Cinquanta volte Mika. Auguri, avversario perfetto

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
28 Settembre 2018 - 18:00
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Ho scelto una foto iconica di una rivalità e per una, forse due, generazioni di tifosi ed appassionati per aprire un pezzo a cui tengo particolarmente. 

Si può adorare un avversario? So che la domanda si contraddice da sola perché solitamente l’avversario stesso è un ostacolo, un muro, un incidente di percorso sulla strada della vittoria. Eppure quando mi viene nominato Mika Häkkinen non posso fare altro che levarmi virtualmente il cappello e riassaporare gli anni che più di tutti mi hanno incollato allo schermo, purtroppo solo a quello. Anni contraddistinti dall’adolescenza al suo culmine, dal tifo alle stelle e dall’ascesa di una battaglia durata almeno tre anni tra il mio pilota e quello che gli portava via vittorie, pole, mondiali. 

Mika Häkkinen non è mai stato per osmosi un mio avversario nel termine più autentico del termine. Non l’ho mai vissuto come lo stronzo che si metteva tra Michael e le vittorie, o come il cattivo dei film che fa di tutto per rovinarti i piani e conquistare il mondo a suon di cattiverie. Non è mai stato come con Damon, Jacques, Juan Pablo, Kimi o Fernando. È stato, invece, un compagno di avventura, l’antagonista necessario per dare valore maggiore alle vittorie del mio pilota. Il sorpasso di Spa del 2000 resta ancora dopo diciotto anni un colpo di genio, forse una follia, sicuramente una perla. Nella foto qui in alto la scena è bellissima, con Mika che spiega a gesti ad un Michael quasi incantato i movimenti, le decisioni, l’astuzia di una manovra che loro due, Zonta e tutti noi che l’abbiamo vissuta in diretta ricorderemo in modo particolare. 

Oggi questo signore compie cinquanta primavere. Sembra ieri quando quel ciuffo biondo iniziava a farsi vedere in F1, conquistava i primi podi ma non riusciva mai a cogliere la prima vittoria. Per qualche giorno sembrò non potesse più arrivare, quando nell’ultima volta di Adelaide in calendario, nel 1995, rischiò la vita con un botto allucinante. Poi la prodigiosa ripresa, il ritorno in pista e finalmente il primo sigillo ad Jerez nel 1997, il giorno più buio della carriera di Michael, scortato dalle Williams di Frentzen e Villeneuve nuovo Campione. Non pensavo, in quel giorno di ottobre, che quella vittoria avrebbe segnato il passaggio del testimone tra Jacques e Mika. 

Eppure non fu la stessa cosa, la stessa rivalità. Mai con una parola di troppo, mai fuori dalle righe, Mika divenne l’avversario con una Mclaren stellare, e che avversario. Veloce, preciso, a tratti imbattibile ma sempre corretto in pista ed a parole. Non sono mai riuscito a sperare in un suo zero in classifica ed anche in un momento difficile come quello di Monza 1999, con le lacrime in mondovisione per l’errore in prima variante, non sono riuscito ad esserne sportivamente felice. Un anno dopo, stesso luogo, era lì pronto a consolare Michael in lacrime in conferenza stampa. Come puoi non sopportare uno così?!

Nel 2001, in Spagna, fu quasi più il dispiacere per averlo visto perdere a meno di un giro dalla fine che la felicità per la vittoria di Michael. Fu triste vederlo lasciare presto, sulla soglia dei 32 anni, proprio alla fine di quella stagione. Evidentemente non ne aveva più per mantenersi ad un certo livello. 

È grazie ad Häkkinen ed alla sua leale rivalità che ho imparato ad avere rispetto per gli avversari. Grazie a questo, con gli anni e con il diventare adulto, ho potuto così anche riscoprire gli altri; quelli che non sopportavo e non stimavo e che ho rivisto, riletto, ripensato e rivalutato con un po’ più di sale in zucca, che non guasta mai.

Oggi il grande Mika ne compie cinquanta: un numero particolare, segno del tempo che è passato ma solo quello. Ciò che lui è stato, è, sarà, resta indelebile e senza appello. Un Signore del mio tempo, un Campione, un insegnamento. Ce ne fossero di avversari così, nello sport e nella vita.

Auguri, finlandese volante.

 

Immagine: web (per segnalare il copyright info@passionea300allora.it)

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