Dalla Manor a Stroll: gli antipodi della F1

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Tempo di lettura: 2 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
18 Gennaio 2017 - 19:15
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Qualche tempo fa avevamo pubblicato le spese presunte dei team di Formula 1 per la stagione 2016, dalle quali erano emersi i 100 milioni di euro della cenerentola Manor, meno di 1/3 rispetto ai colossi che si sono giocati titoli e vittorie.

Come sappiamo il destino del piccolo team è ormai praticamente segnato: oltre alle voci di un presunto compratore, l’unica certezza rimane la data del 20 gennaio come termine ultimo per il suo salvataggio e per la garanzia che gli oltre 200 dipendenti possano conservare il proprio posto.

Tutto questo stride, a mio modo di vedere, con cifre simili di cui si è sentito parlare durante la scorsa stagione per altri motivi: pare infatti che Stroll padre abbia investito qualcosa come 80 milioni di dollari, circa 75 milioni di euro, per preparare il figlio Lance all’approdo in F1 tramite un mirato programma di adattamento. Il tutto con una crew Williams dedicata, motoristi Mercedes al seguito, una FW36 (del 2014) a disposizione e location varie visitate, in Europa (Monza inclusa) e non. Fino alla scorsa settimana, quando il futuro compagno del rientrante / mai ritirato Massa ha girato a Sepang.

Ora, va da sé che non si tratta di niente di illegale: il regolamento permette a chiunque di girare, a patto che la vettura impiegata sia di due stagioni più vecchia rispetto a quella in uso nel campionato. Quindi, dal punto di vista prettamente regolamentare, gli Stroll sono totalmente puliti. Approfittando delle finanze illimitate del padre, in ogni caso, Lance ha potuto fare ciò che ai suoi futuri colleghi è fondamentalmente proibito da anni: non dal regolamento, ma dal fatto che Mercedes, Red Bull, Ferrari (e figuriamoci le altre) non hanno alcuna convenienza, soprattutto economica, a spendere soldi pesanti per far girare i loro piloti con le vetture vecchie di due anni. Per questo, appunto, esistono i simulatori che, di loro, costano comunque milioni di euro.

È strano, quindi, vedere un team prossimo al fallimento dopo aver speso, nella scorsa stagione, poco più di quanto impiegato per allenare un rookie. È un altro segnale del fatto che, in un mondo che parla continuamente di riduzione dei costi, sono permesse comunque occasioni come queste in cui l’unico requisito è quello del denaro. 

Il tutto, comunque, ricade unicamente sulle spalle del giovane Stroll alla voci “responsabilità” e “aspettative”. Perché se il ragazzo non dovesse andare almeno quanto Massa, ripreso per i capelli dalla pensione, il tutto assumerebbe i contorni del paradossale.

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