Campioni per sempre | Tazio Nuvolari, “Nivola”

Campioni per Sempre
Tempo di lettura: 3 minuti
di Giacomo Maltinti
20 Ottobre 2016 - 16:00

Il nome stesso, Tazio Nuvolari, è diventato negli anni sintomatico e paradigmatico fino ad entrare nella lingua di tutti i giorni quale simbolo di velocità e coraggio. Pochi grandi campioni, come appunto il “Mantovano volante”, sono stati celebrati in Italia come questo pilota, ricordato anche da canzoni popolari e quadri e forse il solo Enzo Ferrari ha impresso un marchio così indelebile sull’automobilismo sportivo italiano. Uno strettissimo numero di piloti ha costituito come lui un punto di riferimento negli anni, costante paragone per i campioni che via via emergevano. I suoi successi sono stati raccontati solo attraverso radio e cinegiornali che hanno celebrato e amplificato le sue gesta, omaggiate anche dal Vate Gabriele D’Annunzio che gli regala una piccola tartaruga d’oro, volendo così contrapporre l’animale più lento all’uomo più veloce.

Le sue imprese divenute leggendarie sono ricordate dagli appassionati di automobilismo ancora oggi come il volante tolto dalla sua sede naturale durante una gara a Torino, le presunte luci spente durante una Mille Miglia, le vittorie ottenute in condizione di inferiorità come quella al Nurburgring del 1935 o la tenacia nel portare vanti una Ferrari che nelle Mille Miglia del 1948 perdeva letteralmente i pezzi per strada.

Questo straordinario pilota con un cuore da combattente inizia la sua carriera come motociclista e passa alle auto solo successivamente dove mantiene inalterate le sue qualità di velocità , coraggio e tenacia che gli permettono di non mollare mai e prendere parte a ogni gara anche se menomato da incidenti e acciacchi derivati da precedenti uscite di strada. La sua straordinaria carriera ha abbracciato quasi un trentennio e in questi anni si è confrontato con molteplici e validi avversari tra cui ricordiamo i campioni tedeschi Caracciola, Rosemeyer , Stuck, Von Brauchitsch e i nostri Fagioli, Taruffi ma soprattutto Achille Varzi, l’uomo identificato come il rivale con cui ha diviso il tifo italiano che parteggiava per il tenace e mai domo mantovano o viceversa apprezzava l’algido e controllato stile di guida del piemontese.

Nuvolari in carriera ha guidato per Alfa Romeo, Ferrari, Maserati e Auto Union e con la prima ha conquistato il Campionato Europeo di automobilismo del 1932, ottenendo due vittorie a Monza e Reims e un piazzamento d’onore al Nurburgring. Essendo impossibile riassumere in poche righe un’esistenza e una carriera straordinaria, ci limitiamo a ricordare tra le altre imprese due vittorie nella Mille Miglia, due nella targa Florio, una Vanderbilt Cup, due vittorie nel Gran Premio d’Italia, un Gran Premio di Monaco, uno storico Gran Premio di Germania e un Gran Premio di Tripoli, trecentocinquantuno partecipazioni tra auto e moto e centosei vittorie.

Nel 1950 lo spettacolo di coraggio, rischio e sbandate controllate termina per sempre, Nuvolari smette di correre perché, già malato, non riesce più a guidare con sicurezza: i fumi di scarico gli provocano nausea, vomito e problemi ai polmoni. Quando muore, l’11 agosto 1953, da tutto il mondo accorrono a Mantova per salutarlo e viene sepolto con la sua divisa portafortuna: un maglione giallo oro, pantaloni azzurri e un caschetto bianco; l’Italia ha perso il suo asso, o come venne chiamato dalla stampa, “l’Asso degli assi”.

Immagine: internet (per segnalare il copyright: info@passionea300allora.it)

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