Campioni per sempre | Juan Manuel Fangio, il Maestro

Campioni per Sempre
Tempo di lettura: 4 minuti
di Giacomo Maltinti
17 Novembre 2016 - 16:00

Ha detenuto il record di campionati vinti in Formula 1 per 45 anni. Nella massima serie ha vinto 24 gare su 51 partecipazioni. Ha ottenuto il podio per 36 volte. Si è ritirato per incidente o testacoda una sola volta, vincendo cinque mondiali in otto anni. Ha ottenuto 28 pole position e 23 giri più veloci. Ha avuto una capacità unica nel capire quale sarebbe stata la macchina migliore su cui salire e le sue doti tecniche non hanno quasi mai sbagliato nel vedere l’Alfa del 1951, il 1954 di Maserati e Mercedes, il 1956 di Mercedes e il 1957 di Maserati.

Nato a Balcarce, in Argentina, da due emigrati abruzzesi nel 1911, si è formato nelle micidiali “Temporada”, gare infinite tra terra battuta, polvere e fango, dove il pilota dev’essere all’occorrenza anche meccanico, e che durano anche 9000 chilometri come la Buenos Aires-Lima- Buenos Aires. Questa gara, il Gran Premio del Nord, è la prima vittoria internazionale di Fangio che aveva cominciato a correre nel 1936, acquistando una Ford A che, dice la leggenda, precedentemente era un taxi.

Comincia a dividersi tra gare in monoposto e di durata ed è impegnato in tutto il Sudamerica. Costretto allo stop per la Seconda Guerra Mondiale, riprende a correre anche grazie agli aiuti economici del governo argentino e attraversa l’Europa per misurarsi con gli assi locali.

Nel 1948, un anno tragico per la morte durante una corsa del copilota, inizia a partecipare anche alle gare europee e nel 1949 a Mar de Plata sfida i piloti europei, per l’occasione in trasferta, vincendo così come anche a Sanremo, Pau, Perpignan e Angouleme.

Nel 1950 inizia la grande avventura dei campionati del mondo organizzati dalla FIA che si affianca a gare locali. A inizio anno, in gare disputate in Argentina contro piloti europei, non vince mai pur dimostrando di poter lottare alla pari mentre si rifarà nella Formula Libre e nelle gare extra campionato di Pau, Sanremo, Ginevra e Pescara.

Il campionato FIA, il primo dei moderni, lo vede “soltanto” secondo” dietro a Farina: non bastano infatti le tre vittorie a Monaco, Spa e Reims a causa dei ritiri a Silverstone nella prima gara assoluta e a Monza dove cedono sia la sua vettura sia quella di Taruffi che gli ha ceduto il volante.

Anche l’anno successivo, con l’Alfa Romeo all’ultima recita, Fangio vince tre gare in Svizzera, a Reims e in Spagna ma con i due secondi posti a Silverstone e al Nurburgring ottiene i punti necessari per sopravanzare Ascari e vincere il primo alloro iridato.

Il 1952 lo vede tra gli assenti: dopo aver disputato una gara all’Ulster Trophy, parte per Parigi e da lì per Milano per il Gran Premio dell’Autodromo di Formula 2. Ma perde l’aereo e guida per raggiungere l’Italia nella notte. Il giorno dopo, distrutto dalla stanchezza, ha un incidente a Lesmo in cui si frattura la vertebra cervicale e salta tutto il resto della stagione che lo aveva visto in forma nelle prime gare della Formula Libre.
Dall’anno successivo il suo è un cammino trionfale e, dopo la piazza d’onore del 1953, ottiene quattro titoli mondiali con Mercedes in due occasioni, Ferrari e Maserati. In questi quattro anni ottiene diciassette vittorie, cinque secondi e un terzo posto, ventitre podi su ventotto gare!

Rimane anche coinvolto nel gravissimo incidente occorso a Le Mans l’11 giugno 1955, il giorno del suo quarantaquattresimo compleanno e nella quale muoiono 84 persone.
Chiude la carriera nel 1958 alla guida della Maserati, dopo aver gareggiato in ogni tipo di competizione dalla Formula 1 alla Mille Miglia, al tentativo di qualificazione alla 500 Miglia di Indianapolis, alla Carrera Panamericana, alla 24 ore di Le Mans. Nel corso del 1958 è vittima di un’avventura insolita per un pilota: viene rapito dai Castristi a L’Avana ed è sospettato di essere amico di Peron ma la sua disavventura finisce bene. Scompare a Buenos Aires nel 1995 ed è termine di paragone assoluto per ogni pilota futuro, perché lui è e rimarrà “El Maestro”.

Immagine: wikicommons

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