F1 | Storia del Gran Premio del Giappone

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di Francesco Ferrandino
5 Ottobre 2016 - 14:00

Sebbene il Gran Premio del Giappone sia stato inserito nel Mondiale per la prima volta nel 1976, la tradizione automobilistica del Paese è anteriore di oltre un decennio, basti pensare che la pista di Suzuka viene inaugurata nel 1962 come circuito di prova della Honda, mentre il tracciato del Fuji è più giovane di tre anni.

È proprio la pista del Fuji ad ospitare le prime due edizioni del Gran Premio nel biennio 1976-77. Il recente film di Ron Howard, “Rush”, ha riportato all’attenzione degli appassionati la famosa gara che decise il Campionato 1976, quando il controverso ritiro di Lauda sotto il diluvio favorisce in extremis il titolo mondiale di James Hunt (vittorioso nell’edizione successiva, caratterizzata dall’incidente tra Villeneuve e Peterson costato la vita a due persone).

Passa un decennio prima di rivedere la Formula 1 in Giappone: dal 1987 in poi (con l’eccezione del biennio 2007-2008 sul rinnovato Fuji) il Gran Premio si corre sulla pista di Suzuka, e per cinque anni consecutivi diviene la gara decisiva del Mondiale, vista anche la sua collocazione nel calendario. Indimenticabili in particolare gli anni della “faida” Senna-Prost, che risolvevano la contesa iridata a suon di incidenti e reciproche sportellate (1989-90).

Negli anni ’90 altri due piloti ottengono titoli a Suzuka. Damon Hill nel 1996 conquista il suo primo ed unico alloro contro il suo neo compagno di squadra Jacques Villeneuve, mentre Mika Hakkinen chiude il decennio con i suoi due titoli iridati nel 1998 e 1999 a spese della Ferrari. Il primo ai danni di Michael Schumacher, il secondo contro Eddie Irvine.

Il nuovo millennio si apre con il ritorno al successo nel titolo piloti della Ferrari ad opera di Michael Schumacher, che nel 2000 piega la resistenza di Mika Hakkinen e della sua Mclaren. Passano tre anni e, con un modesto ottavo posto frutto di una gara pazza, il tedesco porta a casa il sesto titolo iridato. Ancora tre anni e arriva la cocente delusione del 2006, quando il motore della 248-F1 cede a poche tornate dal termine consegnando gara e praticamente titolo a Fernando Alonso. Da qui in poi solo nel 2011 si assegna il titolo, quando Sebastian Vettel conquista matematicamente il suo secondo campionato consecutivo a bordo della Red Bull.

Il pilota più vincente in questo Gran Premio è Michael Schumacher con sei vittorie (la prima su Benetton, le altre su Ferrari), la più emozionante delle quali resta ovviamente quella del 2000. Tra i campioni del mondo in attività, tutti hanno nel palmares almeno un’affermazione nel Gran Premio del Giappone, con Vettel ben quattro volte vincitore, e Alonso che è anche l’unico pilota ad aver vinto sia a Suzuka sia al Fuji. Lewis Hamilton conta tre vittorie, di cui l’ultima nel 2015: la seconda, quella del 2014, è funestata dall’incidente di Jules Bianchi, che ci lascerà nove mesi dopo. Raikkonen e Button vantano una vittoria ciascuno. Spettacolare quella del finlandese, nel 2005, quando partito dalla 17a posizione con la Mclaren recupera fino a superare la Renault di Giancarlo Fisichella nelle battute finali.

A parte le sette affermazioni della Ferrari, l’albo d’oro annovera un po’ di gloria anche per i piloti italiani: nel 1989 Alessandro Nannini (Benetton Ford) viene dichiarato vincitore dopo la controversa squalifica di Senna, mentre nel 1992 Riccardo Patrese con la Williams Renault vince il Gran Premio suggellando la sua stagione da vice-campione del mondo.

Il campione del mondo in carica Nico Rosberg è l’ultimo vincitore a Suzuka, nella quale ha ottenuto anche la sua ultima vittoria in Formula 1 nel 2016.

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