F1 | Johansson: gli attuali piloti sono incompetenti

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
11 Dicembre 2015 - 13:00
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In un’intervista riportata sul suo blog, Stefan Johansson, ex pilota di F1 attivo negli anni 80 (in Ferrari nel biennio 85-86), parla dell’attuale generazione di piloti, affrontando diversi temi e non lesinando critiche all’attuale modello di crescita delle nuove leve.

L’intervista è molto interessante e ve ne proponiamo alcuni stralci.

“Prendi un diciassettenne oggi (il riferimento a Verstappen è chiaro): in qualche modo questo ragazzo ha più esperienza rispetto a quella che aveva un 26/27enne venti, trenta anni fa con tutto il tempo che passa al simulatore. Ai tempi, la prima volta in cui ti sedevi in una monoposto di F1 era veramente la prima volta. Adesso vai a girare per il primo test dopo un mese al simulatore: conosci già il circuito e la vettura. Il simulatore è ormai ultrarealistico, e probabilmente sei andato a muro quaranta volte prima di arrivare nel vero circuito. Tutta la parte ‘difficile’ dell’insegnamento è già passata.

Ma questo mi porta a considerare la capacità di competere nel vero senso della parola e all’assenza di questo nei piloti odierni. E’ atroce. Tutti sanno guidare veloci perché hanno fatto tantissima pratica, ma quando arriva il momento di gareggiare davvero, molti di loro sono incompetenti. Solo alcuni sanno ‘correre’ veramente, oltre ad andare veloci.”

Johansson ha corso negli anni 80 (leggi la sua scheda), trovandosi al fianco di nomi del calibro di Ayrton Senna e Alain Prost. L’ora 59enne svedese ricorda anche i suoi tempi, in cui la tecnologia non era così d’aiuto ad un pilota per migliorare e dovevano essere trovati metodi ‘alternativi’ per crescere. Erano tempi in cui bisognava ingegnarsi, più che sfruttare l’ingegno altrui.

“Mi sarebbe piaciuto avere schemi e altro quando ero compagno di Senna o Prost, per capire dove diavolo riuscivano a fare il tempo. Ma noi non avevamo nulla. Dovevi prendere, andare in pista e fare da solo. Se eri fortunato, potevi seguire un altro pilota e magari imparare qualcosa in una curva o in un’altra, ma era tutto qui. Non c’era nulla da chiedere ad un collega, perché se gli eri troppo vicino nei tempi ti mentiva comunque, e succedeva anche al contrario.”

Sebbene non entusiasmato dall’attuale generazione, Johansson (che ha ottenuto comunque 12 podi in carriera), riconosce che il talento prevarrà sempre e comunque sulla tecnologia applicata alle vetture e all’apprendimento.

“Anche con i dati e gli strumenti a disposizione oggi, non puoi fare di un pilota un campione. Questa è la differenza tra i pochi che sono al top e i piloti paganti. Tutti i piloti oggi in F1 sono buoni, non c’è dubbio su questo. Ma se siano i migliori o meno in assoluto, questo non lo so. Puoi fare di un pilota mediocre un buon pilota, ma i più grandi saranno sempre grandi, e lo sarebbero con o senza tutto quello che la tecnologia mette oggi a disposizione.”

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