F1 | Isola sui due pit stop obbligatori: “Proposta in cantiere”

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Gianluca Zippo @GianlucaZippo
23 Novembre 2018 - 09:00
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Domenica, il Gran Premio di Abu Dhabi porrà la parola fine sulla stagione 2018. Ma le discussioni sul futuro della Formula 1 sono cominciate con netto anticipo. Uno degli aspetti sul quale (ancora) si continua a parlare molto è quello degli pneumatici. In attesa di sapere quale sarà la decisione circa il fornitore unico per il quadriennio 2020-23, il tasto dolente riguarda le strategie durante i vari gran premi, quest’anno nella stragrande maggioranza dei casi ridotte ad un’unica sosta, a meno di problemi di gestione o altre casualità.

Liberty Media, sempre in nome dello ‘show’ (artificioso) spinge per avere pneumatici che degradino di più, costringendo i team ad operare un minimo di due soste. Un ritorno al passato insomma, al 2013; ma il solo pensiero, evidentemente, viene visto come la kriptonite dalla Pirelli, che non ha la minima intenzione, oggi come allora, di affiancare il suo brand ad un prodotto pensato in quella maniera.

Come agire allora? Come contemperare le due esigenze? Semplice, imponendo per via regolamentare le due soste, casomai proponendo pneumatici che, nel singolo run, permettano al pilota di spingere di più e gestire di meno. E’ questa l’idea di Mario Isola, responsabile Racing Car Pirelli, intervistato da Motorsport.com durante le Finali Mondiali Lamborghini dello scorso weekend, il quale ha spiegato come siano in corso discussioni in tal senso.

Ho incontrato i piloti in Brasile al termine del loro briefing, come avviene tre o quattro volte l’anno, e ne ho approfittato per scambiare delle opinioni con loro” – ha spiegato Isola – “Questo scambio di vedute mi ha confermato che stiamo andando nella direzione giusta, nel senso che la costruzione 2019 è stata pensata secondo alcuni criteri, come diminuire il blistering, quest’anno abbastanza presente, e cercare di diminuire il surriscaldamento superficiale“.

Ancora, vogliamo rispaziare le mescole, in modo da avere una differenza tra una mescola e l’altra, contigua ovviamente, maggiore. Quest’anno, infatti, abbiamo notato che Soft, Supersoft ed Ultrasoft erano un pò troppo vicine” –  continua Isola – “Vogliamo una costruzione in grado di gestire meglio la temperatura, per cui stiamo usando nuovi materiali in ottica 2019, con tali caratteristiche. Questo pacchetto debutterà ad Abu Dhabi e i team avranno l’opportunità di scegliere tra tutta la gamma 2018 e tutta quella 2019“.

Prosegue l’italiano: “Forniremo 20 treni di pneumatici per due giornate di test, concentrandoci chiaramente sulle slick. Credo sia un numero importante, anche perché i team schiereranno una sola macchina; avranno la possibilità di fare comparazioni, di capire la differenza tra le varie mescole e di portare a casa molti dati, importanti sia per noi che per loro. Il GP d’Australia sarà a Marzo, ma sappiamo che ci sono le famose 15 settimane d’anticipo per decidere le tre mescole, e noi lo faremo ad inizio Dicembre, subito dopo il test. Abbiamo una tempistica ristretta, ma siamo fiduciosi“.

Isola passa poi alla questione delle strategie: “Basta fare un paragone tra la stagione attuale ed il 2017, quando siamo stati abbastanza conservativi, e si capisce che la situazione riguardo il numero di soste non è cambiata. Sempre su una sosta, perché i team cercano sempre il tempo totale di gara più veloce, quello che permette di ottimizzare la prestazione. Fare uno stop in più vuol dire, di media, perdere tra i 20 ed i 22 secondi in base al circuito. Questo lasso di tempo va poi recuperato, per fare un esempio, in 20-25 giri, in pratica più di un secondo al giro, considerando anche le difficoltà di sorpasso attuali, l’effetto scia a livello aerodinamico, il pacchetto complessivo che va gestito, con le tre power unit a stagione“.

In tutto ciò c’è anche la gomma. Noi abbiamo provato a scorporare l’effetto della stessa da tutto il resto, capendo che più noi andiamo morbidi più i team gestiscono, con l’obiettivo di fare una sola sosta” – dice ancora Isola – “Per cui dobbiamo cambiare filosofia. Se andiamo indietro al 2011 ed al 2012, vediamo che l’approccio era completamente diverso, dato che si attaccava e si facevano più soste. Oggi ciò non si verifica e bisogna prenderne atto e decidere cosa fare. I piloti non sono contenti perché non possono spingere, per cui è inutile andare ancora più morbidi, pensando a soluzioni alternative tipo l’imporre due soste da regolamento, o comunque modificare qualcosa“.

Secondo Isola, si deve agire sui regolamenti, semplificando il tutto: “La gente che guarda la Formula 1 deve capire cosa succede, togliendo quelle norme sorte nel frattempo che complicano tutto. Se le due soste fossero effettivamente la soluzione al problema, lo potremmo capire solo con un’analisi condotta insieme alle squadre. Ci si può cominciare a lavorare anche subito, sottoponendo loro delle ipotesi di regolamento, in base alle quali svolgeranno delle simulazioni. Effettuate queste, torneranno da noi con i risultati; quindi, noi potremo capire se ci stiamo muovendo nel senso giusto, con più spettacolo e strategie diverse. Se dovessero invece tornare tutte con gli stessi dati, allora sarebbe chiaro che staremmo sbagliando“.

E’ una situazione nella quale ci sono vari attori da mettere d’accordo, come piloti, team, Liberty Media e la FIA, che fa i regolamenti. Quando tra fine 2015 ed inizio 2016 definimmo la famosa Target Letter, ovvero il documento che diceva a Pirelli quali fossero i numeri da seguire per produrre il tipo di gomma che interessava alla Formula 1, per noi fu un qualcosa di molto importante” – conclude Mario Isola – “Quel documento va eventualmente cambiato in base alle risultanze di questi anni, ma deve rimanere condiviso, altrimenti la nostra giacchetta verrà sempre tirata o da una parte o dall’altra. Dobbiamo mettere tutti gli interlocutori attorno ad un tavolo, discutere, casomai mettendo già proposte concrete sul piatto, e giungere ad una conclusione. I regolamenti non li fa la Pirelli e, se non abbiamo indicazioni precise, per noi è dura fare gomme che accontentino un pò tutti“.

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Un Commento su “F1 | Isola sui due pit stop obbligatori: “Proposta in cantiere””
Lucifero Regazzoni dice:

Tendenzialmente, la mia visione della Formula 1 auspicherebbe una libertà totale nelle strategie, senza vincoli per le soste, o per le mescole da usare.
Per me un pilota deve poter usare le gomme che vuole, già mi pare assurdo che si debba decidere molto prima quali e quante portare in pista, figuriamoci l’obbligo tassativo di usarne diverse…
E poi, se uno ritiene di poter fare una sosta in meno, o, paradossalmente, di riuscire a finire la gara senza farne, è una sua scelta.
Difficile, quindi, che possa prendere bene l’ipotesi di fare due pit stop, come regola. Credo sia l’ennesimo tentativo di sparigliare le carte in cerca di spettacolo e colpi di scena, distruggendo tuttavia ogni possibilità dello svolgersi di una normale competizione.
Insomma, se prima dovevi cambiare per forza le gomme, ora devi anche fare due pit? Una strategia è tale quando è frutto di un pensiero ragionato, quando è l’applicazione di una scelta all’interno di uno scenario, specifico, sì, ma anche aperto. Puoi optare se entrare prima o dopo, fare una parte di gara più lunga all’inizio e uno sprint corto poi. Il tutto si adatta alle scelte degli avversari, e alla fine vince l’opzione migliore (almeno a pari livello di macchina).
Se tu imponi delle direzioni tattiche, le strategie cessano di essere tali. Diventa una burletta! Se un rivale ha messo gomme dure prima di te, sai già come andrà a finire la sua gara. Se ha indovinato vince lui, altrimenti perde. Comunque sai come regolarti, il punto è questo. Perché è un’illusione fare strategia quando hai scelte vincolate e limitate. Se scopri che in gara funziona meglio un tipo di pneumatico diverso da quello preventivato puoi pagare pegno, senza avere occasioni di aggiustare il tiro.
Lo so, non riesco a piegarmi bene, sarà il Barolo… Però, ecco, piuttosto che contingentare le scelte delle scuderie, francamente, è meglio ridurre tutto a una gara come la MotoGP. Scegli le gomme che vuoi, parti, e arrivi alla fine con quelle. Se vuoi vincere sorpassi. Sarebbe più semplice, forse più banale, ma anche più onesto.
Perché ormai l’approccio a un gran premio appare una roba piena di cavilli fuorvianti. Hai sbagliato quali e quante gomme portare? Non puoi riparare l’errore. Scopri che una mescola funziona male? Ti attacchi. Usi uno pneumatico all’inizio? Tutti sanno quali frecce hai nella tua faretra. E mettiamo che monti coperture dure, tanto che potresti arrivare al traguardo. Se ti manca la tassa di una sosta delle due regolamentari, beh, ti devi fermare lo stesso.
Certo, aumenterebbero i sorpassi ai box. Molto emozionanti, non c’è che dire… Soprattutto quando sono una conseguenza, e non l’effetto delle tue decisioni durante la corsa.
Io contesto anche la possibilità che una scuderia debba ordinare le gomme mesi prima. E che ne abbia diverse, in qualità e numero, rispetto agli altri. Per me tutti dovrebbero avere gli stessi treni, poi ogni team decide quali usare. E qui sì che le scelte avrebbero peso! O, quantomeno, si livellerebbe meglio l’incidenza delle variabili esterne, diverse da quelle generate dalla miglior monoposto o dal miglior pilota.
Se la competizione è tra macchine e piloti, tutto ciò che è avulso da questi fattori andrebbe livellato. Parificato. Oppure liberalizzato. Altrimenti è una gara tra chi ha scelto pneumatici migliori, tra chi ha imbroccato la scelta iniziale delle coperture, tra chi viene meno danneggiato dagli eventi e si ritrova con le gomme giuste al momento giusto.
Le strategie, non voglio passare per ipocrita, ci sono sempre state. Ma erano libere, quindi ci stava. Se ti dimostravi più bravo nelle scelte, venivi premiato. Potevi giocare anche su quanta benzina mettere, e bilanciare momenti di performance estrema ad altri in cui, appesantito, ti serviva più costanza.
Libertà. Genialità. Occasioni da cogliere e sfruttare. Lotta ad armi pari. Si tratta di questo. Invece oggi si pensa di aumentare le restrizioni tattiche.
Se diventa necessario fermarsi due volte, se bisogna vestire pneumatici differenti, allora questo diminuisce le circostanze in cui puoi fare una scelta vera, legandoti a una gestione più o meno predeterminata. Inutile lamentarsi se poi la corsa diventa una gestione, se non si spinge al massimo…
Non va bene! Il futuro, per come si preannuncia, non mi piace per niente.

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