F1 | Magnussen: “Mi sono scusato più volte con Gasly”

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Gianluca Zippo @GianlucaZippo
3 Maggio 2018 - 09:30
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Non hanno apparentemente fine gli strascichi della domenica di Baku. Tra i nomi finiti nell’occhio del ciclone, rientra certamente quello di Kevin Magnussen, attaccato in modo diretto e veemente a fine gara dal pilota Toro Rosso, Pierre Gasly, il quale lo ha definito come ‘il pilota più pericoloso con il quale abbia mai gareggiato’. Questo per le manovre difensive molto pericolose adottate dal danese al momento del secondo restart, che hanno rischiato di innescare un incidente potenzialmente molto pericoloso, oltretutto in pieno rettilineo.

Delle sue parole rilasciate all’agenzia Reuters e riportate dal portale Crash.net, poi, sono servite per gettare ulteriore benzina sul fuoco. “A me non piacciono i compromessi e darò sempre tutto. Morirò in macchina e non mi tirerò mai indietro” – si legge – “Io amo la mia famiglia e tante altre cose che fanno parte della mia vita. Ma quando sono in macchina ed indosso il casco non c’è null’altro per me che significhi qualcosa. Quando sono nell’abitacolo, la Formula 1 rappresenta l’unico aspetto essenziale per me“.

Io corro in modo duro, anche perché in un team di centro gruppo non hai i punti garantiti” – continua Magnussen – “A volte ti capita di non avere nulla da perdere e puoi subire penalità. Oppure puoi perdere l’ala anteriore. Ma se sei in 11° posizione non hai nulla da perdere e devi essere più aggressivo per conquistare qualcosa. Se invece lotti per il campionato, devi avere un sguardo più lungo e cambiare approccio. Se fossi in lotta per il campionato, non continuerei di certo a correre così“.

Poche ore fa, sul suo profilo ufficiale Twitter, Kevin Magnussen ci ha tenuto a precisare in un post queste sue dichiarazioni:

1) L’intervista è stata rilasciata prima della gara di Baku e non è correlata con l’incidente avuto con Pierre. Non ho stretto Pierre di proposito e mi sono scusato con lui varie volte dopo l’incidente.

2) Non voglio morire in una monoposto da corsa. Io stavo esprimendo soltanto la mia volontà di dare assolutamente tutto me stesso per raggiungere il successo. Avere successo, per me, non significa certo avere incidenti o subire penalità, ma finire la gara nella migliore posizione possibile.

3) Io sto vivendo il sogno della mia infanzia partecipando al Mondiale di Formula 1 e ho speso tutta la mia vita per raggiungere questo sogno. Così, per me, è assolutamente naturale dare tutto me stesso, per raggiungere il successo nel motorsport e il giorno nel quale non riuscirò più a farlo mi ritirerò immediatamente dalle gare.

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