Dilemma sorpassi: e se il problema fosse la frenata?

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Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
4 Luglio 2018 - 13:25
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Premesso che la quantità di sorpassi è questione per me non prioritaria, c’è una riflessione che voglio condividere. Va di moda ultimamente la terza zona DRS (ci sarà anche a Silverstone), meglio ancora se accompagnata da un terzo detection point, per cercare disperatamente di tenere vicine delle Formula 1 che, vicine, non ci stanno per natura. Se tanto mi dà tanto, arriveremo al paradosso di tornare al primo anno, quando in qualifica l’ala mobile poteva essere aperta su qualsiasi dritto immaginabile.

Pochi giorni dopo il Gran Premio del Canada Brembo ha pubblicato sui suoi social l’infografica che vedete come copertina dell’articolo, dalla quale si evince come negli ultimi dieci anni gli impianti frenanti delle Formula 1 abbiano migliorato le loro prestazioni. Come potete leggere voi stessi, nell’arco di due lustri gli spazi di frenata medi sul Circuit Gilles Villeneuve si sono ridotti di 25 metri, vale a dire del 22%. Mi si è accesa una lampadina. E se fosse questo il vero problema delle attuali Formula 1?

Un altro paio di dati, sempre ricavati dai social:

In curva uno a Spielberg “i freni Brembo permettono alle monoposto di scendere da 317km/h a 144km/h in soli 1.81 secondi”

“La frenata più impegnativa nelle qualifiche del GP Francia è stata alla curva 8 (la Chicane Nord che spezzava il rettilineo del Mistral, ndr). Le auto con freni Brembo han sottoposto i piloti a 4,5 G di decelerazione per passare da 332 km/h a 159 km/h in soli 102 metri.”

Ora: nulla da dire, a Brembo o agli altri produttori di impianti frenanti, dal punto di vista tecnico. Queste prestazioni sono mostruose e di certo un comune mortale con una decelerazione simile arriverebbe quasi allo svenimento. Però mi sovviene una domanda: perché ci si è sempre focalizzati sull’avvicinamento, sul permettere alle monoposto di stare in scia a quelle che precedono e non si è mai guardato alla frenata?

“Soli 102 metri” si legge nel comunicato. Ecco il nocciolo della questione, quel “solo” che vuol dire poco ma, forse, significa molto di più. I sorpassi si dovrebbero perfezionare in frenata, non in mezzo ad un rettilineo. Se però gli spazi di arresto si riducono c’è meno possibilità di tentare un affondo e, anzi, più rischio di commettere un errore e causare un incidente. Se la staccata per la prima chicane di Monza avvenisse (ipotizzo, ovviamente) ai 170 metri invece che ai 120, in quei 50 metri in più qualche pilota potrebbe tentare con più probabilità un attacco. 

Invece si pensa sempre e solo al sorpasso in allungo, in velocità: tanto che quando capitano manovre come quelle di Ricciardo in Cina ci si stropicciano gli occhi dalla commozione. Lo stesso sorpasso di Vettel su Hamilton in Austria è frutto molto più del DRS che non della staccata vera e propria per quanto precisa, con la Ferrari che si è affiancata alla Mercedes ben prima di raggiungere il punto di frenata per il rampino di curva tre.

Non potrebbe, quindi, essere valutabile una restrizione sugli impianti frenanti al fine di aumentare gli spazi di frenata e tornare almeno ai valori di dieci anni fa? Capisco la necessità di sviluppare componenti, magari anche in ottica stradale. Vedendo questi dati mi sono reso conto che, antisportività del concetto ala mobile a parte, c’è un aspetto frenata totalmente ignorato sul quale si potrebbe lavorare al fine di migliorare la questione sorpassi senza continuare ad aggiungere zone DRS. Anche perché quelle prima o poi finiranno e, sincerame, a quel punto ho paura di sapere cosa ci si potrebbe inventare.

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Un Commento su “Dilemma sorpassi: e se il problema fosse la frenata?”
luk-zol dice:

Chissà se a Spa si adegueranno?

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