Ed arrivò il giorno di Re Sebastian IV

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
27 Ottobre 2013 - 22:30
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Quattro come Alain, quattro consecutivi come Schumi.

Numeri alla mano, oggi Seb è entrato di diritto nella storia della F1. Che si voglia o no. Tanti storceranno il naso ancor di più, da oggi, a vedere il nome ‘Vettel’ accostato a quello dei grandi di sempre. A sapere che, per numeri e statistiche, oltre ad aver sorpassato nella classifica dei Mondiali l’immortale Ayrton, Piquet, Stewart e compagnia bella, il futuro gli ride in volto.

Perchè vincere il quarto titolo a 26 anni, e con una carriera che potrebbe durare tranquillamente altri 10, significa che i record del suo idolo Schumi possono iniziare ad aver paura già da adesso.

Ognuno di noi dà, alla parola Campione, il peso che preferisce. La diversità di noi esseri umani fa sì che esistano opinioni e pareri diversi su chi è Campione e perchè, rispetto ad altri. E’ per questo che esiste il tifo anche per chi ha vinto poco o nulla nel motorsport, perchè il tifo va di pari passo con la parola ‘emozioni’. E le emozioni sono totalmente soggettive.

Oggi mio padre mi diceva “Sì, ha vinto quattro mondiali, ma questi piloti con quelli di 20 anni fa non hanno niente a che fare”. Lui adorava Gilles. Uno a caso.

Tutto vero, verissimo, e se mi metto nei panni di chi ha vissuto ‘quella’ F1 capisco questo non essere convinti del rendimento da rullo compressore di Sebastian. Perchè è evidente che più andiamo indietro con gli anni, più le macchine erano difficili da guidare e pericolose, così come i circuiti e tutto il resto. C’era più consapevolezza del pericolo, anzi il pericolo era di fatto un protagonista della corsa.

D’altro canto, però, non si può colpevolizzare Vettel per essere nato ‘solo’ nel 1987. Ognuno dei piloti vincitori di almeno un titolo mondiale ha trionfato come figlio della sua epoca. Sapeva cosa c’era stato prima, non sapeva cosa ci sarebbe stato dopo.

Se parliamo oggettivamente, i quattro titoli di Vettel non potranno mai essere paragonati ai 4 di Alain Prost. Perchè ottenuti in epoche diverse e, appunto, in situazioni diverse di vetture, circuiti, pericolosità. Ma non per questo i mondiali di Sebastian devono essere delegittimati, resi oggetto di chissà quale articolato discorso che ne assottigli il peso specifico. Perchè non è colpa sua se corre nell’epoca dell’elettronica e dell’esasperazione aerodinamica.

Capitolo Red Bull: si è dimostrata sì l’auto migliore, in questi 4 anni, ma non bisogna riscrivere la storia. Perchè due di questi titoli sono stati vinti all’ultima gara, nella quale può succedere sempre di tutto. Interlagos 2012 ne è un esempio. Seb ha progressivamente messo in ombra il compagno Webber.

Uno che ha vinto due volte a Montecarlo, mica bruscolini. Potrete dirmi che è stato sabotato, messo in disparte. Ma questo può valere in ottica gara e mondiale. In qualifica quest’anno e anche nei precedenti, non c’è stata storia. E gli alternatori di solito in qualifica non saltano, così come non si perdono le gomme. Nelle mani di Webber, a tratti la Red Bull è parsa una vettura top, ma non un aereo. Questo è, per lo meno, il mio pensiero. 174 punti di distacco in classifica (5° posto dietro Raikkonen, Alonso, Hamilton)  non possono essere giustificati unicamente con i complotti.

C’è sempre, poi, un’altra riflessione che a me piace fare. Quanti sono, veramente, i titoli vinti senza l’auto migliore? Pensateci. Lo stesso Alain vinse il suo ultimo titolo con una vettura, la Williams, a suo dire “un buon secondo più veloce delle altre”. Eppure, rimane a prescindere il Professore anche perchè quello che doveva dimostrare l’aveva già dimostrato negli anni precedenti. Ma non per questo quel titolo fu considerato un qualcosa da delegittimare. L’anno precedente, nel 1992, Nigel Mansell disponeva anch’esso di una vettura stellare, ma nessuno ha mai messo in dubbio il suo titolo. E ce ne sono tanti, di esempi del genere.

Ovviamente mi rendo conto anch’io che l’unico modo che, a questo punto, Sebastian ha per consacrarsi e convincere gli indecisi è vincere con una macchina che non sia la Red Bull e senza un Adrian Newey alle spalle. Ma mi piace sempre ricordare che i esordi non sono stati condizionati nè da una nè dall’altro.

Non nel 2006, quando si presentò alle prove libere del Gp di Turchia piazzando il miglior tempo nella seconda sessione, a bordo della BMW. Aveva 19 anni da compiere.

Non nel 2007, quando ad Indianapolis andò a punti alla sua prima gara, sempre sulla BMW al posto di Robert Kubica, reduce dal tremendo botto di Montreal.

Non nel 2008, quando portò a casa 35 punti nel Mondiale (ai tempi del vecchio punteggio da 10 punti a vittoria) con la Toro Rosso, ottenendo la sua prima pole e la sua prima vittoria a Monza.

Nel 2009, al primo anno in Red Bull, recuperò nella seconda parte di stagione giungendo a 11 punti dall’iridato Button.

Per tanti invece, adesso, è conveniente dimenticare certi episodi, per mille motivi. Per giustificare le non vittorie del proprio pilota preferito, per minimizzare l’operato altrui, per non ammettere la superiorità di chi ha vinto.

Mi riallaccio all’intervista di qualche giorno fa proprio dello Zio Schumi, che a proposito di Sebastian ha detto che se avesse vinto questi titoli con la Ferrari, a quest’ora sarebbe considerato un eroe. Condivido il pensiero. A volte basta un colore diverso per vedere le persone sotto un’altra luce.

Ma non si può negare ad oltranza che, per quanto la vettura si sia dimostrata quasi sempre al top (perchè non sempre lo è stata, vedasi l’inizio del 2012), anche il pilota ha fatto la sua parte. E se questa parte è molto più piccola di quanto non lo fosse vent’anni fa, non possiamo farci niente nè noi nè chi corre con queste vetture.

Detto questo Congratulazioni, Seb. Ma non esagerare.

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2 Commenti su “Ed arrivò il giorno di Re Sebastian IV”
AleMans dice:

Forse nel 2010 nessuno si aspettava che vincesse, ma gli altri titoli successivi sono serviti per affermarsi. E ce l’ha fatta.

AleMans dice:

Inutile girarci intorno o fare paragoni con i campioni del passato. Vettel in questi anni è stato il più forte. Anzi, ho visto un miglioramento di anno in anno.

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