Billy Monger non ha smesso di stupire. Di nuovo in monoposto!

Motorsport
Tempo di lettura: 2 minuti
di Gianluca Zippo @GianlucaZippo
6 Febbraio 2018 - 21:35
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A poco meno di dieci mesi dall’orribile incidente di Donington Park, che gli è costato l’amputazione di entrambe le gambe, il 18enne britannico Billy Monger è tornato al volante di una monoposto. Il nativo di Charlwood, nel frattempo diventato parte del testing programme della Carlin, ha completato nella giornata di oggi una prima serie di test presso il circuito di Outlon Park, guidando una F3 del campionato britannico appartenente al team di Trevor Carlin.

La monoposto è stata opportunamente modificata, in modo da consentire a Monger di guidarla solo con l’utilizzo degli arti superiori. Non sono stati rilasciati dettagli riguardo l’esito del test, ma non sembra del tutto peregrino immaginare un Monger ai nastri di partenza del campionato organizzato dal BRDC.

Via Twitter, Monger ha commentato così la sua giornata ad Outlon Park: “Non pensavo che tutto ciò sarebbe stato possibile, pochi mesi fa. La strada è ancora lunga, ma l’obiettivo è più vicino. Ringrazio il Team Carlin per aver reso possibile tutto ciò“. A stretto giro di posta è arrivata la risposta del team: “Stai svolgendo un ottimo lavoro Billy. Siamo orgogliosi di far parte del tuo cammino e speriamo di poterci presentare insieme sulla griglia del BRDC British F3“.

Già nell’immediatezza dell’incidente, il giovane aveva espresso a chiare lettere di voler tornare a gareggiare, possibilmente ancora in monoposto. Billy non è certo restato con le mani in mano e, non appena ha potuto, ha lavorato per riavere la licenza di guida in gara, al volante di una vettura di Fun Cup, per poi testare a lungo il simulatore della Carlin.

In più, durante l’inverno, Monger ha lavorato a stretto contatto con la FIA e con la Motor Sports Association (organo di governo del motorsport d’Oltre Manica), per modificare una regola che vietava ai piloti disabili di gareggiare in competizioni internazionali per monoposto. Insomma, una storia che, come quella conosciutissima di Alex Zanardi, merita di essere raccontata e che, molto probabilmente, non è che all’inizio.

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