Con l’HRT fallisce il fantasma della riduzione dei costi

F1
Tempo di lettura: 3 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
3 Dicembre 2012 - 23:01
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Come avrete letto, l’HRT non sarà al via del Campionato 2013 di F1.

In cerca di un compratore già prima del Gp degli Stati Uniti ad Austin, il team spagnolo era in forte crisi da tempo. Crisi che si è concretizzata con l’impossibilità di iscriversi ed essere, pertanto, inserita nella lista dei partecipanti stilata sabato dalla FIA per il nuovo Mondiale. Attualmente si sta cercando di chiudere tutti i debiti per liquidare la società con una situazione ‘pulita’.

Si chiude, pertanto, l’avventura travagliata di questa Cenerentola.

So che di queste squadre ce ne sono state sempre in F1, anche con risultati ben peggiori. L’HRT, nel 2010 e nel 2011, è arrivata davanti alla Virgin/Marussia in Campionato. Il dilemma, però, è sempre lo stesso. Che senso ha avere vetture in griglia che prendono, sistematicamente, dai 3 secondi in su al giro? Solo per poter dire che ci sono tante F1? Guardiamo alla MotoGp, per un secondo. Si era arrivati ad avere 13/14 moto in griglia, e per ovviare a questa morìa (accentuata anche dalla Crisi) si è dato spazio alle CRT e simili, fino ad avere più di 20 moto in circolazione. Ma con quali risultati? E’ migliorato lo spettacolo? A conti fatti no, perchè lo spettacolo lo creano auto/moto e piloti migliori, non certo gli ultimi della griglia.

L’HRT, nel 2010, ha esordito e continuato a correre in condizioni deficitarie. Nella Formula 1 ipertecnologica, dove i pezzi vengono sostituiti dopo un certo chilometraggio nonostante siano integri, l’HRT viaggiava con triangoli delle sospensioni in acciaio invece che in carbonio, e con fondi rotti che venivano riutilizzati per più gran premi, con evidenti ripercussioni sulle prestazioni delle sue vetture.

Test non svolti per mancanza di fondi, vetture assemblate per la prima volta a Melbourne e così via. Per carità, niente da dire contro dipendenti e meccanici, che sicuramente si sono dannati l’anima per permettere a queste monoposto di scendere in pista. E spiace sinceramente che restino a casa, con la speranza almeno che possano trovare una nuova occupazione.

Però c’è un limite. La Federazione ha spinto per avere più vetture in griglia, ma ha sbagliato (secondo me) a non chiedere oltre alla quota di iscrizione garanzie tecniche e monetarie affinchè le new entry potessero schierarsi con sicurezza ‘strutturale’. La HRT non ha mai dato l’impressione di avere una solidità che le permettesse di svilupparsi. Anzi, tra spostamenti di sede, cambi di management e tutto il resto, ha invece fatto capire di essere sempre sull’orlo del baratro. E, appunto, è arrivata dopo tre anni la sua fine.

Perchè chiamo in causa la riduzione dei costi? Perchè è uno specchio per le allodole, per chi cioè vuole tentare l’avventura in F1 senza quantificare esattamente quelli che potrebbero essere gli esborsi e i costi di gestione di un team che voglia ritagliarsi un suo spazio.

Non basta ridurre i test in pista per tagliare i costi. Soprattutto quando le squadre si costruiscono (e/o affittano) simulatori da centinaia di migliaia di Euro per poter sviluppare i propri progetti. E’ inutile parlare di contenimento dei costi, se poi si mettono in pista Kers e DRS doppi, tripli, quadrupli e la ricerca aerodinamica arriva a livelli disperati. Con appendici sulle ali anteriori da 5 centimetri e chissà quante migliaia di Euro di ricerca e sviluppo.

L’HRT è l’esempio di quanto il sistema ‘contenimento’ non stia in piedi. Ed occhio, perchè adesso le ultime sono Catheram e Marussia. Per quanto potranno ancora sopravvivere?

Per discutere della HRT sul nostro forum, questo è il link della discussione relativa

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5 Commenti su “Con l’HRT fallisce il fantasma della riduzione dei costi”
Jack dice:

Diciamo che l’intero sistema del patto della concordia non puo che portare a questa situazione. Concordo in pieno con la necessità di verificare che oltre a versare la tassa d’isrcrizione ci siano anche le coperture adeguate per tutto il resto. Però un’organizzazione che vuole mantenere un numero minimo di partecipanti dovrebbe rivedere il sistema di ripartizione dei diritti, garantendo all’ultimo classificato, almeno un introito che copra la quota d’iscrizione per l’anno successivo. Non dico che sia giusto o che…solo che purtroppo la situazione economica è quella che è…Ferrari, McLaren, Mercedes, Red Bull possono sopravvivere anche con 10 milioni in meno di premio e continuare a offrire lo spettacolo che offrono…ma quei 40 milioni sarebbero la salvezza per 1 o 2 piccoli team…proprio quelli lasciati fuori dall’attuale sistema di ripartizione degli introiti

AleMans dice:

Non basta ridurre i test per tagliare i costi, cosí come non basta dire di ridurre i costi per avere nuove scuderie sane (cioé funzionanti e senza debiti) in F1.

Agli organizzatori evidentemente non interessavano le garanzie e per loro l’importante é tappare il “buco” in qualche modo con queste piccole scuderie.
Farebbero meglio invece a trovare il modo di far tornare i grandi costruttori a investire in F1, e un modo per farlo secondo me é quello di ridurre l’aerodinamica.
I costruttori dovrebbero essere liberi di sviluppare e di sfruttare la F1 come laboratorio di ricerca per trasferire le conoscenze e quello scoperto/inventato sui prodotti destinati al pubblico.

F1 come laboratorio di ricerca, non laboratorio di aerodinamica.

luciano dice:

in motogp lo spettacolo non pè dimuito, ma nemmeno aumentato.. lì però anche un piccolo team (non un costruttore multi-miliardario, o un bibitaro con talmente tanti soldi da poter comprare l’ intera f1 se volesse) puo fare gare interessanti, e a volte lottare anche per il titolo… rendendo possibili le sciderie satellite, di ridurrebbero i costi per le piccole, e si ammortizzerebbero per le grandi, come per i motori, si potrebbe fare con i telai, mettendo però un limite numerico… altrimenti correbbebbero tutti con i telai migliori… ovviamente come nelle altre serie, i team ufficiali avrebbero gli ultimi aggiornamenti mentre quelli clienti si dovranno accontentare dei pezzi vecchi… che comunque garantiscono una competitività maggiore rispetto alle attuali scuderie “minori”

Sergio dice:

concordo… alla fine è inutile avere un team le cui vetture hanno fatto.spesso fatica a rimanere sotto il 107% per qualificarsi (peraltro non riuscendoci alcune volte)….

frederick dice:

Mi dispiace per loro…MA alla fine quest’anno sopratutto spesso sono stati troppo lenti e hanno causato seri problemi in gara. Sinceramente aldilà delle difficoltà economiche che purtroppo hanno in molti non sono stati mai in grado di essere competitivi, anzi, spesso fin troppo pericolosi per gli altri…

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