Caos Pirelli: difese interessate, interessi da difendere, ma le terga di chi sono?

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Tempo di lettura: 11 minuti
di Alessandro Secchi @alexsecchi83
25 Agosto 2015 - 09:00
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Il caos Pirelli tiene ancora banco, e non potrebbe essere altrimenti, a quasi due giorni dal termine del GP del Belgio. Dopo il mio primo articolo successivo alla gara ho atteso una giornata intera per seguire gli sviluppi, leggere qualche parere, ripensare a quello che è successo e scrivere qualche riflessione.

Ci sono vari aspetti di cui tenere conto in una situazione che non fa bene a nessuno e continuerà ad essere deleteria se qualcuno non prenderà una posizione decisa.

Partiamo dalla Pirelli, fornitrice delle gomme per il mondiale dal 2011 e spesso sulla lista degli indiziati per il ruolo troppo marcato delle sue gomme nelle prestazioni delle vetture. Ricordiamo tutti la prima parte del mondiale 2012 con sette vincitori diversi nelle prime sette gare, anche grazie a pneumatici talmente sensibili a temperature e modifiche di assetti da diventare imprevedibili, e premiare questa o quella squadra in modo repentino (la vittoria di Maldonado a Barcellona rimane, ad oggi, un mistero). Ma non c’è solo questo: gli episodi capitati a Spa a Rosberg nelle libere e a Vettel in gara non sono nuovi nel regime italiano delle gomme. L’apice dell’incredibile si è toccato a Silverstone nel 2013, con diverse esplosioni in gara che crearono ali di polemiche fino alla decisione di tornare ad uno step precedente di costruzione degli pneumatici.

Pirelli ha sempre difeso il suo operato (e ci mancherebbe) scaricando la colpa a turno un po’ sulla FIA, rea di aver chiesto pneumatici che favorissero lo spettacolo (poi sappiamo bene cosa si intende per spettacolo, sorpassi finti, mille pit stop e via dicendo), un po’ sulle squadre poco inclini a seguire i suggerimenti della Pirelli stessa, un po’ sui piloti troppo aggressivi sui cordoli, un po’ (anzi un po’ spesso) sui detriti in pista, che sarebbero stati la causa più o meno dell’80% delle esplosioni e delle delaminazioni viste in questi quattro anni. Ieri, Pirelli ha rilasciato un comunicato con l’obiettivo di rinfacciare di non essere stata ascoltata un paio d’anni fa quando ha proposto di stabilire un limite di giri massimo per gara dei suoi pneumatici. Una specie di ‘deadline’ da non oltrepassare per non rischiare problemi gravi.

Poi abbiamo i piloti, che in questa situazione prendono la parte delle vittime dei problemi delle gomme ma, fino ad ora, non hanno mai criticato apertamente quanto successo. Anche a Silverstone, nel 2013, ci si era limitati ad attendere le risoluzioni della Pirelli senza, però, battere i pugni per quieto vivere. In questo weekend, invece, la tendenza sembra essere leggermente cambiata. Le interviste di Rosberg e Vettel (soprattutto quella di Sebastian con la BBC) sono state piuttosto chiare. Si è rischiato grosso veramente. Ed è vero: trattasi unicamente di fortuna il fatto che nessuno dei due si sia fatto male.

Infine ci sono le squadre, complici dei regolamenti attuali gomme comprese. Mi ha sorpreso la fretta di Toto Wolff nel difendere Pirelli nell’immediato dopo gara, ma a situazioni di incidenti invertite (quindi con un Rosberg fuori gara) avrei voluto proprio sentire le sue dichiarazioni.

Parto da un presupposto: comunque si ponga la questione, il messaggio che si sta tentando di far passare riguardo la ‘normalità’ delle esplosioni delle gomme è sinceramente aberrante. E mi rattrista il fatto che questa difesa ad oltranza della Pirelli da parte di alcuni addetti ai lavori e di alcune testate sia solo frutto della convenienza invece che del buon senso. Invece che farsi il segno della croce per non avere due piloti in ospedale, si pensa a difendere il proprio orticello e a non perdere sponsorizzazioni piuttosto che agevolazioni varie. E questo è molto, molto triste.

C’è molta confusione anche sulla questione usura strutturale / degrado. La prima ha a che fare con la sicurezza, la seconda con le prestazioni. Ma la seconda non dovrebbe pregiudicare la prima. Anche il massimo degrado su una gomma con diversi chilometri alle spalle non dovrebbe mai sfociare in un’esplosione come quelle che abbiamo visto. Il punto, però, è che questo non è neanche il caso verificatosi domenica sulla Ferrari. Questi sono i tempi di Sebastian registrati durante la gara:

seb-chartLa Ferrari si ferma per il suo pit al giro 14. Effettuato il cambio Sebastian gira sull’1.56 basso, e una volta terminato nel giro 23 il regime di Virtual Safety Car (sul quale ci sarebbe da aprire un capitolo a parte, vista l’allegra applicazione del provvedimento), fino al giro 41 Sebastian gira costantemente sull’1.55 medio/alto senza accusare particolari cali di prestazioni. Quindi nessun rallentamento, soprattutto negli ultimi giri, di un secondo e mezzo o due che avrebbero fatto suonare un campanello di allarme ai box. Oltretutto parliamo della terza mescola più dura delle quattro a disposizione, quindi non di una supersoft.

Proprio durante la gara Paul Hembery, direttore motorsport Pirelli, viene intervistato da Sky: gli viene chiesto se, secondo lui, Sebastian può arrivare al termine della gara sulle gomme medie. La risposta è la seguente: “Per l’usura non ci sono problemi, ma il degrado qui è importante”.  In soldoni, Hembery dice che la Ferrari potrebbe subire un calo prestazionale in termini di tempi sul giro, ma non dovrebbe rischiare nulla di più. Al giro 42, come sappiamo, la posteriore destra della Ferrari esplode, e subito dopo il termine della corsa lo stesso Hembery parla di un problema di usura, rimangiandosi quanto detto qualche decina di minuti prima.

Capite che, quindi, c’è più di un qualcosa che non torna. Addirittura la Mercedes ha dovuto verniciare le parti del fondo più vicine alle gomme posteriori per esser sicura che le deformazioni dello stesso in seguito al carico aerodinamico non andassero a toccare le mescole in velocità. Ma siamo sempre allo stesso punto: quanti giri aveva percorso Rosberg venerdì prima che la sua posteriore destra esplodesse? Non di certo 28 come Vettel.

C’è anche un’altra domanda che mi pongo: perché questi episodi si verificano solo in F1, se è colpa dei detriti in pista? Sappiamo bene che oltre alle Formula 1 in un weekend di gara girano le GP2, le GP3 e le Porsche Supercup, che a loro volta contano sessioni di prova, qualifica e anche due gare. Eppure, guarda caso, i detriti che tagliano le gomme prediligono la categoria regina.

Il comunicato di ieri mattina, poi, è inquietante. Pirelli ha proposto nel 2013 che venisse definito un limite di giri per ogni mescola ad ogni Gran Premio, sottolineando nel comunicato stesso che la proposta è stata rifiutata scaricando quindi, su squadre e piloti, le responsabilità di quanto successo di conseguenza. Ma io mi domando: perché proporre un’oscenità simile? Perché interpretando quanto successo potrei pensare che Pirelli sia a conoscenza già da tempo di questo ‘piccolo’ difetto delle esplosioni, seppur questo non sia mai stato messo nero su bianco, e che la storia dei detriti sia esclusivamente un modo per nascondersi dietro agenti esterni che, appunto, colpiscono casualmente solo le Formula 1.

Immaginatevi poi una Formula 1 in cui il motore è congelato, il cambio è congelato, lo sviluppo è congelato e nella quale si sa anche quanti giri devono percorrere le gomme. Suona davvero ridicola una proposta simile, soprattutto pensando al Wec dove le gomme percorrono centinaia di chilometri senza il minimo problema.

Tornando all’usura / degrado. E’ assurdo che l’esplosione diventi un fattore ‘normale’ e che si scarichi la colpa su squadre e piloti come per dire “noi vi abbiamo avvisati, arrangiatevi”. Non è ammissibile, la tenuta strutturale dovrebbe essere garantita al netto del degrado. Perché altrimenti si potrebbe dire ai clienti stradali su due o quattro ruote che anche le loro gomme potrebbero essere soggette a eventi simili, e che sarebbe responsabilità loro…nel caso uscissero vivi da un incidente per una situazione del genere, ovviamente.

Chi si sta prodigando nel minimizzare la situazione chiama in causa esplosioni eccellenti del passato, come quella di Mansell ad Adelaide nel 1986 che consegnò il titolo nelle mani di Prost. Ma qui si parla di eventi eccezionali. Tra il 2011 e l’altro giorno bisognerebbe prendersi del tempo e andare a rivedere quanti casi simili, tra esplosioni e delaminazioni, si sono verificati. Oltre a Silverstone, nel 2013, ricordo anche problemi in Corea per Perez (che aveva già dato in GB) e in Bahrain per Massa con la Ferrari. Ora siamo tornati a ballare. Non va bene.

Due piloti hanno iniziato a parlare, sebbene immagino che a Pirelli ed Ecclestone questo non sia piaciuto affatto. Non è infatti usuale sentire dei piloti dire quello che pensano fregandosene dell’etichetta e dei dettami che provengono dall’alto. Rosberg e Vettel hanno fatto intendere chiaramente che questa situazione non è accettabile, e che si aspettano delle risposte per Monza. A questo punto, però, la loro responsabilità diventa grande. Cosa faranno se non riceveranno adeguate garanzie? Avranno le palle per incrociare le braccia? E qui c’è un altro filo che si unisce al nodo, il fronte piloti. Per due che hanno parlato, altri diciotto non hanno detto nulla. Per paura di ritorsioni? Perché non interessa? Eppure, come le esplosioni sono capitate a Nico e Sebastian, a Monza potrebbe succedere a uno di loro. E sappiamo che a Monza un evento del genere potrebbe essere rischioso. Il cambiamento parte sempre da noi, e mi è spiaciuto ieri non leggere di altri piloti d’accordo con i due che si sono esposti, e che quindi sono rimasti isolati. Questo, ovviamente, diventa un punto di forza per Pirelli e chi la difende, perché nella logica degli interessi non c’è spazio per il buon senso, come sempre d’altronde.

La situazione è tornata ad essere innegabilmente grave, e non conta il fatto che da tempo non si era esposti a problemi simili. Torniamo al discorso degli avvertimenti. Come ho già avuto modo di scrivere nel recente passato con la vicenda di Jules, bisogna imparare a prender nota dei segnali che arrivano. Negli anni passati si era sfiorata più volte la tragedia con delle gru in pista (Interlagos 2003, Nurburgring 2007), ma dato che non era mai successo nulla, non ci si è posti il problema: fino a quando qualcuno non ne ha fatto le spese per tutti. E tutti a piangere, indiziati compresi. Ora ci troviamo di fronte ad un’altra serie di avvertimenti che, a fronte di danni zero, vengono sistematicamente minimizzati da chi pensa più al proprio tornaconto che alla sicurezza di chi poggia le terga su un sedile a 300 all’ora. Facile giocare con il sedere degli altri, cari miei. Sarebbe ora di smetterla di guardare il proprio orticello e pensare al bene dello sport, cosa ormai passata di moda e ampiamente dimostrata dal progressivo distacco degli appassionati.

E’ da tempo che lo dico, e lo ripeto ancora: con la scusa dello spettacolo si sta giocando col fuoco. Non voglio fare il catastrofista per forza, ma in nome dello spettacolo (finto) tra un DRS che si blocca aperto e una gomma che esplode nel punto sbagliato ci vuole davvero poco a piangere lacrime di coccodrillo.

E, sinceramente, non mi interessa se la mia sarà una voce fuori dal coro. Qui non è questione di Rosberg o Vettel o di Mercedes o Ferrari, non è questione di incazzarsi per un terzo posto sfumato al penultimo giro, non è questione di “Ve la prendete solo perché è successo ad una Ferrari”. Se siamo appassionati di questo sport la prima cosa a cui dobbiamo tenere è la sicurezza di chi va in pista. Ma, a questo punto, è importante che anche loro, i piloti, si assumano le proprie responsabilità e facciano capire a chi di dovere di non essere delle marionette da piazzare in macchina e mandare in pista allo sbaraglio, con delle bombe ad orologeria attaccate ai mozzi. Perché se i primi che si disinteressano della loro sicurezza sono proprio loro che rischiano il collo, noi possiamo prendercela quanto vogliamo ma restiamo impotenti a guardare. E se hanno paura di parlare perché qualcuno dall’alto potrebbe prendersela beh, in auto ci vanno sempre loro. E se hanno le palle di prendere l’Eau Rouge in pieno potrebbero avere anche quelle di alzarlo, il piede, tutti, anche per pochi minuti.

Questo sistema è talmente incatenato dai suoi interessi che piuttosto di guardarsi allo specchio e vedere quant’è brutto si benda gli occhi e continua a truccarsi per farsi più bello. Ma prima o poi chi ti toglie la benda e ti lava la faccia arriva. Il tempo è sempre galantuomo. Voglio credere che sia così, perché altrimenti dovremmo chiudere tutti baracca e burattini, spegnere le TV e finirla qui.

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3 Commenti su “Caos Pirelli: difese interessate, interessi da difendere, ma le terga di chi sono?”
Griforosso dice:

Già, hai ragione Alessandro. Su tutto. Anche sulla Pirelli che si è assoggettata a costruire gomme da F1 inadeguate seguendo le richieste di spettacolo che arrivano da Mr. E. Certo non potrò essere tacciato di essere un voltagabbana perché le cose che affermi in merito ai regolamenti ed ai costi sono ormai anni che io le affermo anche ricevendo critiche non superficiali. Si vogliono limitare i costi e poi per aderire al regolamento della f1 le squadre sono costrette a portarsi ai GP una marea di persone che se venissero a mancare anche solo i cambi gomme il numero degli addetti si ridurrebbe di tanto. Poi però si vietano i test privati limitandoli, i test, a quelli collettivi dove Mr. E guadagna ancora. E questa è, secondo me, l’unica vera ragione della proibizione dei test privati. Ma fino a quando la F1 sarà gestita da questa banda di usurai il cui unico interesse sono i Dollari ? Sinceramente non riesco a capire come abbiano fatto case come la Fiat, la BMW, la onda, la Mercedes, la Renault a lasciare che Ecclestone potesse impadronirsi del Circus F1 imponendo i suoi interessi sopra quelli degli altri che FANNO LA F1. E poi questi signori, si fa per dire, vengono a dire al mondo come si deve vivere. Che loro sanno fare cose che noi comuni mortali ecc…. Ma la cosa più deprimente è che adesso tutti a parlare e sparlare della Pirelli o cose del genere mentre anche alcuni Media, da sempre, elogiano i lati positivi (perché ce ne sono, indubbiamente, ma che avrebbero comunque potuto ottenere anche altre persone se “demandate” per contratto di lavoro come un qualsiasi CEO o AD come si dice in Italiano) di Ecclestone. Perché? Presumo per i favori che possono ricevere da un tale personaggio il cui potere in F1 è quello che conosciamo. Anche se il favore rasenta o costituisce l’ “oggetto” del lavoro. E l’Appassionato cosa può fare, allora ? Da parte mia io ho cessato di comprare riviste di automobilismo sportivo e NON FARO’, MAI, l’abbonamento a SKY. Non voglio che nemmeno u millesimo di cent finisca nelle tasche “già gonfie” del mercante di sport. Un saluto a tutti gli Appassionati e sempre VIVA FERRARI

Monica dice:

Mi viene in mente Lauda che, ritirandosi a causa di una pioggia torrenziale, perse il mondiale per un solo punto. Lauda è ricordato anche per questo, meno famoso, anzi, quasi sconosciuto, il suo avversario Hunt che vinse il mondiale ma poi, dopo poco, si ritirò dalla F1. In fin dei conti la storia è sempre la stessa, un atto di protesta consegna agli altri piloti l’opportunità per emergere e farsi notare, un’occasione ghiotta, era così ai tempi di Lauda ed è così oggi. I piloti non saranno mai uniti nell’affrontare la questione delle gomme, ma un Lauda ,versione 2015, c’è? Speriamo…

BurgerChrist dice:

Alessandro, in primis complimenti per la fattura dell’articolo: davvero ben scritto, esauriente e con un’eccezionale metafora finale. Poi, sono completamente d’accordo con quanto dici. In questo sport (perchè ancora di questo si tratta, al netto del business) stiamo arrivando all’assurdo. Tutto è fatto, ormai, in nome del dio denaro. E non ci sarebbe neanche del male in questo (basta guardare al calcio) se non entrassero in gioco gli interessi di noi spettatori, ma soprattutto la sicurezza di chi corre in macchina e di chi li segue. Non dimentichiamo che in pista ci sono i piloti, ma attorno ad essa girano stewards, fotografi, semplici tifosi che pagano in (tanta, troppa) moneta sonante per inseguire una passione e uno pneumatico da F1 non è proprio leggero e, in passato, ha già preso qualche vita. Non dimentichiamo neanche i cedimenti strutturali occorsi in Ungheria a Hulk e Raikkonen, altro segnale d’allarme provocato, probabilmente, sempre da un regolamento assurdo che miniaturizza e minimizza in nome di uno spettacolo che ancora non c’è. Se non fosse per il maggior numero di pit-stop (ma ricordiamo che Schumy nel 2004 in Francia vinse compiendone ben quattro) e per i (finti) sorpassi col DRS, le corse non sarebbero molto diverse da quelle di 10/15 anni fa. Ed oltre al mancato spettacolo c’è la questione taglio dei costi per il quale hanno praticamente bloccato lo sviluppo delle auto più tecnologicamente avanzate al mondo (una volta) che, ad oggi, è ben lungi dall’essere raggiunto. Anzi, le squadre spendono sempre di più (chi se lo può permettere) e vige ancora l’antica regola del vince chi investe più degli altri. Giustamente, secondo il sottoscritto. Sono convinto che la FIA, la FOM, le squadre e i piloti debbano mettersi una mano sulla coscienza e decidere, finalmente, di fare un bel balzo indietro per far tornare questo bellissimo sport (sì, ancora) ai fasti del passato.

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