F1 | GP Monaco 1977: la favola della Wolf e del “Piccolo Orso”

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Tempo di lettura: 6 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
24 Maggio 2020 - 14:04
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Il tracciato di Monaco è sicuramente una delle sfide più affascinanti di un intero calendario di Formula 1, un luogo ricco di storia e fascino, dove sono stati vissuti successi storici ma anche grandi colpi di scena e sconfitte. C’è chi non ha mai avuto grande fortuna nel Principato, come Nigel Mansell, Nelson Piquet o addirittura Jim Clark, altri che hanno sempre avuto una certa affinità nel guidare in queste stradine, come Michael Schumacher, Alain Prost, Stirling Moss e, ovviamente, Ayrton Senna.

Stesso dicasi per squadre e scuderie, alcune più fortunate, specie le inglesi come McLaren o Tyrrell, e altre che hanno un sacco di conti in sospeso col GP monegasco, come ad esempio la Ferrari con i suoi diversi periodi di digiuno. C’è stata poi una squadra che, con la propria vettura color nero e oro, ha ottenuto uno dei successi più inattesi della storia.

Molti potrebbero pensare che si tratti della Lotus, portatrice stabile di questi colori sin dal 1972, da quando l’Imperial Tabacco decise di sponsorizzare le vetture di Colin Chapman con il nuovo marchio John Player Special. Ma no, la storia di Monaco 1977 non riguarda il mitico marchio inglese, bensì un team ben più piccolo e soprattutto canadese, anch’esso con una vettura colorata di nero e oro.

La Walter Wolf Racing, comunemente chiamata Wolf, era un team che aveva fatto il suo debutto nel 1976, da una partnership tra l’omonimo magnate canadese e Frank Williams, uomo che avrebbe fatto la storia della Formula 1 e che, una decina di anni prima, aveva fondato la propria scuderia personale. La prima stagione della Wolf-Williams-Ford, poi denominata solo Wolf-Ford, è piuttosto deludente e si conclude con zero punti, nonostante al volante delle due macchine si alternino nomi di un certo calibro quali Arturo Merzario, Chris Amon e addirittura Jacky Ickx. I migliori risultati sono un ottavo posto nella gara di apertura in Brasile e un settimo in Spagna, entrambi per merito dell’ex-ferrarista belga.

Nel 1977 però la Wolf vive una delle “Cinderella Story” più belle della storia della F1. La squadra canadese, in questa stagione, schiera una sola vettura costruita in proprio e progettata da Harvey Postlethwaite, la Wolf WR1, spinta da motore V8 Ford Cosworth di tre litri e gommata Goodyear. Si decide poi di puntare su un singolo pilota per tutta la stagione, uno piuttosto giovane, affamato di vittorie e già con qualche piccola perla nel proprio palmarès di pilota di F1. La scelta ricade su Jody Scheckter, ex-alfiere Tyrrell e vincitore di quattro Gran Premi nelle ultime tre stagioni. Scheckter aveva lasciato una squadra plurivittoriosa come quella di Ken Tyrrell, che si era buttata nel progetto di una vettura con ben sei ruote l’anno prima, per accettare la scommessa Wolf. Una scelta piuttosto coraggiosa.

Il debutto dell’accoppiata Scheckter-Wolf è da incorniciare: al primo Gran Premio della stagione 1977 in Argentina, in una griglia che vede piloti quali James Hunt, Nicky Lauda, Carlos Reutemann, Ronnie Peterson, John Watson e Mario Andretti, il sudafricano porta al successo la piccola Wolf, dopo esser partito dall’11a posizione sullo schieramento. Molti pensano a un colpo di fortuna dovuto ai tanti ritiri e guai tecnici degli altri piloti, ma nelle successive quattro gare Jody ottiene altri tre podi, tra cui il secondo posto nella gara di casa a Kyalami, in uno dei Gran Premi più nefasti e tragici della storia.

Si giunge quindi a Montecarlo con Scheckter addirittura in testa al campionato con 23 punti, ma inseguito da Mario Andretti (con 20 punti) e dai ferraristi Lauda e Reutemann a 19, con il fenomeno austriaco assente nell’ultimo GP a Jarama per una costola incrinatasi in un incidente domestico e peggiorata durante il weekend; più staccato il campione del mondo Hunt, con soli nove punti all’attivo. Scheckter aveva già dimostrato le sue qualità nel Principato con due secondi posti nel ’74 e nel ’76, ma pareva improbabile che la sua prima vittoria nel Gran Premio più importante della stagione arrivasse proprio quell’anno e proprio su quella vettura.

Il pronostico viene già parzialmente smentito dalle prove: la pole viene conquistata da John Watson sulla bellissima Brabham-Alfa Romeo col tempo di 1:29.86, ma a chiudere la prima fila c’è proprio la Wolf-Ford #20, staccata di quattro decimi. Reutemann su Ferrari chiude la top tre davanti a Peterson su Tyrrell, mentre Lauda è sesto sullo schieramento dietro alla seconda Brabham guidata da Hans-Joachim Stuck, pilota tedesco sostituto del compianto Carlos Pace, morto un paio di mesi prima in un incidente aereo.

Il Gran Premio viene guidato dalla partenza fino al traguardo dal sudafricano: dopo un buono scatto, Scheckter affronta Sainte Dévote in prima posizione e non la lascerà fino alla bandiera a scacchi, nonostante il pressing di Watson che, dalla seconda posizione, per ben 45 giri cercherà di indurre all’errore l’avversario.

Watson ottenne la sua prima pole proprio sulle stradine di Monaco quell’anno. Purtroppo, non gli portò fortuna il giorno dopo. (Fonte immagine: forum.p300.it)

E’ l’inglese invece a finire nella tela del ragno: al 46° giro va dritto alla Chicane del Porto perdendo la seconda posizione a favore di Lauda, per poi ritirarsi pochi passaggi dopo per un guasto al cambio. L’austriaco proverà a sua volta a infastidire Scheckter, approfittando anche di alcuni problemi di alimentazione del suo motore, ma alla fine è il sudafricano a vincere con appena nove centesimi di vantaggio; terzo Reutemann. Al vincitore mancò giusto la pole per fare il Grand Chelem, avendo fatto anche il giro veloce e guidato la gara per tutti i 76 giri.

Le prime fasi del Gran Premio: Lauda, quinto, tiene dietro Hunt e Depailler. (Fonte immagine: forum.p300.it)

Fu una gara storica non solo per il “Piccolo Orso”, alla prima di due affermazioni a Monaco, ma anche per altri fattori: Riccardo Patrese fece il suo debutto sulla Shadow lasciata vacante dal compianto Tom Pryce e, nonostante il pesante fardello e la vettura non proprio competitiva, portò a casa un buon nono posto; la Ford-Cosworth invece ottenne la 100a vittoria col proprio storico propulsore. In quella fase del campionato è probabile che Walter Wolf e l’intero team abbiano pensato che il sogno di vincere il campionato sarebbe potuto diventare realtà, ma alla fine Jody si sarebbe dovuto inchinare alla Ferrari e alla costanza di Lauda. Sarebbe comunque arrivato un altro successo in Canada (la gara di casa del team) e altri tre podi, facendo chiudere in bellezza la meravigliosa annata della Wolf.

Patrese sulla Shadow-Ford #16. Con Montecarlo manterrà sempre un legame speciale, poiché cinque anni dopo il suo debutto ci otterrà anche la sua prima vittoria. (Fonte immagine: forum.p300.it)

Fonte immagine: Twitter / Stuart Dent

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