24h di Daytona: vince la Cadillac #5, Lamborghini prima in GTD

Motorsport
Tempo di lettura: 6 minuti
di Federico Benedusi @federicob95
28 Gennaio 2018 - 22:01
Home  »  Motorsport

Anche l’edizione 2018 della 24h di Daytona, esattamente come quella di dodici mesi fa, ha visto il dominio assoluto del marchio Cadillac. Le DPi-VR gestite dal team Action Express si sono aggiudicate una schiacciante doppietta con la #5 di Albuquerque, Barbosa e Fittipaldi davanti alla #31 di Conway, Curran, Nasr e Middleton, riprendendosi di fatto quel successo che un anno fa era sfumato negli ultimi minuti dopo lo scontro tra la stessa #5 e la #10 del team Taylor, che ebbe la meglio tra le polemiche. Vittoria costruita anche sull’affidabilità, approfittando dei guasti subiti dalle veloci ma non altrettanto resistenti Acura.

I nuovissimi prototipi del team Penske, dopo un inizio di gara tranquillo, si sono dimostrati avversari ben più pericolosi del previsto per l’armata Cadillac che ormai da un anno spadroneggia nell’endurance a stelle e strisce. Ma la notte non ha portato consiglio alla scuderia di Captain Roger: poco prima della 15esima ora la #6 di Cameron/Montoya/Pagenaud è stata riportata nel garage a causa di un’avaria all’alternatore, poi è toccato alla #7 di Castroneves/Rahal/Taylor cedere le armi dopo un contatto proprio con la Cadillac #31. Sotto la bandiera a scacchi, la #7 ha concluso al nono posto esattamente davanti alla gemella, separate da sei secondi. Un debutto comunque molto incoraggiante per le vetture nate su base Oreca e spinte da motore Honda, forse le uniche a poter seriamente impensierire le Cadillac anche in ottica campionato.

Protagoniste mancate della corsa sono state anche le Nissan. La #22 ha corso le prime battute da protagonista, specialmente con il solito Pipo Derani, prima di essere fermata dalla foratura (una delle tante, troppe osservate nel corso di queste 24 ore) della posteriore destra dopo tre ore di gara; nel corso della notte, l’esplosione del motore ha costretto l’equipaggio formato anche da Lapierre e van Overbeek alla resa definitiva. La corsa della #2 è durata esattamente 100 giri in meno rispetto alla gemella, fermata dalla rottura del cambio.

Sull’ultimo gradino del podio è salita a sorpresa l’Oreca #54 gestita dal team CORE Autosport, con Bennett/Braun/Dumas/Duval, migliore delle LMP2 al traguardo. Per qualche ora, il team che gestisce anche le Porsche GTLM ufficiali ha pregustato persino la possibilità di chiudere al secondo posto, dopo una lunga sosta nella quale la Cadillac #31 ha perso tre giri, ma i successivi stint di Nasr e Conway hanno chiuso definitivamente un duello “a distanza” impostato su stint molto sfasati. 

Un’occasione importante per il podio, fino alle prime ore della mattina, è capitata in mano anche al team United Autosports con la Ligier #32, ma un problema alla frizione ha obbligato la seconda vettura del team di Zak Brown ad una lunga sosta. Ancora più sfortunata la #23, con Fernando Alonso e Lando Norris alla guida insieme a Philip Hanson, che ha patito gravi problemi ai freni nel corso della notte e di nuovo a poco meno di due ore dal termine: la prima corsa endurance del due volte iridato si è conclusa quindi con un magro (specie per il risultato raggiunto dalla vettura gemella, con qualche problema di affidabilità in meno) 38esima posizione, a 90 giri dai vincitori.

In una gara costellata di forature, a pagare maggiormente è stata la vettura campionessa in carica, la Cadillac #10 del team di Wayne Taylor che aveva conquistato la pole position. Dopo la bellezza di cinque Continental dechappate, Hunter-Reay/Taylor/van der Zande sono stati costretti al ritiro. Gravi problemi di affidabilità anche per le Mazda del team Joest, costrette al ritiro da un guasto elettrico sulla #77 e da un incendio sulla #55.

La classe GTLM ha visto un’autentica e interminabile parata del team Chip Ganassi e delle Ford. Per tutte le 24 ore di corsa, le due vetture di Detroit si sono alternate in prima e seconda posizione e alla fine la #67 di Briscoe/Dixon/Westbrook è riuscita a dare la stoccata decisiva per battere la #66 di Bourdais/Hand/Müller. Sicuramente non mancheranno le polemiche per il netto dominio delle vetture dell’Ovale Blu a causa di un Balance of Performance che con tutta evidenza non ha funzionato alla perfezione, nonostante questo avesse già imposto il peso più elevato della categoria alla #66 e alla #67 assieme alla Ferrari del team Risi. Gara in tandem anche per le Corvette, con il gradino più basso del podio conquistato dalla #3 di García/Magnussen/Rockenfeller davanti alla #4 di Fässler/Gavin/Milner. Quinta la Ferrari #62, mai davvero protagonista e alle prese anche con un problema alla portiera sinistra nelle prime battute di gara. Battesimo deludente per la BMW M8, con il settimo posto della #24 a dieci giri dalla vincitrice come miglior risultato: forse, anche in questo caso, il bureau tecnico dell’IMSA non ha aiutato le vetture bavaresi, ma sin dai test di tre settimane fa è parso chiaro come queste non fossero ancora al passo con le avversarie.

Finale più combattuto in GTD con la vittoria della Lamborghini #11 del team Grasser pilotata da Bortolotti/Breukers/Ineichen/Perera, peraltro partita a fondo schieramento per non avere eseguito il test di stallo dopo le qualifiche. Bortolotti ha strenuamente difeso la leadership dall’assalto portato da Jeroen Bleekemolen e dalla Mercedes #33 nel corso dell’ultima ora, prima che l’olandese venisse costretto ad effettuare uno splash&go ad una dozzina di minuti dalla bandiera a scacchi terminando solo quarto. Secondo gradino del podio per l’Acura #86 del team Shank con Allmendinger/Hindman/Legge/Parente, davanti alla Lamborghini del team Miller con Caldarelli/Miller/Sellers/Snow. Quinta piazza per la prima Ferrari, la #64 della Scuderia Corsa guidata da Bell/Bird/Montecalvo/Sweedler. Da segnalare il singolare stop&go affibbiato all’Audi #29 del team Land: dopo un inizio davvero convincente, con una rapida risalita della classifica fino al primo posto di categoria, nel corso della notte la Direzione Gara ha ritenuto anomali i rifornimenti (troppo veloci) effettuati sulla vettura tedesca e ha dedotto che la larghezza del bocchettone del carburante non fosse conforme a quanto dettato dal Balance of Performance; la corsa della R8 di Mies, Schmidt e dei fratelli van der Linde è quindi risultata inevitabilmente compromessa e si è conclusa in settima posizione, dopo una collisione causata da un doppiaggio troppo avventato di Montoya ai danni di Kelvin van der Linde.

Il prossimo appuntamento con il campionato IMSA è previsto per il 17 marzo con un’altra grande classica: la 12h di Sebring.

Classifica

Immagine copertina: twitter.com/AX_Racing

Leggi anche

Tutte le ultime News di P300.it

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA
Lascia un commento

Devi essere collegato per pubblicare un commento.

COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

MENU UTENTE

REGISTRATI

CONDIVIDI L'ARTICOLO