F1 | Storia del Gran Premio del Messico

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Francesco Ferrandino
26 Ottobre 2016 - 10:30

La Formula 1 sbarca per la prima volta in Messico all’inizio degli anni ’60: è il 1962 e nel paese centro-americano l’interesse per le corse automobilistiche è in forte aumento per via dei trionfi di due giovani, fortissimi piloti, i fratelli Pedro e Ricardo Rodriguez: è proprio quest’ultimo, il più giovane, ad aver già avuto delle esperienze in Formula 1 grazie alla Ferrari, che nel corso della stessa stagione l’ha fatto correre stabilmente al fianco del campione del mondo in carica, Phil Hill, e di Giancarlo Baghetti; oltre che in Formula 1, Ricardo ha avuto modo di correre anche parecchie gare coi prototipi grazie alla NART di Luigi Chinetti, importatore Ferrari nel continente americano; in numerose occasioni al suo fianco c’era il fratello Pedro, che negli anni a venire avrà modo di correre per vari anni in Formula 1 (vincendo due gare) e di diventare uno dei più forti piloti al mondo nella categoria Sport Prototipi.

Ma torniamo al 1962: per il 4 novembre è in programma la prima edizione del Gran Premio del Messico, non valida per il campionato del mondo, sul nuovissimo tracciato Magdalena Mixhuca di Città del Messico ad oltre 2000 metri sul livello del mare, caratterizzato da una lunga serie di “Esse” nella zona dietro ai box e da una velocissima curva a destra, la “Peraltada”, che ha la caratteristica di essere inclinata di alcuni gradi, proprio come accade negli ovali americani. Vista la pessima stagione, il mese precedente la Ferrari aveva deciso di non inviare piloti e vetture nel continente americano per il Gran Premio degli Stati Uniti; lo stesso accadde ovviamente in occasione della gara messicana, tanto più che quest’ultima non era nemmeno valida per il campionato. Correre nell’appuntamento di casa era però troppo importante per Rodriguez, che riuscì a strappare un contratto con Rob Walker per guidare una delle sue vetture sul circuito di Città del Messico. Al primo giorno di prove accadde però l’irreparabile: all’ingresso della Peraltada cedette la sospensione posteriore destra sulla sua Lotus che finì così contro le barriere. Ricardo Rodriguez morì sul colpo: aveva 20 anni. Nonostante il grave lutto che aveva colpito il mondo dell’automobilismo messicano, il resto dell’evento andò avanti senza grandi cambiamenti: la gara venne vinta dalla coppia Trevor Taylor/Jim Clark, con quest’ultimo che salì sulla monoposto del compagno di squadra dopo che la sua vettura era stata squalificata per essere stata messa in moto a spinta dai commissari di percorso.

Dall’anno successivo il Gran Premio del Messico entrò stabilmente nel calendario del mondiale e tra le star presenti in pista c’era anche Pedro Rodriguez, il fratello di Pedro, che l’anno successivo conquistò in Messico il suo primo punto in carriera. Il Gran Premio del 1964, tuttavia, verrà ricordato per essere stato la sede dello scontro finale tra Jim Clark, Graham Hill e John Surtees per la conquista del titolo iridato; al termine di un gran premio rocambolesco e ricco di colpi di scena, fu proprio il ferrarista a prevalere con un solo punto di vantaggio su Graham Hill, anche grazie all’intercessione del suo compagno di squadra, Lorenzo Bandini, che prima tamponò Hill mettendolo di fatto fuori gara e poi si lasciò sfilare dall’inglese proprio all’ultimo giro; sfortunatissimo invece Clark, autentico dominatore della gara ma rimasto a piedi a due giri dalla fine a causa del cedimento del motore Climax della sua Lotus.

L’anno successivo il Gran Premio del Messico vide la prima storica vittoria per la Honda, portata al successo da Richie Ginther; oltre ciò, quell’edizione del GP del Messico portò anche la prima di 368 vittorie alla Goodyear. Grazie alla sua collocazione come finale di stagione, il Gran Premio del Messico assegnò altri due titoli mondiali, nel 1967 a Denny Hulme (che sconfisse così il suo compagno di squadra e datore di lavoro Jack Brabham) e nel 1968 a Graham Hill. Il Messico ospitò il mondiale di Formula 1 in altre due occasioni, nel 1969 e nel 1970, prima di venire momentaneamente cancellato; proprio nel 1970 il GP si disputò in una situazione surreale, con 200mila persone accalcate letteralmente a bordo pista. Pochi mesi dopo l’annullamento del Gran Premio morì anche il secondo dei fratelli Rodriguez, Pedro, a causa di un tremendo incidente con la Ferrari di Herbert Muller durante la 200 Miglia del Norisring.

Dopo un periodo interlocutorio, durante il quale in Messico si disputarono solamente un paio di gare del campionato CART all’inizio degli anni ’80, a metà del 1985 la FISA annunciò il ritorno del mondiale di Formula 1 nel paese centro-americano per la stagione successiva sempre sul circuito di Città del Messico, intitolato alla memoria dei fratelli Rodriguez e rinnovato nel layout e nelle infrastrutture. L’edizione 1986 del Gran Premio vide la prima, storica vittoria di Gerhard Berger e della Benetton grazie alla straordinaria tenuta delle gomme Pirelli, che in quell’occasione consentirono al pilota austriaco di completare la gara senza pit stop, cosa che invece i suoi diretti rivali furono costretti a fare. Nel 1987 fu Nigel Mansell a far sua la gara, mentre l’anno successivo la gara venne spostata da ottobre a giugno, in corrispondenza degli altri Gran Premi nordamericani di Canada e Stati Uniti: nel 1988 e nel 1989 Alain Prost e Ayrton Senna si spartirono le vittorie a bordo delle loro McLaren-Honda, ma fu nell’anno successivo che il circuito messicano offrì una delle gare più avvincenti della sua storia: nella prima parte di gara fu la McLaren di Senna a farla da padrone, ma col passare dei giri cominciarono a risalire le due Ferrari di Nigel Mansell e Alain Prost, con quest’ultimo scattato solamente dalla settima fila: 10 giri dal termine il francese scavalcò il brasiliano imitato il giro dopo dal compagno di squadra; a 6 giri dal termine Senna fu costretto al ritiro a causa dell’esplosione del pneumatico posteriore destro. I colpi di scena non erano però ancora finiti: approfittando di un errore di Mansell, Berger si riprese la seconda posizione ai danni del ferrarista, ma al penultimo giro Mansell infilò l’austriaco con uno splendido sorpasso all’esterno della Peraltada andando a conquistare così la seconda posizione alle spalle del compagno di squadra Prost.

I due anni successivi furono anche gli ultimi per la Formula 1 in Messico fino al 2015: entrambe le gare furono vinte dalle Williams-Renault che registrarono due doppiette, prima con Patrese davanti a Mansell e poi a ruoli invertiti l’anno successivo, quando il Gran Premio venne spostato a marzo come seconda gara del mondiale: i problemi economici degli organizzatori e le crescenti lamentele dei piloti a proposito del manto stradale, uno dei più sconnessi dell’intero mondiale, portarono la FISA a escludere la gara dal calendario 1993. Dopo un periodo, durato circa un decennio, durante il quale l’autodromo messicano venne ignorato da tutte i principali campionati automobilistici al mondo, nel 2002 il campionato CART fece il suo ritorno sull’impianto di Città del Messico dove corse per i successivi 6 anni; proprio l’autodromo Hermanos Rodriguez ospitò quella che si rivelò essere l’ultima gara nella storia di quel campionato. All’inizio del decennio Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo, rivelò che i tempi erano ormai maturi per riportare la Formula 1 sull’autodromo di Città del Messico: originariamente previsto per il 2014, il ritorno del Circus iridato in Messico venne prorogato di un anno per permettere il completamento di una serie di lavori di ammodernamento e messa in sicurezza della pista che hanno visto il ridisegnamento completo della sezione delle S e l’eliminazione di parte della Peraltada, con lo sfruttamento di una bretella ricavata nel campo da baseball costruito all’interno della stessa curva. Il primo vincitore del nuovo Gran Premio del Messico è Nico Rosberg.

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