A tu per tu con Ron Dennis

F1
Tempo di lettura: 5 minuti
di Alessandra Leoni @herroyalblues
25 Aprile 2014 - 14:48
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Vi riproponiamo i tratti salienti di un’intervista a Ron Dennis, decisamente molto interessante.

Quando Ron Dennis è arrivato in McLaren alla fine del 1980, si è trovato di fronte a un team che era in una fase calante e non riusciva a replicare le glorie passate. Non vincevano dal 1977 e avevano appena concluso una stagione senza neanche un podio. 

Tornando al 2014, la situazione non è del tutto dissimile. Dopo un disastroso 2013, dove la McLaren non è arrivata a podio nemmeno una volta, è ritornato Ron Dennis al posto di comando. 

Ron, la tua decisione di tornare in McLaren ha sorpreso molti. Qual è stato l’evento che ti ha fatto prendere questa decisione? 

È stata una decisione molto personale. Posso capire che le persone possano interpretare la mia decisione in maniera differente, ma credo che il momento decisivo sia stato quando non avevo più un ruolo diretto. Mi sono reso conto che tutte le cose che i miei amici stavano facendo – giocare a golf, andare in barca, andare a pesca – erano cose che potevo fare perfettamente, ma volevo lavorare, più di qualsiasi altra cosa. Mi piace lavorare e mi piace molto la F1 – e avevo come la sensazione di aver lasciato qualcosa di incompiuto nel pianificare il futuro del gruppo.

Com’è stato vedere “da lontano” il crollo di prestazioni del team?

È stato doloroso, ovviamente. Ho deciso che la cosa giusta fosse cambiare direzione, ridare concentrazione al team e rimuovere quelli che non stavano contribuendo con uno sforzo ben mirato. C’erano troppe persone distratte da altre attività.

Con Ecclestone hai avuto qualche scontro nel corso degli anni, ma sembra piuttosto felice che tu sia tornato. Che cosa ne pensi?

Penso che ci sia rispetto reciproco. Le persone di successo vengono definite come “maschio alfa”. Più maschi alfa tendono a non andare d’accordo assieme, perché ognuno di loro ha opinioni e idee forti e vuole che le cose vengano fatte a modo suo, perché crede che sia quello migliore. Ma al di là di questo, io e Bernie ci rispettiamo, da molto tempo. Persone come me, Luca di Montezemolo, Bernie e Frank Williams sono “in pista” da moltissimo tempo – e il nostro rispetto reciproco è di lunga data.

Eric Boullier, il nuovo direttore sportivo, è noto per essere una persona pragmatica e diretta, non è un perditempo. Come potete andare d’accordo? Avete messo una linea di demarcazione tra voi, che non potete superare?

No, niente di tutto questo: entrambi vogliamo ottenere lo stesso obiettivo. Posso pensare a dei miei periodi, nella mia carriera. Agli inizi, i piloti erano più vecchi di me, a metà della mia carriera, i piloti avevano la mia stessa età e ora i piloti sono più giovani di me. Devi essere dinamico, nel modo di porti. Uno dei miei primi piloti, in F2, era Graham Hill. Era un due volte campione del mondo e pensavo “Oddio, adesso come lo gestirò, dato che è un due volte campione del mondo?“. Ma ce l’ho fatta. Ayrton Senna aveva un’età più vicina alla mia, e lo ricordo come una bella persona che aveva voglia di fare. Ora ho Eric, che è molto più giovane di me – ma sono più saggio io! Posso fargli capire quale sia la strada giusta nel motorsport, posso aiutarlo nel capire la McLaren, per diventare più efficace. Si è dovuto adattare, il suo atteggiamento dei tempi in Lotus è cambiato. Dobbiamo ottenere il meglio da entrambe le direzioni. Siamo più complessi della Lotus… Ma abbiamo la passione per vincere, per questo gli ho chiesto di unirsi a noi. Per ora sta lavorando molto bene, ma siamo solo alla terza, quarta gara.

Scegliendo Kevin Magnussen, la McLaren punta ancora a un rookie, ma di certo non vi aspettavate che potesse andare così bene. Un nuovo Lewis Hamilton all’orizzonte?

I primi accordi che si prendono con i piloti giovanissimi, vedono un mio coinvolgimento – ma non così a lungo termine. Le uniche due eccezioni sono state proprio con Lewis e Nyck De Vries, che ho seguito direttamente e personalmente sin da giovanissimi. Con Kevin ho gestito “l’ultima parte” della sua giovane carriera prima di prenderlo, cioè la Formula 3.5. Ho deciso io di prendere Kevin, volevo vedere se potesse essere la risposta alle aspettative degli ingegneri, e per ora ha fatto un gran lavoro. Anche Stoffel Vandoorne ha fatto un gran lavoro in Bahrain, lo scorso weekend, credo che a fine stagione sarà molto… Appetibile.

Quanto ti piace questa “nuova” F1?

Ci sono molti motivi per cui siamo arrivati a questo: i costruttori di motori volevano tecnologie più significative, la FIA altrettanto. Bernie vuole spettacolo e le squadre non vogliono costi elevati. Certo, non tutti sono soddisfatti, ma questo è quanto. Penso che qualsiasi problema debba rimanere in “famiglia” e usare i media – che tu sia un team, un promoter di gare, un proprietario di un tracciato o un pilota – è controproducente nella risoluzione dei problemi. Ci sono problemi, ma sarebbe meglio per tutti se la negatività non venisse resa di dominio pubblico. 

Quanto di tutto questo che stai vivendo si basa sull’adrenalina?

Tutti abbiamo bisogno di essere guidati da qualcosa – e devi trovare quel qualcosa che ti guidi – devi trovare questo spunto da solo, certo, c’è sempre l’adrenalina coinvolta, ma ha un effetto a breve termine, non a lungo termine. Devi essere motivato dai tuoi pensieri, dalle tue idee, dalla tua ambizione. Io morirò ambizioso. Non perderò mai la mia ambizione e ciò che mi guida nella mia vita. Potevo vivere senza motorsport? Sì, ma adesso ho scelto di guidare e creare la McLaren del futuro. So bene che sarò sempre giudicato e la mia paura più grande è il fallimento – e non voglio fallire. Non voglio. Sono un perfezionista e voglio ottenere la perfezione e cerco di fare più degli altri per questo. Se nel team non riescono a stare dietro a questo signore maturo negli anni, poi dovranno accettarne le conseguenze. 

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