F1 | Intervista a Carlo Cavicchi

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
19 Febbraio 2016 - 10:40
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Abbiamo l’onore di pubblicare un’intervista, realizzata dal nostro Andrea Ettori, a Carlo Cavicchi, attuale Direttore Relazioni Esterne Quattroruote e storico Direttore di Autosprint.

Direttore, il suo nuovo libro “Destra3 lunga chiude” è uscito da qualche settimana. Di che libro si tratta e come è nato questo suo nuovo lavoro?
“È un libro di storie, 50 per la precisione, una raccolta di fatti veramente accaduti che molti non conoscono e che testimoniano di un periodo felice e irripetibile dell’epopea rally. Fatti divertenti, umani, anche dolorosi, che danno grande spessore a una disciplina che era entrata come poche altre nell’immaginario collettivo. Un libro che non si trova in libreria ma si ordina soltanto qui: www.destra3lungachiude.it e in pochi giorni ti arriva a casa per corriere. Il titolo richiama la curva in assoluto più difficile per un pilota di rally su un’auto a guida sinistra: è molto impegnativa perché veloce con la trappola alla fine quando l’auto ha già l’assetto in crisi. È il tipo di curva dove i piloti migliori riescono sempre a fare la differenza.”

Lei è un grande appassionato di Rally, sta seguendo il mondiale e cosa ne pensa del nuovo fenomeno dei Rally Ogier?
“Presumo che sia molto bravo e lo deduco da fatto che in Citroen se la giocava con Loeb, il cannibale che lo aveva preceduto. Però i rally attuali vedono domini continui di stesse automobili e piloti: questo non mi dà certezze di giudizio.”

Lei crede che con il ritorno in forma ufficiale di Citroen e Toyota il dominio del binomio Ogier-Volkswagen terminerà?
“Se l’investimento di Volkswagen non si ridurrà, e se lui è davvero il più bravo, credo di no.”

Gli anni 70/80 sono stati probabilmente la Golden era dei Rally, ci può dire un suo pensiero su quel periodo fantastico?
“Gare lunghissime, una valanga di piloti professionisti al via, una grande varietà di vetture ufficiali, coupé, spider, berline grosse e piccole, motori a 2, 4, 6 e 8 cilindri, trazione anteriore, posteriore, integrale e gomme di tanti costruttori diversi; poi il giorno e la notte, vetture che si rompevano e pneumatici che si bucavano. Bisognava prima di tutto arrivare in fondo e dopo essere anche più veloci degli avversari. Erano corse più umane, pur nella loro disumanità di fondo.”

Parlando sempre di Rally, chi è il pilota che sente più “vicino” a lei?
“Vicino è una parola difficile avendo avuto tanti amici nell’ambiente. Davvero faccio fatica a scegliere. Ma un copilota lo porto nel cuore perché siamo stati davvero legatissimi: Maurizio Perissinot.”

Lei crede in un possibile ritorno della Fiat con il marchio Lancia nel Rally Mondiale in futuro?
“Lo sogno spesso ma non lo credo possibile, perché quelli che un tempo avevano creato la leggenda sono oggi tutti in pensione e ricostruire una squadra di vertice è molto complesso oltre che molto costoso.”

Parliamo di F1. Le piace questa nuova generazione di vetture dotate di Power Unit?
“Credo che rispondano a quello che i costruttori pretendono per investirci un sacco di soldi. Nella grande serie l’auto ibrida è al momento la soluzione più alla portata nel rispetto dell’ambiente. In questo la F1 può ancora servire per lo sviluppo delle auto di tutti i giorni.”

Crede che la Ferrari possa colmare il gap con Mercedes in questa stagione, e crede nel ritorno a livelli accettabili della Mclaren Honda?
“Lo speriamo tutti, ma la F1 è vissuta sempre di lunghi cicli vincenti: McLaren, Williams, Ferrari, Red Bull e adesso Mercedes. Con i regolamenti così vincolanti è difficile ribaltare lo status quo. La Honda lo dimostra: è un colosso ma arrivare al top è sempre faticoso.”

Tra i piloti in griglia chi è quello che apprezza maggiormente?
“Nel 2012 scrissi su Quattroruote che Vettel poteva diventare il pilota più forte di tutti i tempi. I ferraristi mi ricoprirono d’insulti, però adesso lo adorano. Mi piace poi Button per il suo saper stare al suo posto, per come sa leggere le differenti situazioni in gara. Sempre sottovalutato, ha distrutto prima Jacques Villeneuve, poi al suo primo anno in McLaren è finito davanti a un pilota super come Hamilton e lo ha costretto ad andare in analisi da uno psicologo, e al suo primo anno con Alonso ha conquistato più punti dello spagnolo: troppi lo sottovalutano e sbagliano ma tra gli appassionati di corse i ciechi si sprecano. Infine sono impressionantissimo da Verstappen. Il ragazzino mi pare abbia un talento smisurato e non oso pensare a che cosa ci farà vedere tra dieci anni.”

Lei è stato un grande amico di Senna, ci racconta un breve aneddoto che vi riguarda?
“Quello che ricordo con più divertimento è quando nel 1989 lo portai a vedere la semifinale di Coppa Italia di basket tra Virtus Bologna e Juve Caserta. Non ne capiva nulla, era fresco campione del mondo, e aveva trovato una sera libera per stare assieme a Bologna. Io però, virtussino sfegatato, non volevo rinunciare all’incontro. Lo convinsi perché con Caserta giocava il brasiliano Oscar. Accettò per farmi contento e si sorbì anche un tempo supplementare…”

La situazione poco chiara di Monza rischia di toglierci dal calendario di F1 il Gp d’Italia, cosa ne pensa lei di questa vicenda?
“Che non si scappa da una cosa: ci vogliono i soldi pattuiti. O si trovano, e si corre, oppure non se ne farà nulla. Ecclestone, a suo modo, è molto onesto verso tutti quelli che vorrebbero far parte del calendario, e verso Monza ha sempre avuto pazienza e chiesto meno che agli altri. Ma resta un uomo d’affari (per tutto il Circus) e non un benefattore.”

Nella sua carriera qual è stato il momento più bello e quale quello più difficile?
“Sono stato molto fortunato e di momenti belli ne ho collezionati tanti. La chiamata alla direzione di Autosprint a soli 37 anni ne è un esempio. Non mi davano che 3 mesi di… vita sul ponte di comando, invece ci sono rimasto per 15 anni con risultati di vendite strepitosi pur con una Ferrari che le buscava sempre. Poi certo, la direzione di Quattroruote è stata la mia vera consacrazione professionale. Il momento più difficile? Forse quando morì il mio amico Bettega: ero direttore da poco, e affrontare la sua scomparsa sul giornale fu molto complicato.”

Ultima domanda: le piace la nuova generazione di appassionati attraverso i social, e che rapporto ha con questi?
“Non mi piace l’arroganza e la presunzione di chi spara boiate, e persino gratuite crudeltà, nascondendosi dietro uno pseudonimo. Non mi sembra onesto. Sarà che io ci ho sempre messo la faccia, non una maschera.”

Un ringraziamento speciale al Direttore Cavicchi per la sua disponibilità nel concederci questa bella intervista!

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3 Commenti su “F1 | Intervista a Carlo Cavicchi”
djbill dice:

Intervista molto bella e decisamente senza filtri. Delinea molto bene il futuro di Monza, ma vale anche per gli altri autodromi a rischio come Silverstone e COTA…

Marco Molinari dice:

Molto bella, complimenti sia a chi ha fatto le domande sia a Cavicchi per le risposte, mi sono piaciute soprattutto:
1) una semplice ma realistica analisi sul (non)ritorno Lancia nei rally
2) la non contestazione gratuita delle PU
3) la non contestazione gratuita su Ecclestone per la questione Monza ecc
4) i social: cavicchi* mi odierebbe U0001f602U0001f602U0001f602
*= che fu d’accordo su un mio punto di vista quando scrissi a GdP

Griforosso dice:

To’ c’è ancora chi dice le cose che pensa. Congratulazioni sia a Cavicchi che all’intervistatore Andrea Ettori. Magari mi aspettavo da cavicchi una maggiore determinazione nel definire alcuni argomenti ma, comunque, mi va bene anche così.

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