Dobbiamo credere a questa Mercedes?!

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Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
30 Settembre 2019 - 17:24
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Non lasciamoci abbindolare dalla vittoria Mercedes di ieri, frutto sostanzialmente di una botta di fortuna non indifferente. Tra l’altro la stessa avuta dalla Ferrari a Melbourne nel 2018, con la differenza che per averlo scritto ai tempi mi è stata allungata la vita. Sapete, quella cosa della convenienza in base ai colori…

Riporto la domanda: dobbiamo credere veramente a questa Mercedes? Perché anche ieri, VSC a parte, avrebbe preso paga dalla Ferrari e sarebbe stata la quarta volta di fila dalla fine delle vacanze. Decisamente troppo, per quanto mi riguarda. Non ricordo uno stravolgimento simile – in toni decisamente diversi tra l’altro – dal 2009, quando con l’andare della stagione la BrawnGP fu raggiunta in prestazioni dalla Red Bull. C’era un motivo tecnico, però, ovvero il vantaggio dato ad inizio stagione dal doppio diffusore poi scemato corsa dopo corsa. 

Ai tempi era comprensibile il recupero del team di Horner e Newey. Qui è tutto molto diverso, strano. Com’è possibile che nell’arco di quattro settimane, di cui due di teorica sosta, i ruoli si possano invertire in questo modo dopo aver dominato metà stagione? Ricordo il terribile scoramento ferrarista post Budapest, quando Vettel e Leclerc giunsero ad un minuto di distacco da Hamilton. Roba da 2009, appunto, critiche incluse al management, alla solita stagione buttata alle ortiche dopo distacchi abissali rimediati in più occasioni in qualifica e in gara.

Poi il miracolo, la Ferrari che diventa la miglior vettura e la Mercedes che fatica. Dove sono finiti il passo gara inavvicinabile, il pulsante magico in prova – l’arrogantissimo Party Mode – e la schiacciasassi che fino all’Ungheria ha ammazzato il campionato? Che da un momento all’altro la W10 si trasformi in una versione pre-ibrida di se stessa mi lascia piuttosto basito. Se a Spa e Monza ci si poteva aspettare una Ferrari agguerrita – si diceva che fossero le uniche due gare alla sua portata vista la potenza della sua PU – a Singapore e Sochi la Mercedes ha peggiorato il suo miglior tempo in qualifica rispettivamente di quattro e sei decimi, quando il trend pre Budapest vedeva più volte miglioramenti ben oltre il mezzo secondo. A Marina Bay Hamilton e Bottas sono arrivati addirittura dietro Verstappen e non possiamo sapere quanto Max sarebbe stato vicino se fosse partito dove gli sarebbe stato di competenza – senza penalità – a Sochi. 

È stato tutto ricondotto – soprattutto da noi, per evidenti motivi patriottici – agli aggiornamenti portati dalla Ferrari a Singapore. I quali avranno indubbiamente influito, su questo non mi permetto di porre dubbi e sono state le ultime due gare di Vettel – quello più in difficoltà con la SF90 – a dimostrarlo. Eppure, riguardando il trend delle qualifiche, la Rossa in realtà si mantiene in linea con i miglioramenti rispetto ai tempi 2018 (quattro decimi a Singapore, tre a Sochi), mentre Red Bull va di alti – soprattutto – e bassi. Questo mi porta a credere che a spiccare sia più Mercedes in negativo di quanto lo sia Ferrari in positivo. Lo si vede dai tempi. D’altronde è inimmaginabile pensare che con un singolo aggiornamento una monoposto possa guadagnare tutto questo tempo rispetto agli avversari; altrimenti, negli ultimi dieci anni, tanta gente non avrebbe capito nulla.

Cos’è successo allora? James Allison ha parlato genericamente di “errori”, ma quale errore può causare una regressione di questo tipo in così poco tempo? Perché parliamo tecnicamente di due settimane – su un mese di vacanze – partendo da una vettura che a Budapest, con due soste contro una, ha fatto un sol boccone della Red Bull lasciando la Ferrari a un minuto.

Ci ho pensato e ripensato e vi pongo il pensiero così com’è. Non mi stupirei se, in qualche modo, Mercedes stesse affrontando la seconda parte della stagione ben consapevole di aver già in tasca i titoli, leggasi con il freno a mano tirato che ne so, del 5%. Il che significa fare comunque podi garantendosi comunque punti – nel caso di fortune varie vittorie come ieri – e lasciare spazio anche al resto della truppa, con i vantaggi sotto gli occhi di tutti. Più competizione tra i top team, pubblico contento, una Ferrari che incredibilmente torna a vincere, un Leclerc che esplode mediaticamente e gli ascolti che schizzano con chi si lancia addirittura nell’ipotizzare una rincorsa mondiale.

Il tutto alla faccia delle gare noiose – perché dominate, non perché sono appunto corse… – e della Formula 1 da ricostruire etc etc. Sono oltre venticinque anni che seguo e francamente, fosse questa la realtà, non mi scandalizzerei più di tanto. Ho visto anche di peggio, d’altronde, tra cambi di regolamenti in corsa ed equilibri ribaltati anche a rischio di inquinare i mondiali, cosa impossibile per questa stagione. E non mi scandalizzerei nemmeno se tutto questo fosse anche, in qualche modo, “approvato”… 

Il tutto senza tralasciare il fatto che, nell’arco dell’ultimo mese, Mercedes ha finalmente annunciato la sua prima line-up per la Formula E, con il fresco campione F2 De Vries e Vandoorne, e la nuova partnership con McLaren per la fornitura delle Power Unit a partire dal 2021; anno di cambiamenti radicali e chi lo sa che Mercedes non decida di lasciare la Formula 1, tornando esclusivamente a fornire motori a top team come, appunto, McLaren. In un’era di discussioni sulla questione costi, Mercedes è infatti il team che spende più di tutti insieme a Ferrari e nonostante abbia vinto tutto in questi anni si trova di pochissimo in positivo nei conti, come spiegato su questo articolo – in inglese – di RaceFans. Di voci sull’eventuale uscita ne circolano ed anche questo, alla fine, non sorprenderebbe più di tanto. 

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