F1 | Storia del GP d’Austria

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di Francesco Ferrandino
29 Giugno 2016 - 16:00

Dopo una edizione inaugurale non valida per il Mondiale datata 1963 e vinta da Jack Brabham sulla sua Brabham-Climax, il Gran Premio d’Austria ottiene per la prima volta validità iridata nel 1964 e vede la vittoria del ferrarista Lorenzo Bandini, alla sua prima e unica affermazione in una corsa del Campionato Mondiale. Quelle prime edizioni si svolgono su un circuito ricavato all’interno dell’aeroporto di Zeltweg, caratterizzato da un fondo in lastroni di cemento malamente raccordati, che mettono a durissima prova gli organi meccanici, soprattutto sospensioni e sterzo, delle monoposto: quasi tutti i top drivers infatti sono costretti al ritiro. Per questo motivo la Federazione l’anno successivo revoca la titolazione iridata alla corsa, e per alcuni anni su quella pista viene disputata una gara per macchine Sport.

L’Austria torna ad ospitare un GP del Mondiale F1 nel 1970, sempre presso Zeltweg ma su tutt’altro tracciato: la gara infatti si svolge sul tracciato dell’Österreichring, approntato in una zona collinare non distante dall’aeroporto. In quella edizione si affermano le Ferrari 312 B di Ickx e Regazzoni, che riescono a interrompere la serie stagionale di vittorie dell’idolo locale Jochen Rindt, il quale pochi giorni dopo perisce durante le prove del GP d’Italia a Monza. Nel 1971 trionfa lo svizzero Jo Siffert sulla BRM ufficiale: il pilota elvetico è alla sua seconda affermazione in carriera, nel giorno in cui Jackie Stewart vince matematicamente il suo secondo titolo mondiale.
L’anno successivo Emerson Fittipaldi sulla Lotus 72 riesce a tenere a bada la rimonta della McLaren di Denny Hulme e a vincere il GP ponendo una solidissima ipoteca sul titolo, che vincerà nella gara successiva a Monza. Nel 1973 si afferma l’altro pilota Lotus: Ronnie Peterson, dopo aver temporaneamente dato strada a Fittipaldi nell’ottica di un possibile rientro del brasiliano nella lotta iridata, va a vincere quando quest’ultimo è costretto al ritiro. Lo svedese è primo anche nella bagnatissima edizione ’78 a bordo dell’imbattibile Lotus 79, la prima monoposto ad effetto suolo integrale, risultando il primo pilota a vincere due volte il Gran Premio d’Austra. Il 1974, mentre gran parte dei pretendenti al titolo mondiale (Lauda, Fittipaldi e Scheckter) è costretto al ritiro, vede l’affermazione di Carlos Reutemann sulla Brabham BT44 la cui livrea è quasi priva di sponsor. Dal ’75 al ’77 la gara è caratterizzata da tre “prime volte”: tre piloti ottengono infatti all’Österreichring la loro prima affermazione in un GP. Il primo è Vittorio Brambilla che a bordo di una March riesce a vincere nel diluvio l’edizione 1975, interrotta prima di metà percorso a causa della pioggia eccessiva.

Un anno dopo è John Watson, dopo una gara piena di colpi di scena, a portare alla vittoria l’americana Penske, che nel ’75 aveva patito proprio sulla pista austriaca la morte del suo pilota Mark Donohue. Watson si taglia la barba, come aveva promesso in una scommessa nel caso fosse riuscito a vincere per la prima volta un Gran Premio. Nel 1977, in un’ennesima corsa condizionata da pioggia copiosa, il triennio delle “prime volte” si chiude con la prima affermazione di Alan Jones con la modesta Shadow, che batte l’idolo di casa, Niki Lauda, secondo con la Ferrari. L’australiano si ripete anche nel 1979 a bordo della Williams FW07. L’anno successivo i veloci curvoni di Zeltweg sono il terreno ideale per le veloci Renault turbo, che colgono la pole con Arnoux (ben 4 secondi in meno rispetto al 1979) e la vittoria con Jabouille, alla sua seconda e ultima affermazione in F1. Altra vittoria tutta francese anche nel 1981, quando Jacques Laffite taglia per primo il traguardo con la Ligier-Matra. Un anno dopo resta negli annali la volata finale tra la Lotus di Elio de Angelis e la Williams di Keke Rosberg, con l’italiano che prevale per 0”05. E’ l’ultima vittoria per il patron della Lotus, Colin Chapman.

Dal 1983 si impone la “legge del turbo”: quell’anno vince Alain Prost sulla Renault. Il francese, passato alla McLaren-Tag Porsche, si ripete anche nel 1985 e nel 1986 (record di vittorie nel GP d’Austria), entrambe le volte ponendo solide basi per i suoi primi due titoli mondiali, come fa anche Niki Lauda nella stagione 1984, quando approfitta del ritiro del suo compagno e rivale per il titolo (proprio Prost) e ottiene la sua prima vittoria nel GP di casa, andando contemporaneamente in testa alla classifica, che non lascerà più sino al termine della stagione.

L’edizione 1987, vinta da Nigel Mansell sulla Williams-Honda davanti al compagno-rivale Piquet, è caratterizzata addirittura da tre partenze a causa di incidenti multipli dovuti alla presenza dei guard rail a ridosso del manto stradale sul rettilineo dei box. Ma anche in prova si vivono attimi d’apprensione, quando la McLaren di Johansson investe, uccidendolo, un cervo che attraversa la pista dopo aver eluso la sorveglianza del circuito: nessun danno fisico per lo svedese, ma tanta paura.
Anche a causa delle disavventure di quell’edizione, il GP d’Austria esce dal calendario del Mondiale F1, per poi farvi ritorno dopo un decennio, nella stagione 1997, sempre a Zeltweg ma nel frattempo la pista, rinominata A1-ring, viene profondamente rimaneggiata e accorciata. In quella prima edizione sul rinnovato circuito, è ancora una Williams, stavolta motorizzata Renault, a tagliare per prima il traguardo con Jacques Villeneuve. Nel 1998 il finlandese Mika Hakkinen porta al successo la sua McLaren-Mercedes per poi ripetersi nel 2000, quando la mancanza di un sigillo sulla centralina elettronica costa al team i punti per la classifica Costruttori.

Ventinove anni dopo la doppietta di Ickx e Regazzoni, la Ferrari torna alla vittoria in Austria nell’edizione 1999 caratterizzata dall’inaspettata affermazione di Eddie Irvine che si inserisce prepotentemente nella lotta al titolo iridato, profittando anche dell’assenza del suo caposquadra Michael Schumacher, infortunatosi a Silverstone. Nel 2001 è ancora una McLaren-Mercedes a vincere, stavolta con David Coulthard, che sfrutta al meglio le scaramucce tra Montoya (Williams-BMW) e Schumacher.
Il tedesco a sua volta è involontario protagonista di una controversia che scuote l’edizione 2002: per ordine del team, il suo compagno Rubens Barrichello deve cedergli la vittoria sul traguardo, cosa che indispettisce il pubblico del circuito e quello televisivo, e che indurrà la Federazione a multare la Ferrari e a vietare momentaneamente gli ordini di scuderia. Schumacher comunque vince anche nel 2003, stavolta senza discussioni e superando imperturbabilmente anche un principio d’incendio durante il rifornimento, in quella che fino al 2014 resta l’ultima edizione del Gran Premio d’Austria.

La Formula 1 torna nel 2014 sul tracciato ora noto come Red Bull Ring, dopo l’acquisto e il rinnovamento da parte dell’omonimo colosso, con un filotto di vittorie Mercedes. Nico Rosberg vince nel 2014 appunto e nel 2015, mentre Lewis Hamilton conquista quella del 2016 dopo un chiacchierato scontro proprio con il compagno di squadra e futuro campione del mondo. L’edizione 2017 è ancora in favore dei campioni in carica con Valtteri Bottas che vince davanti a Sebastian Vettel, mentre Max Verstappen è autore della doppietta 2018/2019.

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