Charles, non leggerli: non sanno quello che dicono

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
1 Dicembre 2018 - 09:30
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In 362 millesimi, quelli che passano tra il tempo di Charles Leclerc e Sebastian Vettel nei test di Abu Dhabi con il monegasco alla prima ufficiale in rosso, c’è tutto un mondo di esagerazioni, provocazioni, paragoni ed aspettative tutte italiane.

Se si voleva dare il benvenuto al nuovo arrivato si è scelto sicuramente il modo peggiore di tutti. È bastato un test totalmente nullo dal punto di vista delle prestazioni per allargare il carro dei sostenitori di Charles e riempirlo con tutti i delusi di quell’altro, l’ormai innominabile col numero cinque. 

Il tutto, ovviamente, senza un minimo di oggettiva considerazione sulla natura di questi test, sullo svolgimento, sulla totale inutilità di confrontare i tempi manco si fosse in qualifica all’ultimo GP della stagione mentre ci si gioca il mondiale. No. Non importa che i tempi siano stati ottenuti in giorni diversi o che il monegasco abbia percorso più del doppio dei giri del tedesco. Non interessa il fatto che i crono siano stati realizzati con due mescole diverse: una, quella di Vettel, la Hypersoft 2018 e l’altra, quella di Leclerc, la “Compound 5” per il 2019. Anzi, se possibile, tutto questo viene volutamente ignorato per portare acqua al proprio mulino.

Perché il web, ma anche alcune testate, in realtà hanno già deciso. Leclerc è il nuovo cavallo di razza su cui puntare mentre Vettel, ormai disarcionato, è destinato a fare il paggetto del nuovo che avanza. Quello che più fa riflettere è che circa quattro anni fa le scene erano esattamente le stesse dopo il primo test del tedesco a Fiorano, con i primi ex detrattori appesi alle reti per vederlo in azione. Poca pressione anche su di lui che, ai tempi, si rese protagonista di un errore che si porta ancora dietro: quello di parlare di rosso vestito di Schumacher, mettendosi così automaticamente sulle spalle il quintale di aspettative di chi pensava di rivedere quelle cavalcate là: quelle trionfali che, puntualmente, non sono poi arrivate. 

Ora l’errore lo fanno gli altri. Leclerc non è nemmeno arrivato, mancano tre mesi e mezzo alle prime libere di Melbourne e dopo un test di fine anno è già condannato a vincere, ad essere più veloce del più esperto e titolato compagno e ad essere l’indiziato numero 1 per la rincorsa al mondiale 2019. A 21 anni e con una Ferrari, certo. Ho letto titoli da straccio del tesserino, robe alla “il monegasco umilia il tedesco” che ricordano le più becere discussioni da bar dopo aver alzato il gomito. Pazzie che fomentano chi ci casca e, purtroppo, sono tanti.

Che poi cosa succederà se, per caso, Leclerc dovesse faticare? Il che potrebbe anche essere comprensibile almeno all’inizio, ma non per chi ha già sentenziato in lungo e in largo grazie ad un test inutile. Insomma, possibile che dobbiamo sempre farci riconoscere e porre le manie di protagonismo davanti a tutto il resto?

Charles è un fenomeno. Era chiaro dagli inizi in GP3 che sarebbe arrivato in fretta al vertice e sono sicuro che regalerà delle gran gioie ai suoi tifosi. Ma lasciatelo in pace, perché se per un test insulso iniziamo a stilare paragoni con nomi inavvicinabili partiamo assolutamente col piede sbagliato. Il ragazzo deve avere il tempo necessario ad ambientarsi e crescere. Non ha bisogno di titoloni, pressione addosso ed aspettative subito al rialzo.

Altrimenti si rischia di bruciarlo ma, soprattutto, di dover tornare sul carro di quell’altro alla prima vittoria, nel più classico dei dietrofront da tifosi occasionali. Quelli di cui la F1 dovrebbe fare un po’ più a meno invece di cercarli con ansia.

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