F1 | GP Australia 2019: l’analisi della gara di Melbourne

F1GP AustraliaGran Premi
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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
17 Marzo 2019 - 14:15
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Il Gran Premio d’Australia 2019, terminato con la vittoria per distacco di Valtteri Bottas, ha dato il via alla stagione 2019 di Formula 1 tra conferme, novità e punti in sospeso.

La prima gara, come al solito, non definisce al 100% i valori in campo. L’Albert Park di Melbourne è circuito di tipologia diversa rispetto alla gran parte di quello che si vede nel mondiale. Questo, però, non significa che le indicazioni siano tutte da scartare. 

TOP TEAM

Prima di tutto, i top team anche per questa stagione sembrano essere gli stessi delle ultime quattro: Mercedes, Ferrari, Red Bull. Al di là dell’assenza di Pierre Gasly nelle prime sei posizioni per il recupero dal fondo chiuso con l’11° posto, i distacchi a fine gara indicano che le tre squadre di vertice saranno sempre loro. Kevin Magnussen, sesto con la Haas, è giunto staccato di quasi mezzo minuto dalla Ferrari di Charles Leclerc, rallentata per altro dall’aver scortato Sebastian Vettel nella parte finale di gara.

Partenza da bicchiere mezzo pieno del team americano che, sin dal suo debutto del 2016, è squadra che parte forte ad inizio anno per poi faticare a tenere il passo con gli aggiornamenti durante la stagione. Il settimo posto della Renault ufficiale di Hulkenberg, doppiata, non lascia presagire molti miglioramenti essendo in linea con quanto visto nelle scorse stagioni da parte del team francese.

Bello e combattuto il gruppo di centro con Racing Point, Toro Rosso, Alfa e Mclaren da rivedere, con i piloti tra il settimo e l’undicesimo posto arrivati tutti vicini. Malissimo la Williams, con Russell a 2 giri e Kubica a 3 dal vincitore.

MERCEDES vs FERRARI

Tornando ai top team, il grande dilemma è quello che riguarda i rapporti di forza tra Ferrari e Mercedes. Secondo molti (Mercedes compresa, ma qui si entra anche nella pretattica) la Ferrari sarebbe dovuta giungere in Australia con il ruolo di team da battere. Non solo il distacco in qualifica è rimasto invariato rispetto allo scorso anno ma in gara, limitatamente a questo evento, la situazione è anche peggiorata rispetto al 2018 per un probabile problema alla Power Unit Ferrari di Vettel, non ancora confermato.

Per quanto riguarda il sabato, la comparazione del giro tra Lewis Hamilton e Sebastian Vettel ha mostrato come la SF90 abbia perso costantemente terreno lungo il giro rispetto alla W10 mentre, nel 2018, gran parte dello svantaggio era stata accumulata nel T1 e nel T3 dell’Albert Park. Ricordando la gara dell’anno scorso giova segnalare che, fino alla Virtual Safety Car che ha ribaltato la situazione in favore di Sebastian Vettel, quest’ultimo era potenzialmente terzo dietro Lewis Hamilton e Kimi Raikkonen, con Valtteri Bottas in rimonta dopo l’incidente della Q3 e quindi fuori dai giochi. Alla fine del 18° giro Vettel si trovava infatti a 8 secondi dalla Mercedes dell’inglese. La VSC ha poi stravolto i valori col tedesco andato a vincere seguito dal campione in carica.

Nella gara di oggi il tedesco ha rimediato 7.4 secondi nei primi tredici passaggi prima di rientrare ai box. L’anticipo del pit è poi costato caro sia a lui che a Lewis Hamilton, incapaci di far lavorare le gomme medie nei primi giri di uscita. Una volta superato da Verstappen nel corso del 31° giro, il tedesco ha mollato il colpo, lamentando poi via radio la lentezza della monoposto: la Ferrari era infatti decisamente più lenta del normale sul dritto rispetto agli avversari. Progressivamente il distacco si è ampliato fino ai 57 secondi finali che non rispecchiano sicuramente il vero valore della SF90. Lo stesso Charles Leclerc, dotato di passo migliore rispetto al compagno nella seconda metà di gara, è stato rallentato da un team order per scortare il tedesco una volta averlo raggiunto. Considerato il passo fino al palesarsi del problema, è più facile immaginare che Vettel sarebbe giunto relativamente vicino a Hamilton e Verstappen.

Con un Lewis Hamilton forse rallentato da un problema alla parte sinistra posteriore del fondo piatto, ha colpito invece il passo mostrato da Valtteri Bottas durante tutto l’arco della gara. Il finlandese ha girato costantemente su tempi inarrivabili per tutti ma, soprattutto, ha piazzato il giro più veloce al penultimo passaggio con gomme usate da 34 giri, abbassando di un secondo il precedente GPV fatto segnare da Max Verstappen. In Bahrain, al netto di problemi tecnici, la Ferrari dovrebbe essere più vicina sicuramente per quanto riguarda la gara, mentre sarà da capire il distacco in qualifica, aspetto sul quale la SF71-H era decisamente in palla nella scorsa stagione rispetto alla Freccia d’Argento.

RED BULL

La Red Bull era attesa al varco dopo il passaggio alla Power Unit Honda. Si temeva che anziché fare un salto in avanti potesse fare il gambero, trovandosi nel gruppone che lotta per il quarto posto in campionato ed invece, con grande sorpresa di molti, il team austriaco ha vinto la sua prima scommessa andando subito a podio con il terzo posto grazie ad un grande Max Verstappen. L’olandese, autore di un gran giro in qualifica che l’ha posto tra le due Ferrari, ha poi sfoderato un’ottima prestazione in gara. Non aggressivo al livelli massimi ma quanto basta per prendersi di forza la terza posizione su Sebastian Vettel a metà corsa. Si tratta di un grande sospriro di sollievo sia per il team che, soprattutto, per Honda: era dal GP di Gran Bretagna del 2008 che una vettura spinta da un motore giapponese non tornava sul podio. Come già scritto nella nostra anteprima, Red Bull dopo i rapporti ormai logori con Renault non aveva molte alternative dal punto di vista della Power Unit. La scelta di Honda è stata coraggiosa ma oculata, con Toro Rosso “usata” per fare esperienza per tutto il 2018. Il primo risultato, a conti fatti, dà ragione a Horner & co. Addirittura in alcuni frangenti Max sembrava poter andare impensierire Hamilton dopo essere stato sulla coda dell’inglese per diversi giri. Si tratta di una grande rivincita per i giapponesi che dà morale a tutti per il prosieguo della stagione.

HAAS DIETRO I BIG

Come ogni inizio d’anno la Haas fa la voce grossa. Sarebbe stato lo stesso anche l’anno scorso se non fosse stato per il doppio tragico ritiro proprio in Australia. Magnussen e Grosjean, fino a quando il francese non è stato rallentato dal suo pit, si sono difesi bene alle spalle dei top team, occupando una terra di mezzo tra questi ed il resto del gruppo. Purtroppo anche stavolta Grosjean è stato costretto al ritiro per un cedimento alla ruota anteriore sinistra, già oggetto del ritardo nel pit stop che l’aveva relegato nelle retrovie. Bene invece il danese, giunto sesto in solitaria alle spalle dei big ed al riparo dagli altri. Per il team americano tutto dipenderà dagli aggiornamenti in corso d’opera.

RENAULT SENZA SUSSULTI

Il team ufficiale francese riprende più o meno da dove ha lasciato, con in più il brutto cliente Haas da gestire. Almeno da questa prima gara ci si aspettava forse di più dalla RS19. Hulkenberg ha fatto il suo e bene, recuperando dall’undicesima posizione di partenza fino alla settima, Ricciardo non ha vissuto il weekend che voleva all’esordio con la sua nuova squadra. La monoposto non ha dato segnali di netto miglioramento rispetto alla scorsa stagione e deve stare attenta agli avversari attorno. Da rivedere in Bahrain.

CENTRO GRUPPO

Toro Rosso, Alfa, Racing Point, McLaren. Le lotte più belle del GP sono arrivate a centro gruppo dove i valori tra i team si sono mostrati relativamente vicini. Esclusi Hulkenberg e Raikkonen, mai davvero in pericolo nella loro settima ed ottava posizione, per gli ultimi punti la lotta è stata piuttosto serrata ed agevolata dalle diverse strategie. A fine gara sono infatti arrivati tutti in blocco dalla settima all’undicesima posizione, con un intruso speciale. Pierre Gasly, in recupero dopo la sfortunata qualifica con la Red Bull, si è dovuto fermare sul muro di orgoglio di Daniil Kvyat, che ha bloccato in tutte le maniere il francese con la sua Toro Rosso. Bella anche la lotta ripetuta tra Lando Norris ed Antonio Giovinazzi con il rookie Mclaren che, alla fine, ha avuto la meglio sull’italiano dopo aver, però, perso troppo tempo.

MCLAREN IN SOSPESO

Il risultato della qualifica stride con quello di gara per la Mclaren ed i suoi piloti. Lando Norris si è reso protagonista di un sabato fantastico con l’accesso in Q3 e l’ottavo tempo finale, mentre Carlos Sainz è rimasto penalizzato dalla toccata di Kubica in Q1 che gli ha impedito di completare il suo ultimo giro, lasciandolo escluso. In gara le condizioni sono cambiate: lo spagnolo si è ritirato quasi subito con la monoposto in fiamme sul retro, mentre il giovane Rookie avrebbe potuto ottenete un risultato forse migliore se non avesse perso tempo prezioso alle spalle dell’Alfa di Antonio Giovinazzi. In linea di massima la MCL34 dà segnali incoraggianti rispetto all’anno scorso, quando la Q3 e i punti potevano essere a portata per lo più da quel gran piede di Fernando Alonso. Giudizio sospeso fino al Bahrain.

DISASTRO WILLIAMS

Non ci sono molti altri termini per definire il weekend della Williams. George Russell, all’esordio, è giunto penultimo ad un giro da Antonio Giovinazzi. Robert Kubica, penalizzato anche dalla rottura dell’ala anteriore al via e, quindi, da una sosta aggiuntiva, è arrivato a sua volta ad un giro dal compagno, a tre da Bottas. I due piloti hanno dovuto girare al risparmio per la mancanza di parti di ricambio. Nonostante questo Kubica ha baciato due volte il muro al sabato e rotto, appunto, l’ala al via. Le prestazioni non ci sono e le previsioni non possono che essere negative da qui in avanti. Difficile immaginare come si possa migliorare una situazione così disperata. Ed è un gran peccato per il nome e la storia di questa storica squadra.

TOP E FLOP

Tra i top va sicuramente Valtteri Bottas. L’unico a non soffrire problemi di consumo gomme per tutto il Gran Premio e capace di spingere dall’inizio alla fine. Sicuramente la più bella gara della carriera in F1. Molto bene anche Max Verstappen. Aggressivo quando c’è stato bisogno ma senza esagerare e costante nel suo ritmo. Giusto un lungo a tre quarti di gara come nota negativa ma senza alcun problema poi sul risultato finale. Benissimo anche Magnussen, sesto e “primo degli altri” così come l’attempato Raikkonen alla sua prima in Alfa, ottavo. Tra i top anche Kvyat per come ha trattenuto alle sue spalle Gasly per gran parte di gara nonostante una Red Bull più veloce.

Passiamo ai flop: non bene proprio Pierre Gasly che, nonostante una Red Bull giunta a podio con Verstappen, non è riuscito a scavalcare il russo rimanendo fuori dai punti. Non è proprio un flop, specialmente dopo una qualifica fantastica, ma Lando Norris ha perso decisamente troppo tempo alle spalle di un impacciato Antonio Giovinazzi. Anche l’italiano rientra tra i piloti che non hanno brillato a Melbourne. Penalizzato –  non sappiamo quanto –  da un danno all’ala anteriore nelle fasi iniziali, si è difeso su Norris con qualche movimento di troppo ed è stato beffato con troppa facilità da Magnussen dopo una finta accennata del danese. Prima gara non entusiasmante per lui ma ci sarà modo di rifarsi. Al di là delle evidenti pecche della Williams segnaliamo tra i piloti da rivedere anche Robert Kubica. In una situazione difficile come quella della Williams bisogna sbagliare il meno possibile e, purtroppo, il polacco ha commesso tre errori in due giorni: una toccata in ingresso di pitlane al sabato mattina, una in Q1 con foratura della posteriore destra e, al via del GP, un altro contatto con rottura dell’ala anteriore. Infine c’è spazio anche per Daniel Ricciardo. La prima gara con Renault non sarà difficile da dimenticare e l’errore al via con l’ala anteriore strappata ed il conseguente ritiro fa parte di un weekend molto difficile. 

STRATEGIE

Curioso notare le strategie previste al sabato e poi quelle realmente seguite durante la gara della domenica. Dopo le qualifiche si prevedeva come più veloce una doppia sosta con due stint su soft e l’ultimo su medie.

Alla fine nessun pilota ha optato per questa scelta e solo i due piloti della Williams si sono fermati due volte per cambiare gomme, con Kubica che è stato costretto ad una sosta aggiuntiva al termine del primo giro per cambiare l’ala anteriore.

Tutti gli altri piloti hanno infatti scelto l’opzione ad una sola sosta. Tra quelli partiti nelle prime cinque file solo Bottas, Verstappen e Leclerc hanno allungato il primo stint, con quest’ultimo unico tra i big six a tentare l’azzardo delle dure. La sosta anticipata della Ferrari con Vettel, coperta poi dalla Mercedes con Hamilton, non ha pagato con il tedesco e l’inglese addirittura più lenti nei primi giri rispetto ai piloti rimasti in pista, nonostante le gomme usate. 

Indicativo il fatto che Verstappen e Bottas abbiano fatto segnare i loro giri più veloci nella fase finale di gara, a dimostrazione di una gomma non eccessivamente degradata nonostante più di 30 giri percorsi.

Seguono il quadro completo delle soste ai box e quello dei giri più veloci realizzati ogni mescola.

 

A chiudere, il commento di Mario Isola per conto di Pirelli

“Tutte e tre le mescole hanno performato bene su questo tracciato così particolare e sono state utilizzate a lungo in gara. Abbiamo visto strategie molto interessanti, con stint di lunghezza differente da mescola a mescola e, soprattutto per i piloti che partivano dalle retrovie, tattiche alternative per cercare di rimontare. Uno dei nostri obiettivi per il 2019 era di fornire mescole che consentano ai piloti di spingere al massimo da inizio a fine di ogni stint. Possiamo dire di averlo raggiunto, visto che oggi Bottas ha firmato il giro veloce in gara al penultimo giro, dopo aver lottato con Max Verstappen per ottenere il punto extra concesso dal nuovo regolamento”.

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