È morto Ernesto Brambilla, fratello di Vittorio

Motorsport
Tempo di lettura: 3 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
4 Agosto 2020 - 15:19
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Scompare quest’oggi anche il maggiore dei fratelli Brambilla, diciannove anni dopo il fratello Vittorio.


Oggi è una giornata di lutto per il motorsport, sia a due che a quattro ruote ma soprattutto italiano. E’ morto, nella sua casa di Monza per cause naturali, Ernesto “Tino” Brambilla, fratello del più celebre Vittorio che, in Austria nel 1975, ottenne una vittoria nel campionato di Formula 1 a bordo della March, il suo unico successo nella massima categoria del motorsport.

La carriera di “Tino”, suo fratello maggiore nato il 31 gennaio del ’34, è stata meno illustre e priva di una perla di questo tipo, ma comunque meritevole di essere ricordata. Il pilota monzese, primo di quattro figli di un meccanico per auto e moto, si affacciò piuttosto tardi al mondo delle competizioni, iniziando a diciannove anni con le due ruote. Dopo aver vinto alcuni titoli italiani, nel 1959 il debutto nel mondiale, come pilota MV Agusta nella categoria 350cc. Il suo esordio fu degno di nota, con il terzo posto al Gran Premio di Germania a Hockenheim, ma quello sarebbe stato il suo miglior risultato in tutta la durata della carriera nel Motomondiale.

A fine 1962 lascia le due ruote per provare a correre con le quattro ruote, che comincia con una mancata qualifica al Gran Premio d’Italia del ’63 sulla pista di casa di Monza, su una Cooper motorizzata Maserati della Scuderia Centro Sud. Il ’63 è però anche l’anno del debutto in Formula Junior, a cui poi seguirà il passaggio, due anni dopo, in Formula 3, quando la categoria in cui stava correndo venne chiusa. L’anno successivo, nel 1966, Brambilla ottiene il titolo italiano F3.

Purtroppo, anche la carriera nelle quattro ruote avrà qualche brutto momento: nel 1967, a Caserta, viene coinvolto in un incidente con Giacomo Russo, Romano Perdomi e Fehr Beat, carambola nel quale i tre perderanno la vita. Dopo un ottimo terzo posto nel campionato europeo F2 1968 con la Ferrari, è Enzo Ferrari stesso a tenere d’occhio il lombardo per la stagione 1969, offrendogli anche di correre alcune manche del campionato di F1. Purtroppo, questa opportunità non si concretizzerà mai: a Monza Brambilla viene invitato per sostituire Chris Amon ma il box del Cavallino Rampante decide di schierare il solo Pedro Rodriguez, avendo a disposizione una sola vettura. Dopo questo treno perso, “Tino” tornerà a correre in F2 per quattro anni, con March, Tecno e Brabham.

Questa la storia sportiva del “Gorilla di Monza”, soprannome dato sia a lui che al fratello Vittorio dal “Drake” in persona, ma Ernesto Brambilla non è solo questo. La sua è anche una storia di sacrifici, di passione nata in un periodo storico molto difficile e in cui regnava l’incertezza più assoluta, dove per perseguire un sogno del genere ci voleva tanto coraggio e sprezzo del pericolo. Un mondo ben lontano dalla sicurezza e dalla tecnologia di oggi, ma in un certo senso anche più umano.

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