Daniel, la settima è una meraviglia

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Tempo di lettura: 2 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
27 Maggio 2018 - 17:40
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Alla fine tutto torna. 

Due anni fa il volto di Daniel Ricciardo sul podio di Montecarlo era tutto un programma. Gara strameritata e persa per una scena alla Irvine al Nurburgring. Aveva un conto in sospeso con Monaco, il Daniel. Troppo pesante quella sconfitta, troppa la voglia di riprendersi ciò che la sfiga gli aveva tirato via. E per riprendersi il maltolto ci voleva un weekend perfetto, dall’inizio alla fine. 

Lo è stato: la settima vittoria di Daniel è una meraviglia. Con tre sessioni di libere comandate per quanto contino, si sa. Con una qualifica dominata, con forza e decisione mentre il compagno guardava dalla TV dopo un altro errore. Con una gara gestita, voluta, vinta con cinica sofferenza, quella di una Power Unit e di un cambio che decidono di fartela sudare anche quando dovrebbero, per una volta, lasciare da parte l’affidabilità e non metterti i bastoni tra le ruote.

Una sosta dopo sedici giri e poi altri sessantadue in apnea, con l’ombra di Vettel che si fa vicina e poi lontana, vicina e poi lontana e poi ancora vicina. E non basta, perché i giri non sono nemmeno trenta quando la RB14 inizia a non comportarsi come deve. Chiedi lumi ai geni al muretto, ti fanno cambiare settaggi tra la chicane del porto e il Tabaccaio, giri levette a destra e a sinistra per scongiurare ciò che sarebbe inaffrontabile dopo la beffa di due anni fa. 

Resisti, resisti ancora. Te la sudi fino alla fine, la gara che definiscono noiosa, inutile in campionato. Resisti perché riprendersi quanto lasciato per strada è più importante di qualsiasi altra cosa. Ed alla fine ce la fai, in lacrime sotto la visiera, prigioniero di cinture che non vedi l’ora di slacciare per esplodere di gioia. È fatta. Puoi gioire, saltare in testa ai tuoi meccanici, salire sul podio più chic del mondiale, spruzzare champagne dal gradino più alto. Ed anche far bere dalla tua scarpa il genio Newey e dalla bottiglia Principe e, soprattutto, Principessa.

La settima di Ricciardo è la più bella perché è la gara della consacrazione. Dopo sei vittorie frutto di aggressività ma anche degli eventi tra Safety Car, ritiri, botti, arriva quella che definisce Daniel per quello che è, un campione. Ed oggi tutti devono levarsi il cappello di fronte ad una gara del genere, senza se e senza ma.

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Un Commento su “Daniel, la settima è una meraviglia”

Quanto mi piacerebbe vederlo bere da una scarpa Rossa!

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