 Gara – Sky Sport F1/Rai Uno
ALBO D’ORO
01. 1921* J Goux – Ballot
02. 1922* P Bordino – FIAT
03. 1923* C Salamano – FIAT
04. 1924* A Ascari – Alfa Romeo
05. 1925* G Brilli-Peri – Alfa Romeo
06. 1926* L Charavel – Bugatti
07. 1927* R Benoist – Delage
08. 1928* L Chiron – Bugatti
09. 1931* G Campari, T Nuvolari – Alfa Romeo
10. 1932* T Nuvolari – Alfa Romeo
11. 1933* L Fagioli – Alfa Romeo
12. 1934* L Fagioli/R Caracciola – Mercedes
13. 1935* H Stuck – Auto Union
14. 1936* B Rosemeyer – Auto Union
15. 1937* R Caracciola – Mercedes
16. 1938* T Nuvolari – Auto Union
17. 1947* C Trossi – Alfa Romeo
18. 1948* J Wimille – Alfa Romeo
19. 1949* A Ascari – Ferrari
20. 1950 N Farina – Alfa Romeo
21. 1951 A Ascari – Ferrari
22. 1952 A Ascari – Ferrari
23. 1953 J Fangio – Maserati
24. 1954 J Fangio – Mercedes
25. 1955 J Fangio – Mercedes
26. 1956 S Moss – Maserati
27. 1957 S Moss – Vanwall
28. 1958 T Brooks – Vanwall
29. 1959 S Moss – Cooper Climax
30. 1960 P Hill – Ferrari
31. 1961 P Hill – Ferrari
32. 1962 G Hill – BRM
33. 1963 J Clark – Lotus Climax
34. 1964 J Surtees – Ferrari
35. 1965 J Stewart – BRM
36. 1966 L Scarfiotti – Ferrari
37. 1967 J Surtees – Honda
38. 1968 D Hulme – McLaren Ford
39. 1969 J Stewart – Matra Ford
40. 1970 C Regazzoni – Ferrari
41. 1971 P Gethin – BRM
42. 1972 E Fittipaldi – Lotus Ford
43. 1973 R Peterson – Lotus Ford
44. 1974 R Peterson – Lotus Ford
45. 1975 C Regazzoni – Ferrari
46. 1976 R Peterson – March Ford
47. 1977 M Andretti – Lotus Ford
48. 1978 N Lauda – Brabham Alfa Romeo
49. 1979 J Scheckter – Ferrari
50. 1980 N Piquet – Brabham Ford
51. 1981 A Prost – Renault
52. 1982 R Arnoux – Renault
53. 1983 N Piquet – Brabham BMW
54. 1984 N Lauda – McLaren TAG
55. 1985 A Prost – McLaren TAG
56. 1986 N Piquet – Williams Honda
57. 1987 N Piquet – Williams Honda
58. 1988 G Berger – Ferrari
59. 1989 A Prost – McLaren Honda
60. 1990 A Senna – McLaren Honda
61. 1991 N Mansell – Williams Renault
62. 1992 A Senna – McLaren Honda
63. 1993 D Hill – Williams Renault
64. 1994 D Hill – Williams Renault
65. 1995 J Herbert – Benetton Renault
66. 1996 M Schumacher – Ferrari
67. 1997 D Coulthard – McLaren Mercedes
68. 1998 M Schumacher – Ferrari
69. 1999 H Frentzen – Jordan Mugen Honda
70. 2000 M Schumacher – Ferrari
71. 2001 J Montoya – Williams BMW
72. 2002 R Barrichello – Ferrari
73. 2003 M Schumacher – Ferrari
74. 2004 R Barrichello – Ferrari
75. 2005 J Montoya – McLaren Mercedes
76. 2006 M Schumacher – Ferrari
77. 2007 F Alonso – McLaren Mercedes
78. 2008 S Vettel – Toro Rosso Ferrari
79. 2009 R Barrichello – Brawn GP Mercedes
80. 2010 F Alonso – Ferrari
81. 2011 S Vettel – Red Bull Renault
82. 2012 L Hamilton – McLaren Mercedes

*Edizione non valida per il campionato del mondo di Formula 1.

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A cura di Domenico Della Valle e Francesco Ferrandino

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2 Commenti su “Gran Premio d’Italia 2013 – Anteprima”
Dariok dice:

se non erro a Monza Kimi nel 2004 fece registrare la più alta velocità raggiunta in F1 (370?) battendo il record di Schumi del 2002 (sempre a Monza mi pare). Chiedo lumi…

Osrevinu dice:

In realtà il record è di Antonio Pizzonia: 369,9 km/h nel 2004 (durante la gara) a bordo della Williams motorizzata con un V10 da 3 litri BMW.

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