Cos’è lo spettacolo?

BlogF1Hammer Time
Tempo di lettura: 5 minuti
di Giancarlo Marseglia Ceccoli
31 Ottobre 2015 - 16:00
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spettacolo

spet·tà·co·lo/

sostantivo maschile 

1.

a. Rappresentazione di opere teatrali, liriche, cinematografiche, d’arte varia; in senso ampio, qualsiasi esibizione artistica che si svolge davanti a un pubblico di spettatori appositamente convenuto

b. Con sign. più ristretto, il programma che si rappresenta e il modo in cui viene rappresentato

[…]

2. 

Vista straordinaria, che colpisce per l’insolita bellezza o per altra particolarità, o, al contrario, impressiona e suscita orrore

(dal dizionario Treccani)

Mentre seguivo la prima sessione di prove libere del GP del Messico, ho sentito dire, in più di una circostanza, che le modifiche al circuito di Città del Messico sono state fatte sì per la sicurezza, ma anche per lo spettacolo.

Spettacolo, sempre questa parola che ricorre. Una parola sfuggente, ambigua, dai molteplici significati e dalle ancor più molteplici sfumature. Una parola che sentiamo pronunciare spessissimo quando parliamo di sport, Formula 1 in particolare.

Lo sport è intrinsecamente una forma di spettacolo, indipendentemente dal fatto che sia spettacolare, nell’accezione attuale del termine, o no. Ecco, l’accezione attuale, è quella che scatena l’equivoco: è un’accezione relativamente recente, figlia dei mass media e della società dei consumi di oggi. Lo sport, oggigiorno, prima ancora che una mera manifestazione agonistica, è un vero e proprio prodotto di consumo e, come tale, è soggetto alle regole del mercato. E, così facendo, lo sport si modifica e si adatta. La Formula 1 non è per nulla esente da tutto ciò: in nome delle esigenze televisive tante cose sono cambiate, a cominciare dal layout dei circuiti (mi vengono subito in mente, oltre a Città del Messico, Hockenheim e Zeltweg) per finire con le regole della competizione.

In alcuni casi, il cambiamento è necessario e, anzi, positivo, come nel caso del tiro da 3 punti introdotto nella pallacanestro NBA dal 1979 (nella ABA, invece, esisteva dal 1967). In altri, produce autentici abomini, come nel caso del famigerato DRS che ha fatto la sua comparsa in F1 nel 2011.

I cambiamenti sono positivi quando effettivamente migliorano le cose, rendendo lo sport più gradevole, e penso che il tiro da 3 punti sia un caso emblematico. Tuttavia, spesso, il cambiamento altro non fa che rendere lo spettacolo un qualcosa di artificioso, una forzatura. Rincorrere lo spettacolo a ogni costo è deleterio e controproducente e, infatti, il DRS di certo non ha migliorato la Formula 1, anzi l’ha peggiorata, rendendola simile a un videogioco più che a una competizione sportiva.

Altro discorso è quello dei cambiamenti ai circuiti: mentre per DRS e simili si parla esplicitamente di “ricerca dello spettacolo”, in questo caso si tende a essere meno espliciti. Diciamo che, come anticipato in precedenza, spesso le modifiche ai circuiti vengono fatte in nome della sicurezza, ma qualcuno potrebbe obiettare, non a torto, che i motivi siano in realtà altri: creazione di più spazi pubblicitari e “televisionizzazione” (passatemi questo termine, vi prego) dei circuiti, accorciati e resi simili a kartodromi. Il vecchio Hockenheimring era molto poco televisivo: si correva nella foresta, la pista era lunga circa 7 Km (negli anni ’30 misurava addirittura 12 Km) ed erano davvero pochi i punti in cui posizionare dei cartelloni pubblicitari, senza dimenticare il fatto, per nulla secondario, che quei 7 Km erano praticamente solo fatti di lunghissimi rettilinei. Spreco. Meglio creare un circuito anonimo e banale di 4,5 Km, a uso e consumo degli sponsor. Dalle tribune si può vedere praticamente l’intero circuito e le curve lente permettono d’inquadrare per bene gli sponsor sulle monoposto. E poi, volete mettere? Hanno piantato gli alberi al posto del vecchio circuito, hanno creato delle vie di fuga sicurissime (?) in asfalto, mica pizza e fichi!

Stesso discorso, ovviamente, che vale anche per piste come Zeltweg, Città del Messico e Silverstone, oltre che per le piste di recente costruzione, per le quali non spenderò molte altre parole, per decenza.

E vogliamo parlare delle notturne? Ne avevamo proprio bisogno, vuoi mettere la bellezza di un arrivo coi fuochi d’artificio? Chi se ne frega se la pista di Abu Dhabi è abominevole!

E vogliamo parlare anche delle scintille “artificiali” di cui si era parlato l’anno scorso? No, di quelle non parliamo, quello è davvero troppo e rischiamo di sconfinare nel territorio del trash.

Quello che non tollero è che in televisione si dica che tutto ciò è “spettacolare”. Bah, per me è spettacolare la velocità, non una gimkana progettata a tavolino per rispondere a esigenze che hanno a che fare con tutto meno che con lo sport. Se gli addetti ai lavori chiedessero agli spettatori (quelli competenti, non quelli occasionali) cosa questi intendono per “spettacolo”, sono pronto a scommettere una grossa somma che la risposta sarebbe ben diversa da quella che loro intendono mentre commentano ciò che accade in pista.

Il passaggio nello stadio da baseball che si trova all’interno del circuito “Hermanos Rodríguez”, che mi ha spinto a scrivere questa riflessione, è scenografico, siamo d’accordo ma, dal punto di vista tecnico, quel passaggio vale molto poco.

Lo spettacolo è altro e, facciamocene tutti una ragione, non si costruisce artificialmente, ma deve nascere spontaneamente. Certo, ci sono le eccezioni, a cui abbiamo accennato prima, però nella maggior parte dei casi i risultati sono negativi.

Gli spettatori della Formula 1, purtroppo (?), sono incredibilmente nostalgici e non gradiscono affatto i cambiamenti attuati negli ultimi anni, così si viene a creare una situazione molto spiacevole: per venire incontro alle loro richieste, bisognerebbe tornare alle origini, privilegiando lo sport rispetto al business. Business che, stando alle parole di Sua Maestà Bernie Ecclestone, è la priorità assoluta. E allora, ok, privilegiamo il business. Causando però un’emorragia di spettatori.

Compromessi non ne vedo e, in maniera molto fatalista, penso proprio che si continuerà su questa tendenza, con Ecclestone & Co. che batteranno il ferro finché sarà caldo. Poi, chi lo sa che ne sarà della F1… schiacciata dal suo stesso peso e abbandonata dai suoi spettatori più accaniti oppure rivitalizzata da un ritorno alle origini (ma il vecchio Hockenheimring comunque non ce lo restituirà nessuno)?

Chi vivrà, vedrà. Intanto, godiamoci lo “spettacolo” attuale. Con tanti saluti alla Peraltada.

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2 Commenti su “Cos’è lo spettacolo?”
Griforosso dice:

Ecco appunto. Lo spettacolo. Poi bisogna vedere cosa intende
Ecclestone per spettacolo. Ad un appassionato con una carriera di 60 anni di,
appunto, passione possono venire in mente cose un po’ diverse da quelle che
intende Ecclestone con l’appoggio di FIA ecc… Ricordo, ad esempio, che ero a
Cagliari circa 40 anni fa per lavoro ed in una Pizzeria in cui andavo a
rifocillare il mio corpicino c’erano vari manifesti sulla F1 ed un
manifesto in particolare. Vi era riprodotta una Ferrari con alla guida Surtess
in un GP che poteva essere del Messico o d’Argentina (o, forse, un altro
ancora). Quindi parliamo della seconda metà degli anni ’60. Ma perché mi torna
alla mente tale ricordo ? Semplicemente perché in quella foto, su manifesto 70
x 100, c’era rappresentata tutta la passione di cui ero pervaso. Era una
furiosa frenata, con le sospensioni a fine corsa, con una nuvola di
pulviscolo dei freni (poco probabile visto il periodo) o della polvere presente
in pista, gli occhi del Pilota concentrati al massimo su null’altro che quello
che stava facendo. Ecco, un’immagine immobile che parlava MOLTO DI PIU’ delle
riprese televisive che documentano un sorpasso al DRS oppure un cambio gomme o
un rifornimento. Certo anche oggi un”immagine” scattata nel momento opportuno
potrebbe dare le stesse emozioni ma quelle “in movimento” ? Perché il
problema è lì. Oggi vediamo tentativi di sorpasso alla Kimi/Bottas o
Bottas/Kimi che finiscono con un disastroso contatto. E perché finiscono con un
contatto ? Forse perché oggi hanno dei freni, aiutati molto
dall’aerodinamica, che permettono staccate Molto Più sotto la curva se non
addirittura, in alcuni casi, proprio dentro la curva. In una gara di F4 era in
autodromo come Commissario di Percorso e dopo un rettilineo di oltre 700 mt.
staccavano ben oltre il cartello dei 50 mt (e tenete conto che non hanno
freni mega straordinari in quanto, se non erro, devono essere presi dai
prodotti di serie). Ecco allora che lo spettacolo ne risente, se poi ci
aggiungiamo tutti quegli artifizi tecnico/sportivi che di sportivo non hanno
alcunché, la frittata è fatta senza nemmeno avere delle uova a disposizione. E
non è finita, perché se ci aggiungiamo le “stranezze” di buona parte
dei tracciati delle piste corrette per gli scopi ricordati nell’articolo insieme
alla frittata abbiamo anche un bel contorno di purea di non so quale sostanza
in quanto non definibile se non con un’analisi chimica. Quello che più mi fa
pensare è che la globalizzazione è messa in atto anche nella F1. Intendo dire
che attraverso i Media opportunamente usati (nelle immagini e nei commenti) si
educano (scusate se uso una parola che può sembrare anche inopportuna) le
Masse, quelle più giovani che non hanno contezza della Storia ed anche quelle
non più giovani che guarda giusto e solo per vedere chi vince e niente d’altro.
Tra 10 o 20 anni, se la Formula 1 esisterà ancora e chissà con quali
contenuti, la “competenza” media dello spettatore sarà ancora più
superficiale e lo “spettacolo” così come inteso da Ecclestone &
Co. trionferà. Già oggi se andiamo a leggere bene gran parte dei commenti
presenti nei vari blog risponde a quanto affermo. Anche se quanto dico può
sembrare presuntuoso e per molti lo sarà anche.  Ma allora quale la medicina
necessaria per risanare questo che deve tornare ad essere un Vero Spettacolo
Sportivo e cioè interpretato dagli attori principali (macchine e piloti)? Forse
è proprio un bel passo indietro redigendo un regolamento tecnico semplice che
lasci tutto lo spazio all’inventiva degli ingegneri con, quindi, poche regole
semplici e non coercitive della fantasie tipo, tenetevi forte: Limitare ad un
tot il carburante che DEVE essere quello commerciale (non quelle benzine
straordinarie che con un additivo speciale ti regalano 20-30 0 40 Cv. in
più e che non troverai, mai, nelle Stazioni di Servizio); Limitare
l’aerodinamica con appendici semplici, in numero ridotto e con effetto appunto
non invadente; Lasciare alle singole Scuderie la scelta del motore per
cilindrata e architettura (potrebbero essere dei monocilindrici da 5000 cc.
come un 12 cilindri di 1000 cc. per assurdo); Pneumatici che devono poter
sopportare un intero GP e, forse, anche le prove del successivo, di diametro
maggiore e con un fianco ribassato che non faccia gran parte del lavoro che
dovrebbero fare le sospensioni; Escludere il DRS, i cambi gomme e i
rifornimenti in gara; Permettere a chi lo desidera anche l’uso del Kers; Peso
complessivo della vettura “a secco” non superiore, ipotizziamo, a
500/520 Kg. ed altre piccole regolette di cui sia estremamente facile poter
effettuare il controllo.  Io credo che anziché vedere i balletti dei
motori di oggi, improntati anche ad ottenere un maggiore poter politico in seno
alla F1 o a limitarne quello della concorrenza, potrebbero rinascere dei motoristi
generalisti come lo era la Coswort che tante vittorie singole e titoli mondiali
ha ottenuto. Un cordiale saluto a tutti gli Appassionati e sempre VIVA FERRARI
scusandomi per la prolissità.

giovannimauramati dice:

Per carità, articolo comprensibilissimo su alcuni punti, ma su altri… avrei voluto vedere (anzi no) come sarebbero andate avanti le cose al tamburello se non fosse stata modificata! è che fare di tutta un’erba un fascio e affermare che gli spettatori della f1 sono nostalgici e non gradiscono i cambiamenti attuati negli ultimi anni, per me, è un po’ troppo generalista come affermazione, perchè, in fondo, ci sono cambiamenti e cambiamenti. E attenzione, non sto mica contraddicendo il fatto, assolutamente certo, che il circus è prima business e poi sport, anzi, però generalizzare con assolutezza per me non va bene. Dal punto di vista tecnico, invece, vedere delle auto tirare il collo a dei 1.6 turbo su dei gran rettilinei sicuramente avrebbe contribuito a farmi cambiare canale dopo i primi 5 minuti di gara. Per me benvengano circuiti pensati da ingegneri che si rifanno alla storia (vedi il mexico), meglio se quella italiana, e poi lasciamo che gli vengano imposti anche degli spazi pubblicitari, ma sfido che disegneranno 5km di autostrada atta all’advertising… c’è sempre un minimo di passione in quel tipo di creatività, che non lascia spazio neanche a compromessi milionari! Ci voglio credere!

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