F1 | GP d’Austria 2016: il culmine della rivalità Hamilton-Rosberg

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Tempo di lettura: 7 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
4 Luglio 2020 - 10:14
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Il Gran Premio d’Austria, negli ultimi anni, si è rivelata spesso una delle gare più emozionanti dell’intera annata. Pur essendo una pista piuttosto semplice nel layout e di certo molto meno difficile rispetto al vecchio Österreichring, nella sua semplicità riesce a regalare clamorose battaglie, a volte anche fino all’ultimo giro.

E’ quel che succede nel 2016, per la gara svolta il 3 luglio di quell’anno. Il campionato 2016 vede una situazione di classifica piuttosto inaspettata, a quel punto della stagione: Nico Rosberg, vicecampione del mondo nelle ultime due annate su Mercedes, mostra una voglia di primeggiare e di vincere ben diversa rispetto a un 2015 in cui aveva pesantemente sofferto la concorrenza di Lewis Hamilton, tanto da vincere le prime quattro gare del campionato trovandosi con 100 punti tondi tondi.

Il primo patatrac del duo Mercedes avviene a Barcellona, quando Lewis attacca in maniera aggressiva il figlio d’arte alla Repsol nel primo giro, trovandosi chiuso altrettanto aggressivamente, ponendo così fine alla gara di entrambi. Dopo le prime otto gare di un campionato che ne dura addirittura ventuno, Rosberg è davanti con 141 punti, contro i 117 dell’inglese; quasi un round di vantaggio. Tutti gli altri sono spettatori della lotta iridata, impotenti contro lo strapotere Mercedes: la Ferrari, nonostante le altissime aspettative dell’inverno, fatica con una SF16-H non all’altezza della W07 a cui si aggiungono anche contatti e sfortune; la Red Bull paga tantissimo il proprio propulsore Renault, poco potente ma soprattutto poco affidabile, ma si può consolare con la promozione (piuttosto discussa) nel team di Max Verstappen, nuovo fenomeno di 17 anni e vincitore proprio in Spagna, alla prima gara con la nuova squadra.

Un weekend, quello di Spielberg, che non parte nel migliore dei modi per Rosberg: durante le libere la rottura della sospensione posteriore sinistra lo costringe a muro, dandogli una penalità di cinque secondi per la sostituzione del cambio ma soprattutto mettendo a rischio la sua partecipazione alle qualifiche; non è la prima volta che si manifestano guasti simili alle sospensioni qui in Austria, a causa dei cordoli piuttosto ruvidi e anche per i dissuasori gialli esterni, quasi delle trappole per i piloti. Durante il weekend viene anche mostrata una nuova versione dell’Halo, sistema che sarà introdotto da qui a due anni.

“Mors tua, vita mea”. Un detto che vale anche nelle corse. (Fonte immagine: skysport.com)

A complicare il tutto ci pensa la pioggia, che scombina i piani durante le qualifiche di sabato pomeriggio; le prime due posizioni vengono comunque occupate dalle Mercedes, ma nella gara di domenica sarà Nico Hülkenberg, autore di una gran prestazione sulla Force India, a partire secondo dietro il poleman Lewis. Vettel su Ferrari si ferma al quarto tempo ma anche lui è costretto a partire più indietro di cinque posizioni per lo stesso motivo di Rosberg, e così in seconda fila salgono Jenson Button e Kimi Räikkönen, il primo su McLaren-Honda. Per la partnership anglo-giapponese sarà una delle rarissime gioie di un triennio disastroso.

Alla partenza Hamilton scatta bene dalla pole mentre “Hulk”, partente dal lato sporco, la sbaglia perdendo da subito due posizioni, a favore proprio di Button e Raikkonen; Rosberg a sua volta parte bene e ne recupera uno su Daniel Ricciardo, sesto, davanti a Verstappen, Vettel e Bottas. Mentre si ritira Kvyat sulla Toro Rosso col cambio rotto, le posizioni cominciano a tornare “alla normalità” dopo qualche giro: Hülkenberg deve cedere in pochi giri agli attacchi di Rosberg, Verstappen e Vettel (con gli ultimi due che hanno superato nel fratempo anche Ricciardo) mentre la McLaren di Button resiste in seconda posizione per sette giri, prima di essere superata da Räikkönen.

Inizia anche il girone delle soste, con il quale Rosberg fa grandi passi avanti: prima riesce a tenere dietro Verstappen e superare Räikkönen ma soprattutto, approfittando di un ritardo nel fissaggio di una gomma durante il pit di Hamilton, passa addirittura in seconda posizione davanti al compagno-rivale. Al comando c’è Vettel che decide di allungare il primo stint nella speranza di fare una sosta in meno, ma la scelta gli si rivela fatale: sul lungo rettilineo verso la Niki Lauda Kurve, esplode il pneumatico posteriore destro dalla vettura #5, costringendola al ritiro; Il modo peggiore, per “Seb”, di festeggiare il suo compleanno. Nell’incidente Rosberg, alle sue spalle, entra in contatto con alcuni brandelli della gomma distrutta.

L’esplosione della Pirelli di Vettel fu causata da un detrito, secondo il gommista italiano. (Fonte immagine: newsauto.it)

Entra in pista la Safety Car e, dopo la neutralizzazione, le due Mercedes guidano la gara seguite dalle due Red Bull e da Räikkönen. Sono sprofondati indietro i due outsider Button e Hülkenberg, col tedesco addirittura alle spalle del compagno Pérez. La situazione rimane piuttosto in stallo per le prime posizioni, con Rosberg che riesce a fare un buon ritmo e a tenere a bada Hamilton, mentre per le posizioni retrostanti c’è grande lotta tra Pérez, Button, Massa e Nasr.
Più avanti l’ex-ferrarista si ritirerà, così come Alonso e lo stesso Hülkenberg.

Inizia l’ultimo stint di gara e, dopo le soste del duo Mercedes, al comando c’è Verstappen. L’olandese, come suo solito, non fa sconti a nessuno e prova a tener dietro, con delle frenate molto profonde alla Remus, il rimontante Rosberg, ma a dieci giri dalla fine il #33 deve soccombere al DRS e alla maggior potenza dei motore Mercedes. Nel frattempo Räikkönen, con la Ferrari superstite, sorpassa Ricciardo e si mette al quarto posto e tenta la rincorsa all’olandese a poche tornate dalla fine.

L’attenzione è però tutta per il duo di testa, con Rosberg che, al 70° giro, pare avere un margine di sicurezza sufficiente sul pluricampione del mondo. All’inizio del 71° e ultimo passaggio, però, il #6 arriva troppo lungo in uscita dalla 1 (forse per un problema ai freni) e Hamilton non si lascia scappare l’occasione per un attacco. L’inglese si mette all’esterno mentre Nico protegge l’interno, ma alla Remus i due entrano nuovamente in contatto, come in Spagna. Ancora oggi si discute sulla dinamica dell’incidente: c’è chi dice che Rosberg abbia praticamente tirato dritto e c’è chi dice che sia stato invece Hamilton a curvare addosso al compagno, proclamando che Rosberg avesse tutto il diritto di difendere la posizione in quel modo.

Il contatto tra le due Frecce d’Argento, visto dall’alto. Questo fu probabilmente il momento di massima tensione tra i due ex-amici. (Fonte immagine: F1.com)

In ogni caso, lo scontro va a vantaggio di Hamilton, poiché Rosberg perde parte dell’ala anteriore e Hamilton, seppur andato largo (e rientrato in pista in maniera “garibaldina”), lo può facilmente ripassare prima della curva 3, dove intanto è andato in testacoda Pérez sulla seconda Force India. E’ quindi Lewis che vince la gara austriaca, mentre Rosberg, a fatica, raggiunge il traguardo solo al quarto posto, dietro il duello Verstappen-Räikkönen, vinto dal più giovane. Nico si beccherà pure una penalizzazione per non essersi fermato nonostante i danni alla vettura.

Nonostante lo scontro favorevole all’inglese, a fine anno sarà Rosberg ad avere la meglio per lo stupore generale, nonostante gli sforzi, anche esagerati, di Hamilton di ottenere il titolo, con il rallentamento volontario ad Abu Dhabi negli ultimi giri mentre si trovava in testa. Il figlio di Keke, dopo aver imitato il papà e aver ottenuto il proprio titolo mondiale, impressionerà nuovamente tutti ritirandosi dalle corse, proprio quando si trovava sul tetto del mondo.

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