(1)3+1=(1)4

BlogParola di Corsaro
Tempo di lettura: 7 minuti
di Alyoska Costantino @AlyxF1
13 Agosto 2019 - 21:00

Quando l’ho visto, per dieci minuti buoni non c’ho creduto. Ho pensato a un’illusione visiva e uditiva, un colpo di caldo improvviso, visto che in ‘sti giorni il rischio più grande è quello di sciogliersi come neve al sole mettendo un piede fuori casa. Ho persino creduto che qualcuno avesse criptato il mio segnale durante la gara, ma invece era tutto vero. Quel sorpasso all’ultima curva di Andrea Dovizioso su Marc Márquez corrisponde alla realtà, nello stesso punto in cui Márquez, a parti invertite, era finito fuori traiettoria cedendo di nuovo la posizione a Dovizioso, il quale l’ha poi sfilato andando a vincere con tanto di gesto di nervosismo annesso. Questo succedeva due anni fa per la precisione, e se il duello del 2017 era stato bello, quello di quest’anno assume i contorni del capolavoro, con quel sorpasso come ciliegina sulla torta.

Sul piano dei numeri, si tratta solo di una vittoria in più nel palmares di Dovizioso e cinque punti rubati a Márquez che nel grande schema della lotta iridata 2019 non rallentano granché la rincorsa dello spagnolo verso il suo ottavo titolo. Ma non è su questi aspetti che il successo di Dovizioso segna un momento stupendo per la carriera dell’italiano: è l’aver ribaltato una fase stagionale poco proficua (non tanto sui risultati quanto sulle prestazioni), l’aver interrotto l’ascesa inarrestabile del fenomeno e, ancora, aver messo fine sia al suo digiuno personale, nonché quello di Ducati.

Il tutto in un weekend, quello d’Austria, che non partiva coi migliori auspici per la coppia italiana: Dovizioso arrivava da un secondo posto agrodolce a Brno, il massimo che si poteva fare contro Márquez ma, in fin dei conti, l’ennesima sconfitta su una pista a lui congeniale. A mettere ulteriore pressione al forlivese ecco poi girare delle voci durante il weekend sul mercato piloti, stavolta riguardanti quel Jorge Lorenzo che si sta riprendendo dalla botta di Assen e che in molti vociferano possa andare in Ducati. Quella ufficiale? No, stavolta si sarebbe dovuto accontentare della Pramac, anche se il tutto si sarebbe risolto in un nulla di fatto. Ma di certo al principale pilota del team, appunto Dovizioso, sentire di un possibile ritorno del non tanto amato ex-compagno di squadra non sarà stato un piacere.

Poi arrivano le prove, e anche qui a Spielberg non sembra esserci storia: Márquez pare viaggiare sul velluto, indipendentemente dalle gomme, dalle condizioni, da chi sta affrontando in quel weekend particolare. Gli auspici non migliorano osservando le altre Ducati, con Bagnaia ancora in difficoltà sulla moto indipendente e Petrucci che sembra svanito nel nulla dopo il Sachsenring, e se qualcuno ne ha notizie m’informi. Le uniche che tengono botta allo spagnolo sono quelle del “Dovi” e in parte la Pramac di Miller, ma in qualifica il forlivese non parte nemmeno a fianco alla Honda #93. In mezzo a loro Fabio Quartararo, su una M1 2019 con tanto di motore leggermente migliorato, diminuisce ulteriormente le possibilità di Dovizioso di poter combattere con Márquez la domenica. A completare il disappunto c’è il distacco: 488 millesimi, in una pista di poco più di quattro chilometri e fatta prevalentemente di rettilinei e forti staccate che dovrebbero essere il punto forte della GP19.

Giunge la domenica, e in mattinata ha pure piovuto. Le condizioni miste aiuterebbero ancora di più il fenomeno, alcuni si preparano al peggio, ma fortunatamente il cielo sopra Spielberg è clemente e la gara è totalmente asciutta. Ed è una fortuna che sia così, poiché lo spettacolo che va in scena sulle colline austriache è, ancora una volta come negli ultimi tre anni, stupendo. Dovizioso e Márquez fanno un altro sport e seminano tutti quanti, e per diciannove dei ventotto giri previsti i due rivali lottano sul cronometro e a suon di sorpassi. Stavolta il forcing di Márquez non piega Dovizioso, e tutto si decide all’ultimo giro, nell’ultimo settore, all’ultima curva.

Rimanendo oggettivo, questo successo, di per sé, non cambierà le sorti del mondiale, ma per come è arrivato e per l’intensità del confronto, questa vittoria potrebbe diventare la mia preferita riguardante Andrea. Il “Dovi” non è un fenomeno, inutile nasconderlo, lo si potrebbe considerare il “Gibernau” di Márquez, ovvero quello che fu il catalano per Rossi, un pilota con più anni sulle spalle che, per varie ragioni, riesce a tenere testa al fenomeno. Ma anche fosse realmente così, e Dovizioso fosse destinato a essere il primo degli sconfitti contro il “Cabroncito”, per battere il migliore ci vuole qualcosa di più della razionalità e dell’intelligenza, doti che quasi sempre Dovizioso ha mostrato in gara a dispetto magari di altre qualità. Quel sorpasso ha sì intelligenza e calcolo, magari ripensando al sorpasso fallito di Marc del 2017, ma anche se quell’ultima curva è stata spesso teatro di attacchi nelle tre classi, compiere il sorpasso all’ultimo giro con una tale precisione è roba da cuori forti. Serve anche tirar fuori quel filo di sregolatezza, insieme al genio, ma giusto un filo per non finire oltre il cordolo.

Ripenso poi a quello che ho visto negli ultimi due anni e mezzo da parte sua, che fosse in lotta con Márquez o con altri. Un risveglio dopo anni di tepore, il passaggio da un Dovizioso sì veloce ma poco incisivo e quasi mai in lotta per il successo a un altro Dovizioso, uno più aggressivo, più votato ad attaccare, magari sì aiutato dalle gomme Michelin o da una Ducati molto efficiente, ma indubbiamente migliore del precedente. Un Dovizioso che gioca la parte dell’outsider in grado di vincere dopo anni di anonimato, capace di far emozionare, cosa che a me è successa; un Dovizioso capace di portare la Ducati a livelli che da tempo non si vedevano, ben più di quel Lorenzo arrivato come un salvatore della patria nel 2017, non senza un bello stipendio dietro, e poi a quota zero sul piano delle vittorie. Nel 2018 la situazione si è poi ricalibrata, ma anche così l’uomo che doveva portare il titolo a Borgo Panigale è stato messo dietro in diverse occasioni da quello che doveva essere l’eterno secondo.

Durante quest’anno ho sentito moltissimi dire che il Dovizioso aggressivo stava scomparendo di nuovo, meno propenso a rischiare contro un Márquez sempre più forte e una Honda sempre più vicina alla rivale Ducati. Spero che quell’ultima staccata abbia fatto ricredere molti, perché è vero che Márquez sta migliorando come pilota costantemente (vedasi alla voce “Q2 di Brno” a tal proposito), ma anche adesso Dovizioso può stargli vicino, seppur solo in alcune occasioni, e le loro battaglie regalano emozioni sempre, che siate fan di uno o dell’altro. E poco m’importa se queste occasioni saranno sempre più rare con l’escalation del fenomeno, continuerò a godermele al massimo.

Forse vi starete chiedendo il significato del titolo. Ebbene, con la vittoria in Austria “Dovi” è diventato il terzo pilota italiano della classe regina più vincente in termini di successi (14), scavalcando proprio la persona a cui questo blog è dedicato, Max Biaggi. Ai suoi inizi in MotoGP, nel 2008, Dovizioso era indeciso su che numero scegliere, dato che non poteva utilizzare il #34 usato in 125cc e 250cc, così ha deciso di mettere sulla carena il 4 anziché il 3, poiché, parole sue nel libro “Asfalto”, “faceva molto Max Biaggi”; adesso anche il suo numero di vittorie è superiore di uno a quello del romano. Sinceramente, dopo l’inizio promettente a Losail, speravo di scrivere queste pagine ben prima del Gran Premio d’Austria, ma vedendo come Dovizioso ha ottenuto il 14° successo forse era più importante pensare al come sarebbe avvenuto, non al quando sarebbe arrivato. Posso dire che sono felice che sia stato uno come Dovizioso a raggiungere questo traguardo, non perché io voglia fare dei paragoni tra lui e Biaggi (anzi, forse sono di quanto più lontano ci possa essere tra due piloti connazionali) ma perché il record di un pilota che ho amato che mi ha saputo emozionare ora è stato battuto… da un altro pilota che sto adorando e che mi sta facendo emozionare. Il tempo cambia inesorabilmente le cose, ma vedere il risultato del “Corsaro” battuto mi ha fatto un certo effetto, un misto di gioia e nostalgia.

Di certo, spero in una cosa: nella consapevolezza che anche la carriera di Dovizioso non finirà in eterno, spero che questo numero continui a crescere, ed eventualmente che succeda al termine di altre battaglie belle come questa.

Fonte immagine: motogp.com

Leggi anche

Tutte le ultime News di P300.it

È vietata la riproduzione, anche se parziale, dei contenuti pubblicati su P300.it senza autorizzazione scritta da richiedere a info@p300.it.

LE ULTIME DI CATEGORIA
Lascia un commento

Devi essere collegato per pubblicare un commento.

COLLABORIAMO CON

P300.it SOSTIENE

MENU UTENTE

REGISTRATI

CONDIVIDI L'ARTICOLO