F2 | Anteprima 2019: de Vries in evidenza nei test, attenzione a Ghiotto

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di Federico Benedusi @federicob95
26 Marzo 2019 - 13:28
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Da nove anni, la categoria cadetta del motorsport non era costretta ad un ricambio generazionale di questa portata. Quella che allora si chiamava GP2 perse infatti i primi tre classificati del campionato 2009 in un colpo solo: il debuttante e subito vincitore Nico Hülkenberg salì in F1 con Williams, Vitaly Petrov ricevette la chiamata di Renault e Lucas di Grassi ebbe l’unica occasione della carriera nel mondiale con la recalcitrante Virgin-Cosworth.

L’attuale F2 vive una situazione analoga, anche se colpisce e non poco il fatto che i primi tre del campionato 2018, promossi a loro volta in F1, fossero tutti alla loro prima stagione nella seconda formula. George Russell, Lando Norris e Alexander Albon hanno alzato esponenzialmente il livello della categoria e sono stati ripagati con la possibilità di debuttare subito nel mondiale: la problematica Williams per il primo, una McLaren in cerca di rivincita per il secondo, l’ambiziosa Toro Rosso per il terzo. 

Riprendendo il parallelismo con nove anni fa, nel 2010 ne uscì un campionato cadetto di transizione: il rookie Jules Bianchi impressionò ma non fu sufficiente per vincere il titolo, Romain Grosjean ritrovò un sedile solo a stagione inoltrata dopo essere stato lasciato a piedi da Renault e ad approfittarne fu Pastor Maldonado, che portò il team Rapax al titolo a meno di un anno dal termine della partnership con Nelson Piquet. Riguardando la top ten di quel campionato, appena cinque piloti riuscirono ad approdare in quel campionato e tre di questi non riuscirono ad andare oltre team di fascia molto bassa: Bianchi, per ragioni tristemente note, Giedo van der Garde e Charles Pic; il nome più noto tra questi cinque è sicuramente quello di Sergio Pérez, secondo in quella stagione.

Il campionato 2019 si presenta con pochi veri favoriti e diversi punti di domanda. Piloti ormai molto esperti verranno affiancati da rookie provenienti in particolar modo dalla F3 europea e dalla GP3 e non è detto che non possa emergere una sorpresa tra questi ultimi, anche se in generale presentano un palmarès meno “importante” dei tre debuttanti che hanno messo a ferro e fuoco la categoria nel 2018.

Andiamo ad analizzare queste due differenti “fazioni” della entry list.

GLI ESPERTI | Se dovessimo forzatamente indicare un favorito per il titolo cadetto 2019, la scelta ricadrebbe su Nyck de Vries. Per l’olandese, arrivato alla terza stagione nella categoria, quella della stagione che va iniziando suona come un’ultima chiamata verso la F1, mondo a cui nei primissimi anni della carriera sembrava destinato senza ombra di dubbio. Qualcosa non è andato nel verso giusto: la velocità mostrata in pista dal 24enne di Sneek non è stata supportata da altrettanta costanza e, si sa, nelle categorie propedeutiche è fondamentale riuscire ad ottenere risultati in ogni occasione per vincere i campionati, anche se questo può andare talvolta a scapito della prestazione pura. A distanza di tre anni, de Vries si è unito nuovamente al team ART Grand Prix detentore in carica del titolo piloti, mai come quest’anno sarà richiesta maturità in ogni circostanza. Il miglior tempo assoluto segnato a Barcellona e i due giorni su tre al comando a Jerez sono il primo segnale di forza, ora il pilota dovrà concretizzare l’occasione.

Nella stessa situazione si trova Luca Ghiotto, che in F2 ci è arrivato un anno prima di de Vries e a sua volta non è mai riuscito a giocarsi con costanza le posizioni migliori. A difesa dell’italiano bisogna però precisare che non ha mai avuto il piacere di guidare una Prema o una ART e gli ottimi piazzamenti conquistati con Trident, Russian Time e Campos hanno dimostrato che, forse, Red Bull non aveva visto male nel dargli la possibilità di provare il suo simulatore. Dopo quella degli anglo-austriaci, anche la strada Williams non ha portato a nulla per il 24enne di Arzignano, che nel 2019 si giocherà una grande occasione per dare la svolta alla propria carriera. Ghiotto è tornato a correre con il team Virtuosi, quello che fino all’anno passato era noto come Russian Time per intenderci, e per ritrovare il feeling acquisito con la squadra nel 2017 non è servito troppo tempo. P300 avrà un particolare occhio di riguardo per Luca e riporterà le sue impressioni al termine di ogni weekend all’interno di #TeamLG.

Dopo un 2018 molto buono ma altresì sfortunato, anche quello di Sérgio Sette Câmara è un nome da tenere in considerazione perché gli otto podi e il sesto posto finale del 2018 lo collocano quantomeno al pari di Ghiotto nelle gerarchie di inizio campionato. Il discorso che si può affrontare per il brasiliano è esattamente opposto rispetto a de Vries: la costanza di rendimento è uno dei punti di forza di Câmara, a cui però sembra sempre mancare lo spunto decisivo. Non è un caso che il successo ottenuto nel 2018 nella sprint race di Spa-Francorchamps sia anche l’unico della sua carriera in monoposto, a fronte di un numero molto elevato di piazzamenti sul secondo e sul terzo gradino del podio. Molto importante il passaggio da Carlin a DAMS, anche se nel 2018 la struttura britannica è tornata ai vertici della categoria dopo qualche anno singhiozzante.

La seconda vettura del team francese, per il quarto anno consecutivo, sarà guidata da Nicholas Latifi, che dal 2019 è divenuto terzo pilota Williams dopo essere stato development driver di Renault e Force India. Il canadese è ormai diventato una costante nelle prime posizioni della serie, ma di certo non depone a suo favore il fatto che vi abbia corso 77 gare dal 2014 vincendone appena due. Il 2018 di Latifi ha segnato peraltro un passo indietro rispetto al buon 2017 corso al fianco di Oliver Rowland, pertanto anche per il pilota di Montréal il 2019 sarà un crocevia importante della carriera.

A proposito di 2018 insoddisfacenti, a Latifi non si può non associare Jack Aitken, che nella stagione passata ha dovuto assistere al trionfo del compagno di squadra Russell da un distacco di oltre 200 punti in classifica. Il britannico di origini sudcoreane ha mostrato numeri di ben altra caratura prima di arrivare in F2 e c’è da scommettere che il passaggio ad un team di minori responsabilità come Campos, insieme alla rinnovata fiducia di Renault, possa essere di buon auspicio. Al fianco di Aitken, tra i possibili outsider del 2019 annoveriamo Louis Délétraz, passato da Charouz a Carlin e autore di ottimi test in Spagna.

La F2 ritroverà inoltre due piloti che nel 2018 hanno corso dai capi opposti del globo. Dopo una buona stagione da part-time in IndyCar, Jordan King è tornato alla corte del team MP Motorsport e potrebbe rappresentare la mina vagante del campionato 2019, ruolo già sperimentato a più riprese da Nobuharu Matsushita senza particolare successo. Il nipponico è reduce da un campionato poco soddisfacente in Super Formula e con il team Carlin cercherà di dare nuova linfa ad una carriera che a quasi 26 anni non ha trovato ancora una direzione precisa.

Il lotto dei piloti più “stagionati” si conclude con Sean Gelael, alla seconda stagione in Prema e alla quarta completa tra GP2 e F2, e Ralph Boschung, che da secondo pilota Trident cercherà finalmente di portare a termine una stagione intera senza problemi di budget.

I ROOKIES | Il nome più atteso di questa stagione è inevitabilmente quello di Mick Schumacher, campione in carica della F3 europea e promosso dal team Prema in F2 sulla vettura #9. Dopo una stagione e mezza di risultati non del tutto soddisfacenti nel campionato continentale, a partire dal round di Spa-Francorchamps la carriera del tedesco ha subito una svolta con otto vittorie e 12 podi totali in 18 gare, numeri che gli sono valsi il titolo e uno sbarco immediato nella formula cadetta. Nei primi test di Jerez, Schumacher ha scoperto subito le carte dimostrando che un piccolo pensiero al titolo lo potrebbe fare già da quest’anno, ma per lui sarà importante soprattutto trovare il ritmo con la nuova categoria, con il suo format e con la vettura.

Il secondo debuttante capace di mettersi in mostra da subito nei test ispanici è stato Guanyu Zhou, passato quest’anno dal programma giovani Ferrari a quello di Renault. Il cinese affiancherà Ghiotto nel team Virtuosi e potrebbe già rivelarsi una spina nel fianco del pilota italiano; dopo due ottavi posti nella F3 europea, categoria in cui ha mostrato numeri interessanti, Zhou cercherà di essere da subito la sorpresa del campionato cadetto e ha tutte le carte in regola per riuscire nell’intento. Molto bene, soprattutto in Catalunya, si è comportato anche Nikita Mazepin, che avrà il non facile compito di affiancare de Vries nel box ART Grand Prix dopo un’ottima stagione in GP3 con lo stesso team.

Da notare, poi, come oltre a Schumacher saranno presenti altri quattro piloti marchiati Ferrari o Alfa Romeo-Sauber. Con i colori della FDA scenderanno in pista anche Callum Ilott, con il team Charouz, e Giuliano Alesi, promosso dal team Trident dopo tre anni di GP3; per quanto riguarda il marchio del Biscione, che quest’anno ha dato il suo nome alla vettura F1 di Hinwil, Juan Manuel Correa affiancherà lo stesso Ilott in Charouz, junior team Sauber, mentre Tatiana Calderón gareggerà con il team Arden e sarà la prima donna a correre in categoria cadetta dal 1991.

Non del tutto rookie sarà Dorian Boccolacci, alla prima stagione completa in F2 dopo avere partecipato agli ultimi round del 2018 con MP Motorsport. Il francese ha ben impressionato a Jerez ma ha saltato le prove collettive di Barcellona, dove tuttavia Roberto Merhi non è stato abbastanza veloce da aggiudicarsi il secondo sedile del team Campos. Restando in tema di transalpini esordienti, a giudicare dai risultati dei test non si preannuncia una stagione facile per l’ultimo campione della GP3, Anthoine Hubert, salito di categoria con il team Arden e rimasto in ombra per tutte e sei le giornate di prova.

A chiudere la fila, in tutti i sensi, sarà con tutta probabilità il giovane indiano Mahaveer Raghunathan, seconda guida del team MP e pilota dal palmarès non eccezionale. Anche per il ragazzo di Chennai, comunque, sarà un’esperienza importante in una categoria di così alto livello.

Dodici saranno i round della stagione 2019, al fianco della F1 in tutti i Gran Premi europei con l’aggiunta dell’apertura in Bahrain e della chiusura ad Abu Dhabi. Invariato il format del weekend: al venerdì una sessione di prove libere da 45 minuti seguita dalla mezz’ora di qualifiche, al sabato la feature race da circa 175 chilometri e alla domenica la sprint race da circa 125 chilometri.

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