Bentornati sul pianeta Terra

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di Alessandro Secchi @alexsecchi83
16 Marzo 2019 - 10:20
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E insomma, per un altro inverno ci era stato raccontato un po’ di tutto. Come sempre, d’altronde. L’italica speranza di rivedere la Ferrari titolata si è tramutata nell’esaltazione di tempi da test e tifo patriottico, supportato abilmente dalle mani avanti messe oltre confine dai burloni della Mercedes. “Mezzo secondo avanti”, dicevano: non si era specificato il come, dove e quando, però. 

Il problema è aver creduto più alle sparate di Wolff, Hamilton e compagnia che a Binotto quando diceva di voler vedere una Ferrari più affidabile di quella vista a Barcellona. Anche perché poi, a conti fatti, tra il miglior tempo dei test di Vettel e quello del campione in carica ballavano tre millesimi.

Le qualifiche di Melbourne riportano le chiacchiere a zero e fanno parlare, finalmente, il cronometro vero e non quello dei test. Questo non vuol dire che il campionato sia finito oggi, ma semplicemente che quando poi si fa sul serio si capisce chi ha esagerato e quanto.

Non capisco, infatti, come sia stato possibile anche solo pensare ad una Mercedes in difficoltà dopo:

1) Aver portato due pacchetti aerodinamici diversi in due sessioni di test. Per alcuni indice di timore nei confronti della Ferrari dopo i primi quattro giorni. Certo, perché un intero pacchetto aero si studia, progetta, costruisce e spedisce tra il giovedì sera ed il martedì mattina successivo…
2) Aver girato come al solito tantissimo con gomme più dure rispetto agli altri.
3) Aver iniziato a lavorare sulla W10 quando Leclerc era ancora in Formula 2. Quasi un anno e mezzo fa.
4) L’essere il punto di riferimento totale dal 2014 con, in mezzo, un cambio regolamentare nel 2017.

Se per eliminare dalla lotta la Red Bull è stato necessario passare agli ibridi, in una Formula 1 nella quale non si può testare per detronizzare la Mercedes ci vorrà un altro cambio radicale e non solo aerodinamico. Prima del 2021, insomma, non se ne parla, a patto che ci si metta d’accordo sul da farsi visto che il tempo passa.

Detto questo, per quanto prevedessi una Mercedes assolutamente in linea – “Difficile immaginare che il team campione in carica non sarà pronto a lottare anche quest’anno per entrambi i titoli iridati.” – non mi aspettavo questo distacco in qualifica (7 decimi per Vettel, 9 per Leclerc) che, attenzione, non è solo merito di Lewis. Bottas, in un luogo quasi sacro per l’inglese, si è preso solo un decimo. Può essere una circostanza legata ad N fattori, ma scopriremo con l’andare del campionato quali saranno le peculiarità di queste macchine, con quali temperature andranno meglio, se saranno più forti sul giro secco o a serbatoio pieno e su quale tipo di tracciato.

Se siete arrivati fino a qui e non siete corsi, dopo aver letto il titolo, a scrivere “Poi domani la Ferrari vince e vediamo questo cosa scrive” eccomi arrivato al punto: domani, come al solito, può succedere un po’ di tutto e, cosa più importante, i punti si danno alla domenica. Il passo gara provato in FP2 è sempre interpretabile a piacimento, perché tanto non conosciamo i carichi di benzina sulle monoposto in pista. Quindi evito illazioni sugli stint con media da 1:28 alto di Hamilton e 1:29 basso di Vettel.

In linea generale credo sarebbe più apprezzabile vedere una Ferrari più vicina in gara che in qualifica, come succedeva ad inizio 2017. Dove Vettel, tra l’altro, aveva rimediato solo 2 decimi in qualifica vincendo di forza la gara, senza bisogno di aiuti dalla VSC come l’anno scorso.

Era comunque ora che si ricominciasse. Meno parole da inventare e più fatti da raccontare. È sempre meglio così.

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