F1 | Un quinto di mondiale, tre Safety Car, poche indicazioni

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
30 Aprile 2018 - 20:30
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Alla fine il vincitore morale della prima parte di stagione è Bernd Maylander. Involontariamente è lui ad aver deciso le sorti di tre gare su quattro di questo inizio di stagione, con una classifica generale che risente degli ingressi della vettura di sicurezza e degli stravolgimenti che questa ha portato alle singole corse disputate fino ad ora. Tra Australia, Bahrain, Cina ed Azerbaijan infatti i nomi dei vincitori non collimano, più o meno, con quanto visto nei rapporti di forza mostrati in pista.

Nulla toglie a chi ha poi effettivamente conquistato i 25 punti finali, ma nel rivedere brevemente i primi quattro appuntamenti si può intuire come la classifica generale non rispecchi a pieno quanto visto veramente.

Partendo dall’Australia, è chiaro come l’ingresso della Virtual Safety Car (seguita dalla SC vera) in seguito al doppio KO Haas abbia favorito l’avvicendamento in testa tra la Ferrari di Sebastian Vettel, terza prima delle soste ai box, e la Mercedes di Lewis Hamilton, leader della corsa nelle fasi iniziali. Nel frangente il tedesco ha guadagnato ben due posizioni in un colpo solo, sia sull’inglese campione in carica che sul compagno Kimi Raikkonen: questo perché i due sono entrati ai box prima della neutralizzazione lasciando Vettel al comando, il quale ha poi approfittato della VSC per effettuare la sua sosta e rientrare in testa. Avevamo anche analizzato in modo approfondito gli eventi.

Il Gran Premio del Bahrain è stato caratterizzato da un altro episodio imprevisto, ovvero il pitstop disastroso di Kimi Raikkonen con l’investimento del suo meccanico Francesco Cigarini. Con le Mercedes passate su una strategia ad una sosta utilizzando le gomme medie e la Ferrari in principio improntata sulle due, le operazioni di soccorso al meccanico ferito hanno posticipato l’ingresso ai box di Vettel per la seconda sosta quel tanto necessario a decidere di restare direttamente in pista, giocandosi gli ultimi giri sulle uova con Bottas in rimonta. L’impressione è che, senza avvenimento imprevisto ai box, la strategia Mercedes sarebbe stata quella vincente.

Arriviamo in Cina, dove la doppietta Ferrari della qualifica viene vanificata dalla seconda Safety Car su tre gare, quella che fa il suo ingresso dopo il contatto tra le due Toro Rosso di Hartley e Gasly. In realtà Vettel aveva già perso la testa della corsa ad opera di un undercut fantastico della Mercedes e di Valtteri Bottas. Con la seconda posizione ormai certa, lo stravolgimento dovuto alla SC permette alle Red Bull, fino a quel momento anonime, di rimettersi in corsa e di volare nel finale grazie alle Ultrasoft. Ricciardo va a vincere e Verstappen centra Vettel spedendolo indietro in classifica. 

Infine l’Azerbaijan: dopo aver approfittato della Safety Car in Cina, entrambe le Red Bull sono la causa del suo ingresso dopo l’autoscontro tra Ricciardo e Verstappen alla prima curva. Al momento della neutralizzazione Bottas era in testa con circa tredici secondi di vantaggio su Vettel ma in attesa di effettuare la sua sosta, nella quale avrebbe montato molto probabilmente gomme Ultrasoft contro le Soft della Ferrari per affrontare, a ritmo di qualifica, gli ultimi giri di corsa nel tentativo di recuperare sulla rossa. Non possiamo sapere come sarebbe andata a finire: il finlandese sarebbe rientrato in pista con meno di dieci secondi di ritardo dal tedesco, ma il recupero non sarebbe stato facile. Quello che possiamo dire con certezza è che al momento del botto tra i due Tori la gara era in mano alla Ferrari e a Vettel, autore fino a quel momento di una corsa concreta e senza sbavature. Quello che è successo dopo con la ripartenza, il lungo di Vettel e la foratura di Bottas con vittoria ereditata da Hamilton, è un’altra storia.

Questo è il resoconto di quanto successo nei primi quattro appuntamenti. Quali sono le considerazioni necessarie dopo questo primo quinto di mondiale?

Mercedes | È ancora la vettura da battere? Ni. Nel computo dell’analisi conta molto il fatto che, nonostante la prima posizione in classifica guadagnata a Baku, Lewis Hamilton sia sotto i suoi standard di performance. Bottas ha fatto globalmente meglio di lui giocandosi praticamente tre vittorie su quattro e solo la foratura di ieri a due giri dal termine gli ha impedito di essere il nuovo leader del mondiale. Con un Hamilton ai suoi livelli, per intenderci quelli di Melbourne, la Mercedes farebbe ancora paura, e non poca. Con il ritorno in Europa di capirà di più.

Ferrari | Si dice a gran voce che la Ferrari sia la miglior vettura del 2018, e probabilmente in questo momento è vero. Sicuramente rispetto all’anno scorso ciò in cui la SF71-H ha migliorato la precedente SF70-H è la qualifica, ma non bisogna dimenticare che nel corso della scorsa stagione le prime quattro gare hanno visto due vittorie, una sfumata per colpa della Safety Car (in favore di Hamilton) ed un secondo posto a filo diffusore con Bottas. Anche la monoposto 2017, dopo quattro gare, era la migliore in pista. Quello che è stato determinante in seguito fu il piano di aggiornamenti e sviluppi. 

Red Bull | Incognita. I problemi di affidabilità rispetto all’anno scorso sembrano parzialmente risolti, anche se in Bahrain il KO di Ricciardo è stato piuttosto pesante da digerire. Sul piano delle prestazioni ciò che stupisce è l’andamento altalenante, con una sensibilità alle gomme forse esagerata. Una volta trovata la finestra buona di utilizzo la RB14 vola e fa paura, l’abbiamo visto ieri, altrimenti fatica clamorosamente. Deve essere trovato un equilibro, poco ma sicuro. Non solo per quanto riguarda la monoposto ma anche per quanto riguarda i due piloti.

Due parole anche sulla Mclaren, una delle squadre più attese di questo inizio di stagione. Vero è che l’abbandono del fardello Honda ha permesso al team di Woking di portare a casa punti importanti nelle prime quattro gare con la PU Renault, ma è altrettanto vero che parte di questi punti sono frutto di ritiri (due Haas a Melbourne, due Red Bull a Sakhir e Baku) e che le prestazioni globali della MCL33 sono al di sotto delle attese. Per un triennio si è detto che il vero problema della monoposto di Woking era la PU giapponese. Una volta avvenuto il cambio si presumeva che la Mclaren potesse giocarsela comodamente con la Renault ufficiale ed anche con la Red Bull. Ciò non è avvenuto fino ad ora e non sappiamo se avverrà nel prosieguo della stagione. Al momento, quindi, il team di Woking può dirsi deluso dall’inizio di stagione ed il siluramento di Goss conferma l’impressione.

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